CasaInstagram: datemi un tema da magazine

@lindawip

Servizio a cura di Andrea Antoni (@stailuan)

#CasaInstagram perché ci sentiamo come a casa. È una rubrica che nasce per raccontarci, per prenderci in giro, per metterci a nudo, per girare in mutande proprio come faremmo dentro casa nostra! Insomma, #CasaInstagram, una rubrica senza veli.

Datemi un tema “da magazine”

Scatto di @catsandfoodie, ripostato da @catsofinstagram
Scatto di @catsandfoodie, ripostato da @catsofinstagram

C’era una volta Instagram, una simpatica piattaforma in cui prendevi il tuo smartphone con una fotocamera che aveva la risoluzione di 44 pixel (in fila per sei con resto di due) e di conseguenza fotografavi i gatti.

Ed erano i gatti che ti passavano davanti, sul momento. Ma che dico: in quel preciso istante. Non a caso l’hanno chiamata Instagram, e non Latergram. E non a caso ora hanno realizzato anche un’app che si chiama Latergram, da usare con Instagram in una commistione in cui passato, presente e futuro si amalgamano in una carovana di like.
Ma cosa sto scrivendo? Onestamente non lo so, e proprio per questo è bellissimo.
Erano tempi felici e spensierati quelli in cui gli utenti pubblicavano veramente quello che volevano sul loro profilo: un gatto, un piede, un libro, la foto stortissima del mare in cui facevano il bagno durante le vacanze. E le loro gallery erano veramente tremende, e con i filtri postproducevano degli aborti visivi incredibili, ma ciononostante si viveva felici.
Poi la malattia che già imperversava negli altri social iniziò a propagarsi: quella del celolunghismo 2.0. In primis fu il numero dei follower, poi il numero dei like, infine l’engagement. Insomma si trova sempre un motivo per cercare di svilire il proprio avversario. Ma che poi avversario di cosa non si sa. Di consenso farlocco, multimediale, intangibile e palesemente falso. Perché sappiamo benissimo che le persone, nella stragrande maggioranza dei casi, danno like per ottenerne e non perché effettivamente siano attratte dal contenuto da noi condiviso.
La smania di successo, condita dall’impossibilità di gestire più gallerie fotografiche, portò al bisogno di creare account tematici per andare a colpire una precisa nicchia di utenti targetizzati e facilmente fidelizzabili. Ma di cosa stiamo parlando? Non stavamo condividendo foto brutte di gatti per passare il tempo?
@idafrosk
@idafrosk

Stavamo! Il verbo declinato al passato non è mica un caso.

Devi comportarti come un magazine e pubblicare solo contenuti di un determinato argomento” mi hanno detto in tanti, salvo poi vedere che mentre gli utenti sono diventati dei magazine, i magazine si sono messi a repostare foto degli utenti per creare partecipazione. È una mega lavatrice di fuffa, ve ne rendete conto? E probabilmente stiamo anche sbagliando tutti il candeggio.
“Ehi amico, guarda: sta rinascendo la fenice dalle sue ceneri e fuoriesce proprio ora! Fotografala e pubblicala su instagram! Diverrai il king!”
“Eh no non posso, perché engaggio alla grande pubblicando dalle 07:30 alle 08:45 condividendo esclusivamente foto di colazioni. Mi alzo alle 5 e inizio a preparare la tavola: in due ore e mezza solitamente tutto è pronto per il mio pubblico. La Fenice che risorge è fuori dal mio core business”.
Più si utilizzano termini anglofoni, più la fuffa si diffonde rapidamente.
Dobbiamo tornare a fotografare gatti Torniamo a essere più insta.
Torniamo a divertirci, perché di questo alla fin fine si parla.
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Foto di copertina: @lindawip
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