Antonio Amendola e il suo Progetto “Shoot4Emilia” // Iger della Settimana

Antonio Amendola e Shot4Change

Antonio Amendola e Shot4ChangeIntervista Instagramers diversa dal solito questa settimana. Il protagonista infatti non è solo un Igers ma un vero Fotoreporter che ci sembra d’obbligo presentarvi al meglio dato che qualcuno di noi ha avuto il piacere di incontrarlo personalmente.

Intervista a cura di Gianpiero @giariv Riva.

Lo scorso giovedì in ho avuto l’onore di essere uno dei relatori durante uno degli eventi a mio parere più interessanti della  Social Media Week di Torino. L’evento Conflitti Armati e Social Media trasmesso in diretta streaming (trovate il video in questo post), moderato da Luca Conti ha visto la partecipazione del Ministro degli Esteri Giulio Terzi (in differita video), Alberto Acito amministratore delegato Balckberry Italia e Antonio Amendola… che scopriremo con questa intervista.

G.R.: Nome, Cognome, età, professione, nick su Instagram e su Twitter:

A.A.: Antonio Amendola, 42, esperto di nuovi media, fotografo, blogger, fondatore di Shoot4Change.
Sito personale: www.antonioamendola.com
Nick su Instagram: @antonioamendola
Nick su Twitter: @antonioamendola

G.R.: Da quando sei iscritto a Instagram? Come mai ci sei entrato e perché ti piace, se ti piace?

A.A.: Da un bel po’ ormai. Da fotografo, ci sono entrato per una curiosità innata nei confronti di tutte le forme di espressioni di comunicazioni visuali; da esperto di nuovi media, perché affascinato dalla democratizzazione (finalmente reale) del racconto fotografico orizzontale e alla portata di tutti (peraltro molto in linea con la filosofia di Shoot4Change).

Mi piace l’istantaneità e i tempi di attesa; l’uso digitale di un mezzo sostanzialmente analogico. In altre parole, mi piace il contrasto (non apparente) di Instagram. Si recuperano, finalmente e forse paradossalmente, i tempi della fotografia tradizionale. Per i più giovani, quella su pellicola, per intenderci.
Ci avevate mai pensato? Col digitale “puro” si può scattare a raffica (tanto basta cambiare scheda di memoria); con la pellicola gli scatti sono molto più ragionati, attesi, meditati. Come su Instagram. Si inquadra, si attende l’attimo, si trattiene il fiato come ad inspirare tutta la luce disponibile.. .e il click finale è una liberazione emotiva magnifica.

E poi i tempi di attesa tra scatto, scelta del filtro da applicare, “sviluppo e stampa” (caricamento nello stream-online). Non è forse un tipico processo analogico da camera oscura?

G.R.: Cosa ne pensi della contrapposizione tra fotografia tradizionale e iPhoneography?

A.A.: Dibattito fisiologico come in tutti i momenti di vero passaggio epocale. Si sentivano le stesse osservazioni (fatte le debite proporzioni, ovviamente) nel passaggio tra fotografia in bianco e nero e quella a colori e in occasione dell’avvento della fotografia digitale.

Normalmente reagisce così chi non è pronto ad adattarsi ai cambiamenti. Mi piace sempre ricordare che lo stesso Ansel Adams scriveva di essere impaziente di vedere cosa gli sviluppi tecnologici avrebbero potuto offrire ai fotografi in termini di nuovi mezzi, flessibilità, etc.

E sempre lui spezzava una lancia in favore dei casual shooters.

Io aggiungo che se continuiamo a discutere su cosa stia cambiando nel mondo della fotografia e della comunicazione visuale, stiamo prendendo una cantonata. Le cose non stanno cambiando; sono già cambiate da un pezzo!

E chi continua a resistere (pur legittimamente) non ha capito che finalmente una fotografia democratica, orizzontale e indipendente è un valore aggiunto piuttosto che un rischio.

E poi, non è forse più importante il contenuto del mezzo? Certo, il mezzo impronta la riflessione e la predisposizione all’analisi critica dell’immagine. Ma come dice il mio amico (e grande fotografo oltre che iPhoneografo) Stefano Pesarelli… vi siete mai chiesti con che penna Joseph Conrad abbia scritto Cuore di Tenebra? No? Beh…

G.R.: Cosa pubblichi su Instagram? Foto scattate al volo con l’iPhone o usi una macchina fotografica?

A.A.: Al 99% foto scattate con l’iPhone. Sul mio sito personale ho, tra l’altro, una sezione (anzi, visto che ci penso è arrivato il momento di aggiornarla) sull’iPhoneography.

Mi capita, di tanto in tanto, di caricare immagini già scattate con altri mezzi, ma sono caricamenti funzionali al racconto di storie o alla segnalazione di iniziative della mia Associazione non-profit.

Perché Instagram non è solo un flusso interminabili di immagini; è anche una potentissima piattaforma per il racconto di storie.

La quotidianità è una storia che può essere raccontata splendidamente con Instagram.

Io racconto un po’ di tutto, dalla mia quotidianità alla guerra. Sono stato recentemente in Afghanistan al seguito di un’unità militare USA e ho scattato tanto con l’iPhone. Instagram mi ha consentito di raccontare passo passo quell’esperienza.

G.R.: Sappiamo che la passione per la fotografia ti ha portato a creare progetti importanti come Shoot4Change e più recentemente Shoot4Emilia. Raccontaci un po’ di questo progetti… come sono nati? Quanto tempo dedichi ai progetti e quanto spazio “rubano” alla tua vita privata e professionale?

A.A.: Sì, ho creato Shoot4Change (S4C) con l’intenzione di realizzare e mettere a disposizione gratuita una piattaforma per la ricerca e racconto delle infinite storie – soprattutto di prossimità, a km 0 – che non essendo considerate remunerative dall’informazione mainstream vengono sistematicamente sottovalutate, ignorate e dimenticate.

Cerchiamo di raccontare anche il bello e il positivo che succede anche a pochi passi da noi (quante minuscole associazioni non-profit, quanti straordinari volontari che cambiando davvero il mondo non vengono mai raccontati?).

Bene, i nostri volontari lo fanno gratuitamente per chi non se lo può permettere. E da piccolo blog che era, adesso è diventato una vera non-profit con gruppi di volontari in tutto il mondo.
E spesso li scoviamo anche grazie ad Instagram!  (hashtag #shoot4change).

Ultimamente ho deciso di fare incrociare le strade di S4C e di Instagram, lanciando un appello: una vera chiamata alle armi fotografiche. Ho chiesto ai nostri volontari di raccontare il post terremoto in Emilia Romagna, visto che i grandi media sono praticamente scomparsi.

E’ arrivato il nostro momento; in tanti, tantissimi, hanno risposto all’appelo di questo nuovo progetto Shoot4Emilia in collaborazione con Protezione Civica (hashtag #s4emilia) e stanno raccontando le piccole grandi storie di esistenza e resistenza in Emilia anche attraverso Instagram.

E’ uno dei modi di realizzare praticamente il concetto che ho sintetizzato nella parola crowdphotography che credo si adatti perfettamente ad Instagram: è una parola che rende bene quel che facciamo in molti casi: lanciamo delle sfide ai nostri volontari. Raccontare a più voci – pardon, a più occhi! – delle storie, dei temi, degli eventi. E facendo così abbiamo scoperto che sia l’entusiasmo che la creatività sono contagiose. Se è vero che una storia può essere raccontata da più punti di vista, cosa c’è di più bello che farlo? Se metti in riga diversi fotografi chiedendogli di scattare la stessa foto nello stesso istante, otterrai foto diverse. Una storia, un reportage, così composti arricchiscono non solo chi li legge ma anche chi li realizza, perché ci si sente parte di un progetto collettivo. Ma abbiamo bisogno anche di voi per aumentare la portata del nostro appello!

E ricordate che gli Instagramers più interessanti vengono contattati da S4C e in qualche caso anche inclusi nelle nostre mostre in giro per il mondo!

G.R.: Come pensi Instagram possa aiutarti a divulgare quanto stai facendo con Shoot4Change e Shoot4Emilia?

A.A.: Beh, per prima cosa grazie anche a te e a questa intervista. È una splendida opportunità di cui sono grato. Secondo, aumentando il numero di persone che mi/ci seguono; perché più follower vuol dire più orecchie ed occhi; più occhi vuol dire maggior capacità di raccontare storie dimenticate.

G.R.: Concludendo, indicaci tre utenti che segui su Instagram e ai quali ti ispiri.

A.A.: Sicuramente Stefano Pesarelli (@stefanopesarelli), che proprio grazie al suo progetto Africa Through iPhone è stato notato da S4C e ne è diventato una colonna. Stefano e la moglie Francesca Guazzo (anche lei ottima fotografa anche su Instagram) hanno fatto una scelta radicale di vita e si sono trasferiti in Africa, nel Malawi, dove hanno creato un operatore di viaggi sostenibili, Africa WildTruck. Stefano è uno straordinario fotografo e sa usare come pochi Instagram e l’iPhoneography per raccontare l’Africa;

Secondo, Thomas Cristofoletti (@jeriko1kenobi), anche lui fotografo S4C ed enorme conoscitore del Sud Est Asiatico (dove al momento si trova) che racconta anche tramite Instagram nella suo quotidianità meno conosciuta.

Ce ne sarebbero tantissimi altri, ma per citare un modello di fotografia diversa dai precedenti direi sicuramente l’amica Klodiana Dervishi (@klodidmolto amata anche da chi intervista n.d.r.) che ha una tecnica straordinaria e un tocco gentile e raffinato. Le sue foto su Instagram sono delle perle…

 

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