“La corsa dei poveri cristi è un evento podistico (non agonistico) in cui ogni partecipante corre portando con sé una grande croce. In cima al fardello indicherà la sua “croce” (es. mia moglie, mio marito, il mio capo, l’insicurezza, sono profondamente razzista, etc.). Il progetto è destinato a tutti, uomini e donne, poveri cristi e povere criste che non temono la stigmatizzazione. L’evento ha un’ambizione globale, vista la presenza di poveri cristi ovunque nel mondo.”
Questo è quanto si legge sul sito ufficiale di una strana iniziativa che, per la prima volta in Italia, si svolgerà a Matera il prossimo 17 novembre 2019.
Non sappiamo se in tutte le regioni d’Italia, come nel sud, il “povero cristo” sia identificabile con il disgraziato di turno, come colui che è stato colpito volontariamente o involontariamente da un guaio che suscita compassione. Ma, senza distinzione geografica, come di razza, genere ed età, ognuno di noi si ritrova ogni giorno, infatti, a portare sulle spalle il peso di una propria “croce”: un disagio, un imbarazzo inconfessabile, un momento di vergogna vissuto ma che ancora ci arrovella l’anima, nel serio e nel faceto del nostro esistere quotidiano.
Farne coming-out è la prima missione di questa manifestazione che si sta raccontando, grazie al supporto di tanti “poveri cristii” che hanno consapevolmente deciso di uscire allo scoperto, on e off line, abbracciando fisicamente e mentalmente l’idea di correre verso una ideale e liberatoria ammissione del proprio fardello.
Per comprendere meglio, abbiamo deciso di entrare nel vivo della discussione incontrando il regista e performer materano (fondatore dello Studio Antani) Luca Acito , artista poliedrico e l’unico che più di tutti può spiegarci non solo da dove nasce, ma anche in che cosa consiste questa maratona di disperazione che invaderà la città dei Sassi tra qualche giorno.
Ciao Luca. Partiamo con una domanda semplice e diretta. Chi sono i “poveri cristi”?
Io ti direi chi “non è un povero cristo?!?”
Povero cristo è il lavoratore onesto che si sente stangato dalle tasse, lo studente fuori sede che ha nostalgia di casa, la signora che sente i morsi delle vene varicose… non nascondiamoci: poveri cristi, al mondo, lo siamo un po’ tutti! Chiunque porti la propria piccola-grande croce quotidiana con spirito di sacrificio e una buona dose di (auto)ironia, può considerarsi parte integrante della nostra comunità.
Da dove nasce l’idea di organizzare una corsa dei poveri cristi?
La corsa dei poveri cristi è una passeggiata, una marcia, un momento di riscatto, un modo per sentirci meno soli, un gioco collettivo per alleggerirci dei piccoli e grandi pesi che ogni giorno portiamo, è uno spettacolo corale, un progetto di comunità, di una comunità che spesso si nasconde, è un inno alla gioia di vivere nonostante tutto, un’opera d’arte partecipata, un modo per riderci addosso.
In che cosa consisterà di preciso e cosa si pone come obiettivo?
La corsa dei poveri cristi è un evento podistico, non agonistico, in cui i cinquanta partecipanti (selezionati, in base alla propria motivazione, tra tutti coloro che si sono candidati) corrono portando sulle spalle una grande croce di gommapiuma, sulla quale è riportata la propria personale croce. Si tratta di un percorso di soli 4 chilometri all’interno della zona Sassi, a Matera, per il quale non è necessaria una particolare preparazione atletica né un abbigliamento tecnico. I poveri cristi potranno correre nel modo che più rappresenta se stessi o la propria croce. Non vince chi arriva primo o chi arriva ultimo! Una giuria di esperti valuterà la performance dei 50 partecipanti e ne premierà 49.
Credi che “confessare”, anche sui social, la propria “croce” sia un utile coming-out per alcuni?
Credo nell’effetto terapeutico del coming-out. E, ancora di più, di un coming-out collettivo. Ciò che si chiede alla comunità dei poveri cristi non è di sbandierare al mondo i dettagli della propria vita privata, ma, raccontando la propria croce, di comunicare agli altri che “Anche io sono come voi. Sono uno di voi”.
Quanto la comunicazione digitale ti sta aiutando a diffondere questa iniziativa?
Con grande piacere abbiamo riscontrato che il concetto di “povero cristo” e la volontà di giocare con la propria croce stimolano le persone online e offline: la comunicazione digitale si è alimentata di quella mediatica, delle attività nelle piazze e della gente se si scattava foto con la croce, di chi si è iscritto online condividendo la propria croce, dei 30mila che hanno visualizzato il nostro video e hanno sostenuto il crowdfunding. Posso certamente dire che il web è stato il vero protagonista di un processo che ci ha permesso di fare comunità nel senso più globale del termine.
Si sta costruendo una vera e propria community, on e off line intorno a La corsa dei poveri cristi. Continuerai ad alimentarla? E se si, come pensi di fare?
Certo che sì. Noi poveri cristi siamo ormai usciti allo scoperto e non possiamo che proseguire nella nostra missione. La corsa del 17 novembre è solo il primo step, al quale vogliamo far seguire altre edizioni, magari in altre città d’Italia. Attraverso la community online, inoltre, sarà facile restare compatti, per proseguire in maniera virtuale in quel processo di empatia e solidarietà a cui si sta dando avvio tramite la prima edizione de La corsa dei poveri cristi.
Ringraziando Luca per averci delineato la straordinarietà di questa idea bizzarra, non ci rimane che chiudere con un invito: che siate a Matera o meno il 17 novembre – mai giorno fu più nefasto! – ognuno, se guarda bene dentro di sé, è sicuramente stato o è o si ritroverà ad essere un “povero cristo”. Per questo, per darsi manforte, espiare il proprio peccato e magari aderire anche idealmente o come meglio si può a questa corsa verso la condivisione delle proprie disgrazie, facendone auto-ironica ammenda, unitevi anche voi ai “poveri cristi”: non si risolverà nulla, ma almeno un sorriso ci salverà!
Per seguire, sui social, l’iniziativa
Instagram: @lacorsadeipovericristi
Facebook: www.facebook.com/lacorsadeipovericristi/