Instameet Pesaro e Photosì forum, la fotografia che cambia

Instagramers Pesaro

Instagramers PesaroGrande meeting a Pesaro, dove la community si è radunata per l’InstameetPU, per salutarsi e divertirsi grazie alla splendida organizzazione del gruppo degli Instagramers Pesaro e Urbinodi Instagramers Marche e dell’azienda Photosì.

Il tutto in occasione del forum organizzato da Photosì, nel corso del quale si è avuto modo di scambiare idee e punti di vista tra amanti della mobile photography e non, tra fotografi professionisti ed appassionati.

Giornata dedicata interamente alla fotografia, iniziata con un bellissimo Instawalk pomeridiano dedicato ai colori della città (che ha visto l’assegnazione di 6 premi speciali e la pubblicazione in presa diretta di oltre 800 immagini!) portandoci (dopo lunga passeggiata in spiaggia) a riposare le pesanti gambe presso il Flaminia Baia Resort, sede designata della mostra Instagramers e del forum Photosì (grazie ancora a @igersPU @igersMarche per la splendida organizzazione).

Mostra, aperitivo (che non ci facciamo mai mancare), cena e conference “La fotografia che cambia”. Questo il programma che ci ha tenuti impegnati tra le 18 e l’una di notte. Con grandissimo piacere  e coinvolgimento dato che la mostra vedeva esposte oltre 300 immagini provenienti da Igers di tutta Italia (ringraziamento speciale a Photosì Print Up per la qualità della stampa e per la creativa esposizione delle vostre foto) e dato che sul palco della conference c’erano a rappresentarci Ilaria Barbotti (Founder di Instagramers Italia), Phil Gonzalez (Founder Instagramers) e Gianpiero Riva (ManIger di Instagramers Friuli Venezia Giulia, co-founder del nuovissimo progetto Jewelgram e partecipante come embedded journalist al progetto Lebanon Media Tour).

Ottima occasione come detto per confrontarsi, per fare autocritica e per  far cadere alcuni stereotipi che ruotano intorno al mondo Instagram e intorno agli Igers. O almeno cercar di far cadere. Il confronto infatti ha trovato subito il suo perno nella grande, abissale differenza che esiste tra il mondo della fotografia professionale e quello della fotografia amatoriale.

Tutto giustissimo non fosse per l’errato assunto di partenza: (non ripeto la parola colpa che non ha ragion d’essere) con Instagram tutti credono di essere fotografi.

Ci risiamo. Bisogna di nuovo spiegare cosa è Instagram.

Instagram non è “La Fotografia”, non è “La Morte Della Fotografia”, non è “Il Futuro Della Fotografia”, ma semplicemente un social network dedicato al photosharing che rappresenta la più ghiotta occasione di visibilità al momento esistente per professionisti della fotografia e semplici appassionati.

Ovviamente a saperlo usare correttamente, dato che su Instagram non vigono le regole che troviamo su Facebook e Twitter. I like non funzionano in maniera passiva costringendoci a vedere ciò che piace ad altri e non ci sono i retweet. Motivo per il quale vediamo solo ciò che noi vogliamo vedere e se un Brand o un Pro vogliono farsi notare devono trovare la loro via, fatta di qualità e/o creatività. Questo non ci stancheremo mai di ripeterlo.

Proprio per questo ci sono gli Instagramers (e non solo dato che le community abbondano e questa è semplicemente la più numerosa e coesa probabilmente). Gli Instagramers oltre ad essere in molti casi degli psicopatici dall’umore altalenante, oltre ad essere dei logorroici fanatici delle toy camera, sono delle persone che, dopo aver chiacchierato in rete sotto fotografie belle e brutte, si sono piaciute e hanno deciso a un certo punto di incontrarsi. E di organizzare eventi e meeting (come questo Instameet) per vedersi il più spesso possibile. Perché trovano la cosa molto divertente.

A tutto questo si aggiunge la volontà di alzare (senza crederci troppo e senza prendersi troppo sul serio) la qualità delle foto presenti su Instagram, attraverso challenge dedicati ad argomenti e soggetti specifici, a luoghi particolari, allo scambio di suggerimenti su come ottenere un risultato piuttosto che un altro attraverso questa o quella particolare applicazione.

Tutto questo perché Instagram esiste a prescindere dagli Instagramers (e a prescindere dai Brand che lo vedono come uno strumento di marketing ancora tutto da esplorare). Se può servire a dimostrarlo basta buttare un occhio su una delle recenti copertine di Time (che mettendo in copertina una foto presa da Instagram dedica uno speciale allo stream che ha preso vita durante l’uragano Sandy) o all’account @NatGeo, account ufficiale dello storico National Geographic, che non ha bisogno di presentazioni e che della Fotografia è da sempre bandiera.

Confronto avvincente quindi, molto, a volte anche un po’ aspro, altre sicuramente goliardico (ripeto, non siamo fatti per prenderci sul serio), che ci ha trovato comunque tutti d’accordo su un punto fondamentale emerso grazie all’intervento di uno spettatore che ha riportato tutti alla realtà e che voglio sintetizzare con due frasi storiche nel mondo della fotografia: “Quel che conta è l’immagine. Quando mi chiedono, che cosa hai usato per farla? I miei occhi.” [Ansel Adams] e ” È un’illusione che le foto si facciano con la macchina… Le foto si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa” [Henri Cartier Bresson].

@alefortuna aka @biopod23

 

Tagged: