Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin: “un’amicizia ai sali d’argento”

Molti di voi staranno pensando a cosa fare in queste imminenti festività natalizie. Alcuni si concederanno un week end lungo in qualche affascinante capitale europea, altri invece sceglieranno di passare qualche giorno in una delle nostre bellissime città italiane. Se pensate di andare a Roma (o siete romani) non perdete l’occasione di visitare, presso l’Auditorium Parco della Musica, la mostra fotografica “un’amicizia ai sali d’argento”. Realizzata da Contrasto, accompagnata da un libro edito dalla famosa casa editrice e visibile fino al 1 febbraio, l’esposizione contiene una carrellata di 120 immagini in bianco e nero dei Maestri Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin, quasi 65 anni di storie, di piccoli e grandi fatti del secolo scorso

“in un percorso incrociato di stili, rappresentativo di un legame forte, come appunto l’amicizia, un’amicizia fatta di camera oscura, di acidi di sviluppo e di sali d’argento”.

La presentazione ha visto protagonisti i due grandi fotografi che, grazie a un magnifico incontro moderato da Roberto Koch (direttore di Contrasto) hanno dato vita ad un entusiasmante dibattito sulla loro carriera, sui loro pensieri e sulle loro immagini iconiche.

Mostra "un'amicizia ai sali d'argento"
Mostra “un’amicizia ai sali d’argento”

Gianni Berengo Gardin, accompagnato dalla sua fedele Leica, ha raccontato del grande piacere che prova nel fare fotografie e dei suoi esordi da foto amatore dicendo, parole testuali, “facevo foto bruttissime”. Ha ricordato quando (nei lontani anni 50) dopo aver visto la mostra “The family of man” si sia innamorato della corrente americana e delle immagini di Erwitt. Ripercorrendo la sua brillante carriera ha parlato dell’emozione durante la scelta dei provini e di come si faccia aiutare nella selezione dalla figlia perché “chi non ha visto le immagini in presa ha un occhio più freddo e analitico”. Autore prolifico di libri (ad oggi ne contiamo ben 253) Berengo Gardin è indubbiamente uno dei più grandi fotografi italiani al mondo. Durante il dibattito ha regalato aneddoti legati al suo passato, agli amici che lo hanno aiutato e supportato, menziona Robert Doisneau, Willy Ronis e Ugo Mulas chiamandolo affettuosamente il Mulas. Descrive la sensazione provata durante una sessione di street dicendo di avvertire la tensione quando una buona foto (non bella) sta per arrivare, dando il merito di una buona immagine non a se stesso ma a chi viene fotografato, spesso inconsapevole attore di una scena che rimarrà registrata in eterno. Alla classica domanda su cosa consiglierebbe ad un giovane che vorrebbe fare questo lavoro molto seraficamente ha risposto: “fai i soldi con un lavoro normale e poi fai la fotografia come hobby, altrimenti è necessario essere perseveranti perché, al contrario del pensare comune, il processo per aspirare a diventare un autore di successo è lungo, difficile”. Ribadisce poi un concetto che è diventato una costante nelle mie interviste, il digitale ha azzerato gli insegnamenti che sono necessari per poter creare delle buone immagini, il risultato è che oggi non riusciamo più a distinguere tra immagini belle, non correte e a volte brutte.

Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin
Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin

Per Elliott Erwitt le fotografie devono sempre invitare al sorriso, non nascondendo le cose brutte della vita ma cercando di raccontarle sempre con un pizzico di ironia. Il piacere sta nel fare e poi riguardare le proprie immagini, magari in un primo momento giudicandole non buone, per riscoprirle in seguito. Confessa che una delle sue foto più iconiche (il bacio in California) è stata da lui “ritrovata” nel suo archivio 25 anni dopo averla scattata.

“una foto diventa più interessante con il tempo”

Accompagnato da un bastone e dalla sua fine ironia anche Erwitt, durante il dibattito, ha ripercorso la sua carriera e gli anni in cui, recatosi a New York da Los Angeles, conobbe Edward Steichen, Roy Stryker, Henri Cartier Bresson e di come entrò alla Magnum Photos grazie all’aiuto di Robert Capa. Nella sua lunga carriera il Maestro ha realizzato molti libri, alcuni dei quali diventati “vangelo” per tanti fotografi. Ogni sua immagine è parte di un progetto fotografico che cresce con il passare del tempo, ogni sua fotografia non appartiene al caso ma è dettata da connessioni (a volte anche non studiate a tavolino) che si trasformano in veri e propri portfoli e racconti fotografici di una vita. Uno su tutti vorrei citare il grande lavoro sui cani, una vasta ricerca dettata dalla pazienza e dall’amore verso il migliore amico dell’uomo.

© Elliott Erwitt /Magnum Photos
© Elliott Erwitt /Magnum Photos

 

Vorrei chiudere questo articolo raccontando quello che per me è stato il momento più emozionate. Durante il dibattito un cane, nel silenzio, ha abbaiato e come per magia, lo sguardo di Erwitt  si è illuminato. In quella frazione di secondo l’ho immaginato giovane in giro per il mondo, solo (perché il fotografo è una professione solitaria), con la sua macchina fotografica ad abbaiare ai cani per poterli fotografare. Con questa immagine voglio ricordare questo giorno romano, quando forse per la prima e ultima volta nella mia vita ho incontrato Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin insieme.

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