Città patrimonio dell’Unesco: Matera

ph @robdrusilla

In viaggio con Igersitalia.

Matera non è una città normale.

Così meravigliosamente sospesa tra cielo e terra. Tra passato e presente. Tra luce e ombra. Tra beige, giallo, grigio, bruno. I colori della pietra, del tufo, sfumati dai riflessi del firmamento.

Esistono tanti centri storici, tante città antiche, tanti paesaggi che sanno di passato, di quello che resiste allo scorrere della storia. Ma Matera no. Matera è diversa. È magnifica. È splendida. È impressionante, sì, nell’accezione più aulica del termine.

Chi la guarda per la prima volta ne rimane incantato. Chi la coglie anche di sfuggita vivendoci, ne resta sempre meravigliato. Perché tutte le volte che la osservi, la scopri un po’ di più. Quel vicolo dietro l’angolo. Quella scalinata imperfetta nascosta da un gruppo di case. Quel vicinato che si allarga appena svoltata quella viuzza. Tutto, col fare lento del ritrovato, sente l’urgenza di narrare ancora qualcosa.

A Matera i Sassi sono pietre miliari che segnano lo scorrere delle epoche sulla linea del tempo e della storia. Ci sono palazzi, ci sono grotte, ci sono case grotta, ci sono spazi rupestri e cittadini dedicati al culto, legati dai tanti e diversi elementi urbanistici che si snodano tra questi esempi di abilità e astuzia, edilizia e alloggiativa. Tra questi, i vicinati hanno forse il ruolo più importante e caratteristico. Molte abitazioni, infatti, si abbracciano intorno a questa sorta di evoluzione – spesso naturale – degli insediamenti umani urbanistici, caratterizzati da un’aggregazione coabitativa in uno spazio delimitato e dedicato alla socialità, e dove ancora oggi paiono riecheggiare le storie, i pettogolezzi, le esperienze di vita, i racconti di fine giornata di chi, dopo la fatica e il lavoro, si dedicava alla comunità. Ce ne sono tantissimi, come il Vicinato a Pozzo di Rione Malve, oggi museo immersivo dedicato alla civiltà contadina e importante tassello dell’ambizioso progetto del Parco della Storia dell’Uomo. Entrare e soffermarsi in un vicinato, tanto quanto in una Casa Grotta – ancora oggi ne persistono alcune mantenute al loro primitivo stadio, con letti in paglia, mobilio umile, utensili e arnesi del vivere quotidiano a ricordare la semplicità con cui si affrontava l’esistenza prima dello sfollamento dei Sassi, ndr – significa origliare il vociare di tutte quelle remote riunioni svolte tra questi antichi rioni, ove adulti, bambini e animali abitavano assieme.

Ma tendendo l’orecchio è possibile ascoltare anche le litanie, le preghiere collettive e in solitaria recitate tra le pareti delle decine di santuari e le centinaia di chiese rupestri disseminate dentro e fuori le mura della città. I primi, specie quelli nei Sassi, si ergono tra i rioni antichi con i propri campanili per distinguersi e richiamare l’attenzione; le seconde, simbolo del culto e della peregrinazione delle comunità monastiche, spesso appaiono ancora oggi adornate di preziosi affreschi che colorano quella pietra scavata nella roccia, umida sì, ma bagnata di storia.

Dovizia di particolari e religiosa devozione sono due elementi tra i più importanti che li accomunano e che subito balzano allo sguardo. Un po’ come accade nella Cripta del Peccato originale, poco fuori le porte della città. Ubicata in contrada Pietrapenta e letteralmente sospesa sulla Gravina di Picciano, la Cripta del Peccato originale, luogo di culto di un cenobio rupestre benedettino risalente al periodo longobardo, possiede al suo interno un capolavoro – dichiaratamente tra i più belli e suggestivi – dalla sconvolgente amenità e ricchezza: la cosiddetta Cappella Sistina del rupestre. Si tratta di un ciclo di affreschi, datati tra l’VIII e il IX secolo, stesi dall’artista noto come il Pittore dei Fiori di Matera, e caratterizzati da un’esplosione di rosso fiorito che fa da sfondo e ci racconta gli episodi della Creazione e del Peccato Originale, tra lo sguardo attento e profondo degli Apostoli, della Vergine Regina e degli Arcangeli.

E con lo stesso sguardo ci guardano anche le figure dei Santi e dei Padri della Chiesa nelle altre chiese rupestri e non, custodi silenziose di altrettanti siti oggi alimentati dal culto della meraviglia. Il complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, oggi anche spazio espositivo; la chiesa rupestre della Madonna della Croce, quella di Cristo La Gravinella, quella di San Giovanni in Monterrone, quella di San Nicola all’Ofra, quella di Cristo la Selva. E ancora, la cappella di San Giovanni da Matera e la chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, primo insediamento monastico femminile dell’Ordine Benedettino e tra i più importanti in città. Eccone alcuni, tra i tanti. Per non parlare dei campanili di San Pietro Barisano e della Basilica Cattedrale che si guardano e si scorgono, unendo il Sasso Barisano alla Civita. O ancora quello di San Pietro Caveoso, che si innalza all’ombra della rupe della Madonna de Idris, puntando il lato opposto, quello del Sasso Caveoso, appunto.

Ed è qui che si trova anche un’altra straordinaria scoperta: il cimitero Barbarico di Rione Malve, una serie di tombe di epoca longobarda scavate anch’esse nella roccia, quasi a sottolineare come da questa, dalla pietra, vita e morte non si siano mai separate nel caratterizzare il tempo di Matera.

Ma non solo.

Dai musei a gestione pubblica o privata, ai palazzi storici; dal Castello Tramontano che sovrasta il centro della città, agli ex conventi e alle sedi amministrative: ogni cosa prende vita a modo suo e si esprime nel linguaggio unico di Matera, spesso camminando sopra quell’intricato mondo sommerso che è la città sotterranea, fatta di cisterne e palombari (come il suggestivo Palombaro Lungo situato sotto Piazza Vittorio Venete, ndr), quei sistemi di raccolta dell’acqua piovana che non solo hanno nei secoli rappresentato una peculiarità del territorio, ma anche convinto ancora di più l’UNESCO a rendere questa città patrimonio da tutelare.

MATA (Museo Diocesano di Matera).

MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea).

MUST (Matera Underground Stories and Traditions).

Questi luoghi depositari di diversa cultura hanno tutti avuto l’ardire di unire l’arte (sacra, antropologica, immateriale o contemporanea) alla roccia e alla pietra, ospitando collezioni di inestimabile valore o racconti d’annata.

Il Palazzo della Provincia di Matera; l’ex Convento di San Domenico oggi sede istituzionale del Palazzo del Governo e della Prefettura; il Palazzo dell’Annunziata; Palazzo Lanfranchi e l’ex Convento di Santa Chiara (oggi rispettivamente sedi del Museo Nazionale di Matera, suddiviso tra quello dedicato all’Arte medioevale e moderna di Palazzo Lanfranchi e quello archeologico nazionale intitolato a Domenico Ridola) sono invece alcuni esempi di importante rilevanza architettonica presenti sul Piano, la parte settecentesca della città, situata proprio ai piedi della Civita, insediamento abitativo antichissimo dove si trova Palazzo Malvinni – Malvezzi (che tra le sue mura ospita mostre molto interessanti) e l’imponente Basilica Cattedrale, custode di capolavori dell’arte Sacra di notevole pregio e prestigio.

E poi ci sono le dimore storiche. Tra queste, due case d’arte, FAI Casa Noha e La Casa Ortega, (visitate e raccontate da Igers Matera) l’una testimone antica e custode moderna e interattiva e parlante della vita a Matera, l’altra piena di colore, di storia e di tutte quelle ispirazioni che l’artista José Ortega sviluppò unendo la tradizione locale all’arte e la storia internazionali. Entrambe, pronte ad accogliere la curiosità di chi è desideroso di conoscere a fondo i protagonisti di questa città, guardando ciò che lasciò il segno a chi, prima di noi, vi è stato e restato.

Ma tanto quanto il tangibile, anche l’intangibile dà carattere e forma alla città.

La festa patronale dedicata a Maria Santissima della Bruna, per esempio, con il suo carico di devozione e tradizione, splende e fa rinascere ogni 2 di luglio la voglia di perpetuare un usanza che va avanti da più di Seicento edizioni. E insieme a questa, va ricordata l’arte della cartapesta, la cui massima espressione è racchiusa proprio nel carro trionfale che trasporta in processione la Madonna della Bruna. Un manufatto artigianale artistico di anno in anno diverso, che si lascia creare, scoprire, ammirare e distruggere con l’assalto violento che caratterizza l’atteso strazzo a conclusione del dì di festa.

Oltre il Belvedere di Murgia Timone (con il Villaggio Trincerato Neolitico); oltre lo spacco della Gravina (un profondo canyon come quelli presenti nella Murgia pugliese); oltre l’altopiano della Murgia, oltre i Borghi di Picciano, Venusio e La Martella, ci sono i campi che circondano Matera. E sono uno spettacolo. Il verde in primavera, l’oro d’estate e il marrone brullo dei mesi più freddi la circondano e la rinvigoriscono, mantenendo viva la cultura contadina del luogo. Una terra arsa e brulla, ma ricca di storia sempre in fermento che segna il rinascere costante di una realtà destinata a protrarsi nei secoli a venire. Ancora e ancora.

Matera è una delle città più antiche del mondo anche per continuità abitativa del suo nucleo originario. Con una storia fatta da popoli arcaici e diversi che l’hanno invasa, abitata, riattivata e perpetuata nei millenni. Con un passato toccato dal disonore d’essere appellata e ritenuta vergogna d’Italia, che però poi è stato anche la sua fortuna per riservare un futuro radioso d’orgoglio e appartenenza, Matera è una città che è diventata Capitale europea della Cultura del 2019, riconoscimento che ha garantito il venir fuori della sua vera essenza e lo sguardo interessato e meravigliato del mondo intero.

Impossibile privarsi di questa storia. Innegabile le emozioni che suscita il lasciarsi andare con lo sguardo tra i suoi vuoti e pieni. Sarà per tutte queste ragioni, o per parte di queste, che nel 1993 i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese rupestri sono stati insigniti del titolo più importante: patrimonio mondiale dell’umanità tutelato dall’UNESCO, la più grande organizzazione del mondo che preserva e salvaguardia le meraviglie antropiche e naturali, materiali e immateriali del pianeta.

Chi ci è già stato, lo sa.

Chi ci vive, ne è consapevole.

Chi ancora non l’ha incontrata, si prepari a farlo. È una esperienza che non si può descrivere a sole parole ma vissuta, intensamente.

Seguite le community local di @igersbasilicata, @igersmatera e @igers_potenza per conoscere e approfondire tutti gli aspetti del territorio lucano.

Un ringraziamento speciale a Giusy Schiuma per la consulenza.