Cronaca di un instameet nella sede della massoneria italiana

igersferrara

Servizio a cura di Leonardo D’Imporzano (@igerslaspezia)

 “Sorvegliante esterno, chi chiede di entrare nel tempio?”

“Gli Igers, Maestro Venerabile…”

È questa la scena che ha preso forma nella mente di molti dei partecipanti in quel lasso di tempo che è passato da quando hanno suonato il campanello della Villa il “Vascello”, sede del Grande Oriente d’Italia, sino a quando non sono stati accolti all’interno dell’edificio in stile Liberty che si trova alle spalle di Villa Pamphili, sul Gianicolo, a Roma.

Già, perché il 19 dicembre scorso, un gruppo di Igers proveniente dai quattro angoli della Penisola, isole comprese, si è presentato in Via San Pancrazio per un instameet davvero particolare: l’apertura eccezionale della sede della massoneria italiana.

Ad accoglierli, la responsabile dell’ufficio stampa, Cinzia Liliu, Il Gran Bibliotecario e memoria vivente della massoneria, Bernardino Fioravanti e il Gran Maestro Stefano Bisi.

Una visita che non poteva incominciare se non dallo splendido giardino, nel quale il simbolismo massonico costituito da discrete incisioni marmoree, si cela anche nella disposizione delle piante e nella scelta delle piante stesse: a farla da padroni, in questo periodo dell’anno, i vasi nei quali crescono i melograni che circondano la palazzina.

Villa “Il Vascello”, conosciuta poco anche dai romani, se non per il particolare muro di cinta che include una facciata dal gusto naturalistico e preromantico con finte grotte e finte rocce, è stata l’estremo e ultimo baluardo della resistenza repubblicana nel 1849, pesantemente danneggiata e in parte demolita, salvandosi solo il piccolo edificio a pianta quadrata: il “casino degli agrumi”.

Con titubanza, gli igers sono poi entrati all’interno dell’edificio, accedendo così alla biblioteca e incontrando Bernardino Fioravanti. Rotti gli iniziali indugi, il fiume di domande di carattere storico-filosofico, nonché sulle ovvie richieste di spiegazioni riguardanti ciò che avviene e come avviene nei rituali massonici, sono stati frammentati dalla “natura” degli igers che non hanno resistito non solo ad armarsi di cellulare per fotografare i piccoli angoli ancor più segreti, ma anche nell’esibizione delle stravaganti pose personali che assume ciascuno “in fase di scatto”.

La carrellata di “liberi muratori” celebri, dal sindaco di Roma Ernesto Nathan passando per Giuseppe Garibaldi sino a Antonio De Curtis, in arte “Totò”, ha introdotto l’incontro con il Gran Maestro Bisi (presente su Twitter e non ancora su Instagram) che non si è sottratto anche a domande apparentemente spinose sui rapporti tra massoneria e credo religiosi, tra massoneria e nuovi italiani, intervenendo anche sulle difficoltà di un passato recente che ha danneggiato in maniera importante l’immagine stessa del Goi. Tuttavia, Bisi ha portato anche esempi di solidarietà concreta, citando molte delle iniziative che, come natura stessa dei “liberi muratori”, sono riservate e poco pubblicizzate.

Foto di rito finali nella sala del Gran Consiglio, dove manca tuttavia un “selfie” (sebbene suggerito dal G.M. stesso)!

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