Da Constable a Brahmino: le nuvole nell’arte e nella fotografia

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@brahmino

Nuvola: in meteorologia una nuvola è un’idrometeora costituita da minute particelle d’acqua condensate e/o cristalli di ghiaccio, sospese nell’atmosfera solitamente non a contatto con il suolo.

Considerare le nuvole semplici fenomeni naturali potrebbe, in realtà, essere una grande limitazione. Da sempre le nuvole affascinano l’uomo, la sua fantasia e la sua psiche, sono l’elemento distintivo di un cielo in tempesta, l’anima di un cielo azzurro.  Queste strane formazioni sfuggenti, impalpabili e mutevoli, a volte rosa, a volte bianche, a volte grigiastre, sono più poeticamente considerate delle trasportatrici di emozioni in grado di ipnotizzare l’uomo che proietta in esse i propri sogni e le proprie fantasie.

Lo sa bene John Constable, pittore inglese, esponente del Romanticismo, che negli anni Venti dell’Ottocento si sofferma a dipingere le nuvole non per le immagini che evocano e nemmeno per usarle negli sfondi di composizioni più grandi, ma per indagarle in ogni minimo dettaglio e per studiarne la forma e l’anatomia. 

Il tema iconografico della nuvola è stato oggetto d’interesse di artisti diversi, in epoche diverse, con stili differenti.

Pensiamo, per esempio, a René Magritte, che tende a rinunciare alla resa realistica della natura per raffigurarne la calma surreale. Imbattersi nelle nuvole del maestro francese significa liberare la mente da ogni pregiudizio e da ogni pensiero: le immagini raffigurate sono trasformate in modo da stravolgere l’idea che normalmente si ha delle stesse.

Le nuvole affascineranno anche il mondo della fotografia: siamo negli anni Venti del Novecento e Alfred Stieglitz, caposcuola del pittorialismo fotografico americano, inizia a fotografare soggetti naturali, foglie, alberi, nuvole, di notevole importanza perché considerati equivalenti fotografici di emozioni primarie, ovvero forme astratte che corrispondono a stati d’animo interiori ed emozioni dell’uomo.

 

Restando in campo fotografico e facendo scorrere velocemente la clessidra del tempo, arriviamo ai giorni nostri, all’era 2.0 e a Instagram.

Numerosi sono gli utenti che condividono su Instagram immagini di paesaggi e nuvole fotografate in diversi momenti della giornata. Di grande trasporto emotivo sono gli scatti di Simone Bramante, (@brahmino su Instagram), esperto di comunicazione visiva, fotografo di professione e grandissimo interprete di queste soffici e bianche formazioni naturali. Al contrario di ciò che appare, tuttavia, i veri protagonisti dei suoi lavori sono gli esseri umani che vivono l’ambiente circostante relazionandosi con esso.

“I paesaggi sono i contesti, le nuvole gli elementi di interazione, le persone sono la mia ricerca della grazia – afferma Bramante – in particolare, la serie delle nuvole è legata alla necessità di raccontare i ritmi quotidiani, il bisogno di fermarsi per catturarli emotivamente”.  Effettivamente quel senso d’immobilità e sospensione che percepiamo dai suoi scatti non è altro che la voglia di rallentare la frenesia quotidiana che oramai subiamo per riappropriarci del nostro tempo e del nostro spazio. Osservando con attenzione la luce, i colori e il senso surreale della scena delle sue foto, viene quasi naturale l’accostamento ad alcune opere di René Magritte: “Forse c’è qualcosa nelle sue luci molto simile alla luce tipica delle colline/pianure della Romagna che rendono surreale la composizione”, commenta Bramante, e aggiunge: “le nuvole sono l’istantaneità, la leggerezza della vita, una fonte di immaginazione. Ho banalmente alzato gli occhi dal telefono e dal traffico per rifletterci sopra e crearci sopra una serie di ritratti”.

E se Brahmino si apre al paesaggio, alla natura e alle nuvole relazionandosi con esse, c’è un fuori classe che invece le nuvole le crea e le comprime in spazi chiusi. Si chiama Berndnaut Smilde ed è un performer olandese: un vero e proprio generatore di nuvole. Sceglie con cura gli spazi chiusi all’interno dei quali attuare la sua performance, regola sapientemente la temperatura e l’umidità dell’ambiente in base a misurazioni precise, quindi spruzza nell’aria fumo o vapore. La nuvola, lentamente, si gonfia, prende forma, si dilata nello spazio e si dissolve. È un movimento lento che dura pochi attimi e che porta a trasformare l’ambiente in una situazione surreale molto vicina a quelle che rappresentava il maestro Magritte; le nuvole nella stanza de La Tempesta (1927) sembrano proprio quelle create, oggi, da Berndnaut Smilde.

Ad oggi in pochi hanno avuto la possibilità di assistere dal vivo alle sue performance, ma quelli che ammirano le sue creazioni in fotografia sono sempre di più, anche grazie al web, dove il fenomeno Smilde cresce sempre più.

Si potrebbe continuare all’infinito a parlare di nuvole cercando di percepirne il senso artistico, emozionale e mutevole. Quello che oggi possiamo continuare a fare, per scappare dalla frenesia della quotidianità, è continuare a vivere con la testa tra le nuvole e i piedi per terra.

 

 

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