L’emergenza Covid ha costretto a cancellare o spostare alcuni degli eventi sportivi più importanti del mondo, come i Giochi Olimpici di Tokyo, gli Europei di Calcio o l’emblematico torneo di tennis di Wimbledon. Anche in Italia tutto lo sport professionista si è fermato totalmente, dalla Serie A di calcio, alla pallavolo, al rugby, al basket, alle gare di MotoGP, Formula 1 e di tutti gli altri sport di ogni serie e categoria che attirano sempre molto pubblico.
Nel campo dello sport, se l’anno scorso ci avessero detto tutto quello che sarebbe successo quest’anno, non ci avremmo mai creduto. E proprio un anno fa l’Italia si stava preparando per ospitare uno degli eventi sportivi più importanti degli ultimi anni: le Universiadi estive di Napoli, un evento multisport finanziato interamente dalla Regione Campania ed organizzato insieme alla FISU (Federazione Internazionale Sport Universitari), riservato agli sportivi universitari di tutto il mondo di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
Alle Universiadi di Napoli hanno partecipato oltre 6.000 atleti provenienti da 118 Paesi. Il medagliere è stato vinto dal Giappone con 82 medaglie totali, mentre l’Italia si è piazzata al quinto posto con 44 medaglie, miglior risultato di sempre. Sono stati coinvolti circa 60 impianti sportivi, tra allenamenti e gare, su tutto il territorio regionale e reclutati 2.500 volontari.
Oggi, Alfredo Bartoli, esperto in comunicazione digitale ed eventi sportivi, coordinatore dell’area marketing e comunicazione dell’Universiade Napoli 2019 racconta a IgersItalia alcune curiosità dell’evento che proprio in questi giorni viene ricordato con non poca nostalgia e che ci fa riflettere su quante emozioni abbiamo perso quest’anno.
Ci puoi raccontare la tua esperienza nelle Universiadi?
Ho iniziato la mia collaborazione con l’area marketing e comunicazione dell’Agenzia Regionale Universiadi nel novembre 2017. Ho avuto la fortuna di entrare subito in grossa sintonia con il dirigente dell’area, il Dott. Giacomo Candeloro, con il quale fin da subito si è instaurato un rapporto di grande fiducia e reciproca stima. Come area, ci siamo occupati di tutti gli aspetti relativi alla comunicazione e alla promozione dell’evento, oltre che alla gestione delle sponsorizzazioni. Personalmente ho seguito con più attenzione gli aspetti relativi alla comunicazione digitale e al broadcasting.
Qual è stata la strategia di comunicazione digitale e social?
Comunicare un evento di tale importanza, in realtà, non lascia spazio a molte strategie: è la manifestazione stessa, con la sua importanza e la sua internazionalità, a tracciare le linee guida da seguire.
Abbiamo scelto di focalizzarci sugli atleti, i veri protagonisti della manifestazione, e sulle emozioni che hanno vissuto per 10 giorni durante gli allenamenti, le gare o la vita nei villaggi. Tutte le competizioni si sono svolte in scenari unici, come le finali di tiro con l’arco nei giardini della Reggia di Caserta, davanti ad un pubblico numeroso ed appassionato. Se a tutto questo si aggiunge la fortuna di avere, come cornici, Napoli e la Campania, la strategia è presto fatta.
Quali sono state le sfide a livello comunicativo?
La sfida più importante da affrontate è stata quella relativa al tempo. Un evento del genere si organizza solitamente in 4 anni, mentre Napoli e la Campania hanno avuto la certezza di ospitare l’Universiade soltanto a febbraio 2017. Inoltre, a livello di comunicazione, soprattutto di comunicazione digitale, non esiste niente di più dinamico di una manifestazione multisport: per quanto si potesse strutturare una linea editoriale da seguire, si doveva essere sempre pronti a modificarla in relazione agli eventi: il racconto real time dell’evento è stata sicuramente un aspetto su cui abbiamo prestato grossa attenzione.
Come valuti l’importanza dei social media nell’evento?
Al di là dell’aspetto strettamente legato alla strategia di comunicazione digitale, in un evento dove partecipano atleti dai 18 ai 25 anni è evidente che i social hanno un’importanza cruciale, per una semplice questione di target, rappresentando il primo punto di contatto tra gli utenti (atleti, appassionati, addetti ai lavori, semplici curiosi) e la manifestazione. Con l’avvicinarsi della manifestazione sono diventati un amplificatore di notizie: hanno svolto un ruolo fondamentale nel reclutamento dei 2.500 volontari, nella possibilità di acquistare i biglietti delle competizioni online o per scaricare l’app ufficiale della manifestazione.
Tuttora, a quasi un anno dalla cerimonia di apertura, le pagine ufficiali di Napoli 2019 sono menzionate da chi ha avuto modo di vivere in prima persona l’evento, a testimonianza del ruolo fondamentale rivestito dai canali social.
Pensi che il successo delle Universiade possa contribuire allo sport italiano?
Di sicuro abbiamo dimostrato che in Italia si possono organizzare grandi eventi sportivi internazionali, nonostante le tempistiche molto strette e, soprattutto, nel pieno rispetto delle regole e della trasparenza amministrativa. Non dobbiamo dimenticare che le Universiadi di Napoli 2019 sono stato il primo evento del genere finanziato interamente con soldi pubblici stanziati unicamente dalla Regione Campania. La speranza è che la legacy di Napoli 2019, oltre che per le strutture sportive, possa essere sfruttata anche sotto forma di competenze, capacità gestionali ed organizzazione per altre manifestazioni in futuro. Di sicuro sono orgoglioso di aver fatto parte di un Comitato Organizzatore formato da professionisti seri ed appassionati che hanno tutti contribuito alla realizzazione di un grande evento.
Qual è stato l’impatto dell’evento per Napoli e per la Regione Campania?
Qui parlano i numeri: 250 milioni investiti dalla Regione Campania, la metà dei quali per ristrutturare circa 60 impianti sportivi su tutto il territorio regionale: una legacy importante che, si spera, porti benefici sia ai Comuni che, dopo l’Universiade, sono tornati in possesso di queste strutture, sia alle tante realtà sportive regionali che potranno svolgere le proprie attività in ambienti ristrutturati e moderni. Anche a livello turistico la ricaduta è stata più che positiva: il già importante indotto del periodo estivo è stato aumentato dai tanti atleti che hanno “sfruttato” la possibilità di visitare Napoli e la Campania anche dopo le competizioni o dai 1.200 giornalisti accreditati.