Elisa Caldana // Iger della Settimana

Uno dei profili che ha colpito di più (nel vero senso della parola) il team di Instagramers Friuli Venezia Giulia è il progetto provocatorio di Elisa Caldana, aka @elypurple. Non siamo riusciti a resistere e abbiamo voluto indagare più a fondo su Scoptofilia; ve lo raccontiamo con l’intervista fatta da Angela @angycat, co-manager di @igersfvg.

Nome, cognome, nickname e professione.

Elisa, Caldana, “elypurple” e fotografa.

Su Instagram hai cominciato il 1° marzo dello scorso anno un progetto che si chiama Scoptofilia. Cos’è? Ce lo descrivi?

Scoptofilia è la traduzione in italiano del più noto termine voyeurismo. Tutto è nato appena mi è capitata tra le mani quella macchina infernale detta anche Iphone. Mi sono velocemente resa conto della dipendenza che crea. Così l’idea di esasperare questo aspetto proponendo una foto al giorno di un gesto, il buco, ricordo di un giochino tra i banchi di scuola. Il buco (una sorta di OK fatto con la mano) veniva mostrato alla vittima e se quest’ultima non riusciva tempestivamente a toccarlo con il dito pagava pegno ricevendo un pugno sulla spalla. Per quanto conoscessi le regole del gioco, per quanto non volessi guardarlo, cadere in tentazione era inevitabile. Questo mi ha portato ad associarlo alle dinamiche dei social networks.

Nel tuo progetto hai identificato gli utenti dei social network come se fossero divisi in due categorie: voyeristi ed esibizionisti. Secondo questa distinzione, quindi, tu fai parte degli utenti esibizionisti? Come reagiscono i tuoi seguaci ogni volta che li punisci?

Un esibizionismo forzato, non prettamente narcisistico. Proporre un’immagine al giorno diventa un allenamento per la mente, una sfida creativa per chi di produzione di immagini campa. Il termine seguace mi spaventa, re-setta la volontà e la libertà di una persona, ma descrive bene ciò che realmente succede appena si è muniti di una connessione ad internet. Con sorpresa ho notato un interesse sempre maggiore verso questa idea, forse a causa della cadenza quotidiana, della costanza e della quantità. Ma spero che, al di là dell’affezione per la frequenza, qualche scoptofilia sia rimasta impressa e abbia lasciato degli spunti di riflessione. Le foto alcune volte propongono i temi dell’attualità, quindi storici, quindi alla portata della memoria collettiva. Un coinvolgimento e un commento, seppur minimi, scaturiscono dallo stesso sentire. Mi auguro che la punizione sia per i più un “dolce sentire”.

Come interpreti Instagram oggi che hai terminato il progetto? È cambiata la tua idea sui social network o si è rafforzata?

Dopo 365 foto posso constatare di aver rafforzato la mia idea su questi contenitori di individualità. La parvenza è quella di una grande finestra sulla piazza del paese, ma invece di affacciarsi per salutare cordialmente i passanti, si usa un megafono indossando un giubbino catarifrangente. La voglia di esserci spesso esula dal cosa comunicare. Ahinoi.

Scatti usando l’iPhone con Instagram, altra applicazione o macchina fotografica? Usi app per editare le tue foto?

Se ti riferisci a Scoptofilia, ho voluto intenzionalmente che il mezzo per descrivere la mia quotidianità fosse l’app da tossicodipendenza, Instagram appunto. Ho scattato ogni volta con l’Iphone perchè segue i miei movimenti, in alcuni casi Photoshop per togliere un dettaglio o enfatizzare un contrasto, ma il filtro finale è sempre “EarlyBird + cornice” di Instagram per delineare uno stile comune alle foto. Non va dimenticato infatti che tutte queste gocce formano un laghetto… una sfumatura eccessivamente diversa rovinerebbe l’armonia del tramonto.

In questi mesi ti sei calata anche tu nella parte del voyeurista? Quali sono i tre utenti che secondo te vale la pena spiare?

Sono curiosa di natura. Inevitabile lo scambio dei ruoli, da carnefice a vittima. Se vi cade l’occhio, raccoglietelo per sbirciare questi tre: @ttapioka, @punctumath, @qta3

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