Il 2020 è raccontato dai meme nell’Year in Review di Instagram

Nel 2020 i meme, seppur virali, non ci hanno mai separati ma, piuttosto, sono stati in grado di tenerci tutti uniti. O meglio, connessi. In un mondo in quarantena, fatto di individualità separate e che si incontrano virtualmente nella realtà parallela del Web 2.0, i meme sono diventati i nuovi luoghi del racconto e della condivisione di esperienze e pensieri, ideologie ed immaginari, capaci di generare forme di interazione basate sui discorsi attivati dalla loro condivisione. Ecco perché Instagram ha scelto proprio i meme più popolari del 2020 per il suo Year in Review.

Parodie dei vari ambiti dell’esperienza, i meme sono le risposte emotive alla realtà circostante, immagini connesse, raggruppate in un archivio pressoché infinito da cui attingere big visual data costantemente, che fanno sì che gli utenti si confrontino sia con la fissità di un modello composto da immagine e parola, sia con la libertà della creazione popolare e artistica. Vediamo dunque come e perché i meme siano riusciti a descrivere l’anno appena passato, attraverso una rapida rassegna dei più popolari del 2020.

La classifica si apre con Dolly Parton che, dopo aver spento settantaquattro candeline, si è dimostrata “Una donna in grado di fare tutto”, perfino figurare in un meme in cui posa per i suoi diversi look sulle varie piattaforme: da Instagram a LinkedIn, passando per Tinder e Facebook. Il collage dei look delle personalità di Dolly Parton diventa immediatamente virale, ed è subito #challenge.

2020 raccontato meme

@dollyparton

@donatella_versace

@chiaraferragni

Poco dopo, il mondo si è trovato impreparato di fronte ad un nuovo nemico: un virus che ha sconvolto tutti i nostri piani e che ha contagiato perfino i meme. Infatti, My plans vs 2020 è forse il meme dell’anno, quello che è riuscito ad illuminare ironicamente anche l’oscura consapevolezza che molti dei buoni propositi presenti sulla lista stilata all’inizio del 2020 sono rimasti irrealizzati; ma il sorriso – seppur amaro – che è riuscito a strapparci un meme del genere, ci ha forse dato anche la forza di catalogare sotto l’etichetta ‘posticipati’ i nostri progetti, senza annullarli del tutto.

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@marvelhumour

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@niecynash1

E intanto, mentre ci si interrogava sull’origine di quella che presto sarebbe diventata una pandemia globale, la risposta è emersa proprio dal mare magnum dei meme:

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@figlidiputin

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@meme_dallo_spazio

Tra i contenuti di un immaginario che si esprime visivamente attraverso frammenti di cultura costantemente “memizzati”, non sono mancati i meme più cult, tratti da icone pop o dalle serie tv più apprezzate, da spezzoni cinematografici o dai cartoni animati che, estratti dai loro contesti originari e ricontestualizzati nell’ottica dell’ironia hanno raccontato i vari mood del mondo in lockdown.

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@officialnetflics

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@mytherapistsays

@sapore.di.male

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@tmlplanet

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@memememorabili_official

Ma perché il racconto del 2020 si è costruito attraverso i meme?

Il potere del meme risiede nella sua capacità di fungere da specchio della realtà e di essere un oggetto visivo dotato di riflessività: è cioè possibile riconoscersi in esso, poiché crea condivisione e cultura comune. Le situazioni che vengono proposte all’interno delle cornici memetiche sono infatti entità inferenziali sulle quali proiettare il nostro vissuto e alle quali paragonarlo, scoprendone sorprendenti analogie e differenze. I meme fungono così da filtro ironico sul mondo, che ci appare osservabile da fuori pur standoci dentro.

La vita dei meme non è dunque una questione privata o individuale: è una questione sociale, comunemente condivisa. Pertanto, i meme posso essere intesi come vere e proprie operazioni culturali con un contenuto concettuale e con motivazioni etiche portanti, che offrono la possibilità di far riflettere sugli eventi della contemporaneità, riproducendoli ironicamente; essi si pongono allo stesso tempo sia come una dissacrante rappresentazione della realtà sociale che come una sua critica costruttiva.

Ecco perché è possibile racchiudere in una cornice memetica anche discorsi più seri: è il caso delle presidenziali americane o delle proteste del movimento antirazziale Black Lives Matter, che sono apparsi sul podio dei temi all’ordine del giorno del 2020, e che di certo non sono rimasti fuori dall’orbita memetica.

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@politicallyretro

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@socgaudenti

@nascecresceignora

Mentre le proteste #blacklivesmatter affollavano le strade offline, in Rete molti creators hanno utilizzato le loro piattaforme per istruire il maggior numero possibile di persone sul movimento sociale in atto, generando forme di attivismo anche all’interno degli spazi di Instagram.

@blacklivesmatter_it

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@pantone

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@freeda

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@fabio_magnasciutti

Ciò non significa che le tematiche importanti vengano banalizzate dal processo di memetizzazione che, al contrario, si può leggere come una risposta della “generazione meme” ad una realtà a volte pesante e drammatica, difficile da accettare e resa più facilmente sopportabile e leggera attraverso l’ironia.

Queste infinite immagini con cui veniamo a contatto ogni giorno non sono mai insignificanti: piuttosto, l’apparente banalità che le contraddistingue, l’estrema essenzialità estetica, sono elementi che contribuiscono alla loro efficacia. Le immagini memetiche sono infatti, pur nelle loro modalità disimpegnate, mosse precise del complesso gioco della comunicazione: diventano veri e propri personaggi, oltre che un format comunicativo che ha raccontato il 2020 e che racconta, più in generale, il nostro millennio.

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