Facebook Inc., il monopolio social a rischio

Immaginate che il vostro medico sia anche il vostro farmacista e sia anche il proprietario di un’azienda farmaceutica… Strana sensazione, vero?
Con le dovute proporzioni è quello che succede tutti i giorni con Facebook, Instagram e Whatsapp.
Avrete sicuramente notato che, quando accedete ad una di queste app, durante il caricamento appare la scritta Facebook. Beh, è chiaro, appartengono tutti allo stesso proprietario, Mark Zuckerberg, e dopo anni di cecità, qualcuno sembra essersi accorto che è una concentrazione di potere pericolosa, quasi 3/4 degli utenti social in un’unica mano.
La Federal Trade Commission (Ftc), una sorta di AntiTrust americana, ha messo sotto indagine il colosso di Menlo Park e ben 48 Stati su 51 hanno denunciato questa situazione, suggerendo anche la soluzione: vendere!
Zuckenberg sembra trovarsi ad un bivio: vendere o essere processato. L’accusa è quella di aver comprato le aziende rivali per eliminare la concorrenza dal mercato.
La mossa è senza precedenti, in quanto sostenuta sia da una coalizione bipartisan di Stati che dall’agenzia governativa che si occupa di tutela dei consumatori ed eliminazione di pratiche commerciali anticoncorrenziali, ed ovviamente rischia di rivoluzionare l’intero mercato dei social media.

L’indagine in piedi da oltre 18 mesi è sfociata in cause legali che puntano il dito contro gli acquisti di Instagram per 1 miliardo di dollari nel 2012 e WhatsApp per 19 miliardi di dollari due anni dopo.

Le cause, presentate presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti del Distretto di Columbia, sono sone l’ultimo tassello delle azioni dei regolatori di tutto il mondo per provare a contrastare lo strapotere dei giganti del web.

Per quasi un decennio, Facebook ha usato la sua posizione dominate e il suo potere monopolistico per schiacciare i rivali e battere la concorrenza, tutto a spese degli utenti comuni – ha dichiarato la procuratrice generale di New York Letitia James – Oggi stiamo intervenendo per conto di milioni di consumatori e di molte piccole imprese che sono state danneggiate dal comportamento illegale di Facebook”.

Ma è solo un problema di concorrenza?

A nostro avviso si tratta anche di un problema di concentrazione del potere. Immaginiamo che Instagram, facebook e whatsapp mandino un messaggio sulle loro piattaforme a tutti i loro utenti, dicendo che gli asini volano. Probabilmente moltissimi penserebbero ad un errore, alcuni ci crederebbero e qualcun’altro ancora non leggerebbe il messaggio, ma se invece dell’insegna facebook volessero inviare un messaggio tramite altri canali, ad esempio quello di acquistare fazzoletti di carta verdi invece che bianchi, adducendo magari anche motivazioni valide, il risultato sarebbe ben diverso dall’esempio precedente.

Se ragionate su quest’ultimo passaggio, potrete capire quanta concentrazione di potere hanno i social network nell’indirizzare la politica, i consumi, ed anche la cultura dei loro utenti.
In questo video potere osservare come dal 2008 gli sSati abbiamo un loro social di riferimento.

Il social più utilizzato per ogni nazione, 2008/2020

Oggi Facebook è il social network preferito in 151 paesi su 167 analizzati, pari al 90% della popolazione mondiale.

Per chiarire ancora meglio di cosa stiamo parlando, snoccioliamo insieme alcuni numeri:
Facebook: 2,6 Miliardi di utenti
Instagram: 1 miliardo di utenti Attivi e 500 milioni vi accedono ogni giorno
Whatsapp: 2 miliardi di utenti

Certo, sappiamo bene che probabilmente molti utente fanno capo alla stessa persona, ma prendiamo come numero solo whatsapp, app con la quale è sicuramente più difficile creare vari account.
Consideriamo quindi un potere di penetrazione di 2 miliardi di persone in un click. 2 miliardi di persone pronte a leggere la notifica che è appena suonata nella loro tasca, ci sono leggi e limiti alle azioni di queste app, ma il potere concentrato nelle stesse mani è davvero enorme.



Se poi con un minimo di analisi in più pensiamo che su facebook, Instagram e whatsapp probabilmente vi sono differenti tipi di utenti, per fascia di età, sesso, ideologia politica o nazionalità, fa ancora più paura, e l’influenza che potrebbero avere sulla nostra quotidianità, senza che noi ce ne accorgiamo, è ogni giorno più pericolosa.

In Europa, infatti, la Germania ha vietato di unire i dati dei tre social network e di non utilizzarli per la vendita, nel tentativo di fermare questo strapotere.

Ma a descrivere benissimo la situazione arriva Chris Hughes, cofondatore di Facebook ed ex compagno di stanza di Mark Zuckerberg ad Harvard, che ha scritto un pezzo sul New York Times, lo scorso anno, del quale vogliamo presentarvi un estratto.

“La società Facebook Inc – che comprende anche Instagram e WhatsApp – dovrebbe essere scorporata (“it’s time to break up Facebook”, scrive l’informatico e investitore), perché “mette a repentaglio la nostra democrazia” e bisognerebbe porre un limite allo strapotere di Zuck.


L’influenza di Mark è sconcertante e va al di là di quella di qualsiasi altra persona nel settore privato e nel pubblico. Controlla tre piattaforme di comunicazione… Solo lui può decidere come configurare l’algoritmo che determina cosa vedono le persone, quali sono le loro impostazioni della privacy e persino che messaggi ricevono. È lui che detta le regole per distinguere i contenuti violenti da quelli semplicemente offensivi”

Chris Hughes, cofondatore di Facebook

Quali scenari?

Voci di corridoio sembrano confermare il sentore secondo cui si andrà per vie legali e che Zuckerberg non abbia alcuna intenzione di vendere. Ma la Federal Trade Commission, che in passato era proprio l’ente che aveva autorizzato gli acquisti di Instagram e Whatsapp, sembra non voler demordere in alcun modo, e sta già lavorando a leggi che obblighino a scorporare il colosso di Menlo Park, vendendo o addirittura con l’annullamento dell’acquisizione degli altri due social, oltre alla inibizione all’acquisto di altre società per molti anni.

Infatti fu proprio Mark a dichiarare:
i politici mi dicono che ho troppo potere sulla libertà di espressione, è vero” .


Facebook non ha paura di nuove regole. Ha paura di cause per violazioni delle regole sull’antitrust e del livello di responsabilità che una vera vigilanza dei governi comporterebbe.

Come andrà a finire? Ditecelo nei commenti o sui nostri social.

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