Proseguiamo con la rubrica Fotografia smartphone e riprendiamo il discorso della volta scorsa quando abbiamo iniziato a parlare di composizione fotografica partendo dalla regola dei terzi e i centri di interesse. Ricordo che anche per i contenuti di questo post attingerò a piene mani dalle pagine dell’omonimo libro che ho pubblicato per APOGEO – Feltrinelli.
Il modo in cui disponi il soggetto e gli elementi di contorno nella tua foto va sotto il nome di composizione. Tutto il resto viene dopo. Per fare un’analogia con la musica, la composizione nella fotografia sta alla melodia come il fotoritocco sta all’arrangiamento: quest’ultimo a volte può stravolgere completamente un brano ma non cambierà mai note e parole che sono gli elementi che raccontano la storia. E come ogni storia che si rispetti, anche una fotografia ha il suo protagonista principale: il soggetto.
Scelta del soggetto
Per quanto possibile cerca sempre di decidere prima cosa sta dentro e cosa sta fuori dalla tua fotografia. Se stai fotografando un paesaggio e tra te e lo scenario si interpone un palo della luce con tanto di fili che pendono, puoi fare le seguenti cose.
– Non fotografare lo scenario.
– Scegliere una posizione migliore dalla quale fotografarlo senza che compaiano il palo e i fili.
– Fotografare lo stesso con il palo e i fili e imparare a eliminare gli intrusi con le tecniche di fotoritocco che spiegherò più avanti.
La cosa da non fare assolutamente è includere il palo e i fili… a meno che anch’essi non facciano volutamente parte della composizione; e allora più che mai la composizione deve comunicare all’osservatore questa precisa scelta distribuendo il palo e i fili lungo le linee di forza, comprese anche le diagonali che passano per i centri di interesse. In generale dobbiamo cercare di focalizzare l’attenzione sul soggetto dell’inquadratura e dobbiamo provare a metterlo in evidenza rispetto al resto, che deve essere al servizio del soggetto stesso.
Cercare di far stare più soggetti (per esempio delle persone) nella stessa inquadratura risulta sempre poco piacevole dal punto di vista estetico a meno che il soggetto della foto non sia un gruppo di persone; in tal caso il gruppo verrà trattato come un’unica entità e quindi distribuito lungo le direttrici identificate dalla regola dei terzi (si veda foto di copertina).
Simmetrie e asimmetrie
Personalmente adoro le simmetrie. Una foto simmetrica è uno dei pochi casi in cui è lecito ignorare (totalmente) la regola dei terzi. Ma affinché la foto risulti affascinante la simmetria deve essere pressoché perfetta e scattare una foto simmetrica con uno smartphone non è sempre facile in quanto tale device per sua natura non permette di prendere la mira con precisione. Per questo motivo può essere utile cercare di scattare una foto più simmetrica possibile per poi sistemarla in post produzione utilizzando le app come scopriremo presto.
Ci sono dei casi in cui invece è utile comporre in modo asimmetrico uno scenario che per sua natura ben si presterebbe alla rappresentazione simmetrica, come per esempio una serie di oggetti bene ordinati quali un cimitero, una vigna o una spiaggia attrezzata con gli ombrelloni. In questo caso, anche in virtù del tipo di ottica grandangolare che monta lo smartphone (in genere un 33 mm equivalente) che enfatizza la distanza degli oggetti vicini e appiattisce quella tra gli oggetti lontani, accadrebbe che se inquadrassimo con perfetta simmetria daremmo risalto proprio alla distanza tra gli oggetti vicini lasciando un vuoto poco piacevole in primo piano.
Conviene allora decentrarsi leggermente rispetto all’asse di simmetria e sfruttare la regola dei terzi posizionando un oggetto capofila in primo piano in corrispondenza di un terzo e il punto di fuga in cor- rispondenza del terzo sul lato opposto.
Assecondare sguardo e movimento
Regola vuole che venga lasciato sempre più spazio dalla parte verso la quale si dirige lo sguardo o il movimento del soggetto. Ma come al solito, imparata la regola impariamo a infrangerla. Ci sono dei casi in cui il posizionamento del soggetto risulta palesemente errato poiché non rispetta assolutamente la looking room e la lead room. In altri casi si può però giocare con l’assenza o la presenza di luce nella direzione del movimento o dello sguardo del soggetto per trasmettere una sensazione o per raccontare una storia.
Curiosità: Il termine looking room indica lo spazio vuoto (distanza tra il soggetto e la cornice della foto) lasciato nella direzione in cui il soggetto rivolge lo sguardo. Il termine lead room indica lo spazio vuoto lasciato nella direzione in cui il soggetto si sta muovendo o sta compiendo la sua azione.
Bene, come sempre vi sfido a mostrarci i vostri capolavori che vi sarete divertiti a realizzare con i suggerimenti fin qui visti. Pubblicate le vostre foto su Instagram con il tag #IgersItaliaEdit101 e non mancherò di farvi avere un parere. Su Instagram io sono @giariv… magari citatemi sotto le vostre foto se volete un particolare parere 😉