Iger della settimana // Andrea Pacella

Grazie ad un bellissimo workshop di due giorni dedicati a tecnica e pratica della Street Photography ho avuto modo di conoscere meglio Andrea Pacella, apprezzarne la vastissima cultura fotografica e immergermi appieno nella filosofia Leica.

Sì, perché Andrea lavora proprio per Leica una realtà della fotografia mondiale che non ha bisogno di presentazioni e che nonostante possa sembrare strano, ha molte affinità con il nostro mondo, quello degli Instagramers. Leggendo l’intervista capirete perché.

leicantropus-838864741265812780_5654074
Aula sede delle Leica Akademie

Descrivi te stesso: nome, lavoro, sogni. 

Andrea Pacella, direttore marketing Leica Camera Italia e direttore Laica Akademie. Il lavoro più bello del mondo perché lavoro con la fotografia. Sogni, continuare a farlo.

Quando si è avvicinato al mondo della fotografia e perché?

Il 16 agosto 1987 uno zio mi regalò una Olympus M1. Andai con degli amici a vedere il Palio di Siena dove ho fatto la mia prima foto ad alcuni sbandieratori. Da quel momento ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia. In seguito mi fu regalato un libro della Magnum, “The world seen by Magnum Photographers in our time” e cominciai ad apprezzare le loro immagini. Parallelamente, mi sono avvicinato a Leica e da quel momento non l’ho più lasciata. Ho iniziato a lavorare per Leica nel 1993 fino al 2007, dopo una breve pausa in altre società come direttore della comunicazione, sono rientrato in azienda come marketing manager. Un amore di vita per me!leicantropus-794815572406677118_5654074

Predilige un genere di fotografia o un fotografo in particolare, se sì, chi e perché.

É come chiedermi che musica prediligo… da Mozart ai Beatles agli AC/DC! In fotografia ci sono molti fotografi straordinari e in ogni momento me ne piacciono alcuni in particolare. In questo periodo seguo alcuni autori “sporchi” (come li definisco io) come Anders Petersen e Daido Moriyama. Mi piace tutto, architettura, reportage, street photography, mi emozionano i ritratti non banali come ad esempio i ritratti di Richard Avedon. Mi piace la fotografia, non i grandi fotografi e non ho un autore che prediligo perché sono amico personale di Berengo GardinMeyerowitz, Salgado, Maioli, Pellegrin quindi per me è difficile scindere la persona, l’amicizia, dal loro essere grandi fotografi.

Meyerowitz fotografato da Andrea Pacella
Meyerowitz fotografato da Andrea Pacella

Parliamo dell’evoluzione che la fotografia sta avendo, come sta cambiando secondo lei, sta diventando più difficile scovare nuovi talenti?

No, è pieno di bravi giovani fotografi, forse più di prima. Il problema è che la fotografia, con la democratizzazione del digitale, è diventata meno consapevole, quindi viene fatta spesso con meno attenzione e meno impegno. Nonostante questo ci sono molti giovani fotografi straordinari, alcuni dei quali sono nati grazie agli smartphone e alla fotografia digitale. Giovani che non hanno le sovrastrutture della fotografia classica e che si approcciano all’immagine in maniera fresca e non condizionata.

Qualche nome di fotografi che ci consiglierebbe di seguire?

Per me sono gli italiani Marco Casino, Andrea Boccalini, Gianluca Panella, Federico Scoppa, Paolo Marchetti, Alessandro Penso, Arianna Arcara. Ci sono molti fotografi italiani di talento e noi come Leica stiamo cercando di aiutarli.

Andrea Pacella con Steve Mccurry
Andrea Pacella con Steve Mccurry

Ad un giovane che vorrebbe fare il fotografo che consiglio darebbe?

Studiare, tanto… ma non studiare solo fotografia, studiare le lingue, storia, letteratura, scienza. Farsi una bella cultura e poi scegliere di fare il fotografo perché vuole farlo e non perché non trova lavoro. Impegnarsi, avere umiltà e imparare a lavorare su progetti dai contenuti forti, che vanno al di là della bella foto.

Ci parli della filosofia Leica e delle affinità che potrebbe avere con il mondo della fotografia mobile.

La filosofia di Leica si racchiude in una parola sola che è essenzialità. Leica è uno strumento essenziale, perfetto di eccellenza meccanica e ottica che però deve essere messo nelle mani di qualcuno che usa il cervello come software di creazione delle immagini. Le foto si fanno prima nella mente e poi si trasferiscono nella macchina fotografica. Ha solo tre comandi: tempo, diaframma e messa a fuoco quindi tutto il resto è lasciato alla libertà del fotografo.

Leitz Park / Wetzlar (Germania)
Leitz Park / Wetzlar (Germania)

L’affinità con la fotografia mobile è questa, l’essenzialità. A suo modo anche uno smartphone è essenziale, ha un’ottica fissa (spesso grandangolare) che ti obbliga ad andare vicino a quello che fotografi, devi semplicemente vedere e scattare. Se sei capace di comporre correttamente e creare delle storie con le fotografie lo fai indistintamente sia con una Leica sia con uno smartphone.

Lavorando per Leica le sarà capitato di vivere esperienze emozionanti, può raccontarci se ce n’è stata una che l’ha colpita di più?

Durante la Photokina 2012 di Colonia vedere dal vivo, di fronte alla sua fotografia, Kim Phúc, la bambina che scappava dai bombardamenti al napalm in Vietnam, fotografata da Nick Út.

Che rapporto ha con instagram?

Mi diverte. Credo di essere stato uno dei primi a scaricare l’applicazione, lo uso da tanti anni. Instagram per me è un diario dove condivido la mia vita lavorativa e personale, dove racconto le piccole cose di ogni giorno che mi stupiscono: un tramonto, una vista dal finestrino, un momento particolare che voglio “registrare”.

© Andrea Pacella
© Andrea Pacella

Per le mie immagini personali uso sempre un filtro (EarlyBird) lo faccio perché credo che ogni autore debba avere un proprio elemento identificativo, avere uno stile che lo contraddistingue e che possa essere subito recepito da chiunque. Nelle immagini che condivido a livello professionale invece spesso non utilizzo nessun filtro, lo faccio per mantenere la narrazione semplice e lineare. Mi piace raccontare gli eventi a cui partecipo, le Leica Akademie con foto fatte esclusivamente con smartphone, una condivisone social delle attività che facciamo che, grazie all’utilizzo dell’hashtag #leica, hanno un riscontro notevole. Non pubblico mai foto di famiglia o progetti fotografici personali, immagini e ricordi che realizzo sempre con la machina fotografica.

Usa applicazioni di fotoritocco?

Per le immagini realizzate con la macchina fotografica uso Lightroom con la stessa filosofia con cui stampavo le fotografie in camera oscura, senza alterare l’immagine con livelli, montaggi, HDR. Per le immagini realizzate con lo smartphone non uso nessuna applicazione per modificare tranne che le personalizzazioni di Instagram.

© Andrea Pacella
© Andrea Pacella

Il suo profilo instagram?

Il mio profilo instagram è Leicantropus.

Come interpreta la possibilità di condividere le immagini su un social network come Instagram?

É fondamentale, la ragione per cui lo uso. Le mie foto le faccio con la macchina fotografica e poi decido se pubblicarle in forma di progetto, lavoro, mostra. Per quello che invece voglio condividere con gli altri, emozioni, momenti Instagram è geniale.

Ci sono profili Instagram di autori che segue e che vorrebbe consigliare?

Thomas Kakareko alias @thomas_k e David Alan Harvey alias @davidalanharvey.

Tagged: