Iger della settimana // Luca Abete

Dopo la pausa estiva riprende l’appuntamento con l’iger della settimana. Stavolta abbiamo parlato con un personaggio dai mille interessi; vulcanico, simpatico, volto noto, disponibilissimo e… appassionato di fotografia!

venditore di aquiloniAbbiamo infatti infatti intervistato Luca Abete, uno dei personaggi di punta di Striscia la Notizia e… ottimo fotografo.

Ciao Luca, ti confesso che solo recentemente ho scoperto la tua passione per la fotografia “imbattedomi” nel tuo profilo su Instagram (@lucaabete). Partiamo dalle origini: come hai scoperto Instagram e cosa ti piace di questo Social Media?

Sono sempre stato attento ai Social Media a vocazione fotografica tant’è che il mio primo amore è stato Flickr attorno al 2006; avevo un mio profilo in cui caricavo i miei scatti e spesso mi piaceva abbinarli a dei pensieri a volte poetici, a volte introspettivi. Successivamente su Flickr ho dato il via alla mia attività di selfie: Instagram è diventato invece il mio social a natura personale, gli altri profili sono infatti pagine di lavoro dedicate alla mia attività ed al personaggio pubblico.

Su Instagram invece mi piaceva molto la possibilità di postare foto che all’inizio non avessero nessun riferimento esplicito a me stesso ma che potessero solo raccontare dei pensieri, delle suggestioni, dei momenti. Alcuni mesi fa ho invece gettato la maschera; dopo qualche centinaio di foto anonime… sono comparso io!

Uso Instagram con piacere perchè il modo di comunicare per immagini mi piace molto e lo uso da sempre, non dimentico di essere uno di quelli che ha vissuto senza internet, senza un modo semplice per comunicare le cose alla gente al di fuori della propria cerchia e quindi vivo con estremo interesse e stupore i nuovi canali di comunicazione.

Il successo di Instagram per me sta nella sua semplicità, praticità, nei filtri e nelle cornici anche se io uso sempre lo stesso filtro, ho una mentalità molto geometrica avendo studiato architettura e mi piace rimanere fedele a questa impostazione.

Il tuo profilo contiene foto molto varie, la costante sembra essere una grande passione per i viaggi e per gli spostamenti, solo in parte motivati dal lavoro. Quali sono le foto che ami maggiormente condividere?

Per lavoro sono sempre in giro, un po’ meno in inverno, spesso alla ricerca di guai tra Campania e Calabria. Sono una persona molto attenta che si guarda molto attorno ed a cui piace molto immortalare degli istanti. Mi piace far sorridere, stupire, far riflettere e discutere. Le foto più belle fatte probabilmente le ho scattate nei campi rom dove ho visto delle scene incredibili a quattro passi dalla “vita civile”, sembrava di essere in un campo profughi lontano anni luce dal nostro paese.

Lì ho fatto molte foto con dei bambini meravigliosi il cui colore della pelle era nascosto da uno strato di fango che si era seccato loro addosso. Spesso una fotografia aiuta a mostrare al mondo quello che il mondo non può o non vuole vedere, ci sono realtà che nessuno conosce…..

Usi Instagram anche come Social Media interagendo con gli utenti e visitando profili nuovi o lo vivi solo come contenitore di immagini?

Per me la dimensione social di Instagram è molto importante, il bello di questi strumenti di condivisione di immagini, come era Flickr in passato e come è oggi IG, è proprio la possibilità di poter vedere cosa sta succedendo, contemporaneamente, in tanti posti del mondo. Quando pianifico un viaggio le prime ricerche per scoprire i luoghi da visitare le faccio proprio su Instagram!

Mi piacciono molto immagini che ritraggono luoghi, le foto di cibo e tutto ciò che racconta la realtà.

La cosa che mi fa sorridere è che io sono inviato di un programma televisivo ma grazie ai social basati sulle immagini anche la massaia può diventare cronista, reporter e raccontare il suo mondo.

Il tuo progetto ONEphotoONEday su Flickr fa di te, in pratica, lo “sdoganatore del selfie” addirittura nel lontano 2010. Ce ne vuoi parlare?

Sono sempre stato appassionato di selfie fin da quando si chiamavano autoscatti. Quando comprai le prime macchine digitali scoprii la funzione del conto alla rovescia, un effetto miracoloso! Io facevo degli scherzi ai miei amici quando eravamo assieme, mettevo la macchina fotografica in un posto e all’urlo “autoscatto selvaggio” tutti dovevano mettersi in posa senza sapere da dove sarebbe stata scattata la foto!

Non ho mai avuto una reflex, io non usavo la fotografia da fotografo ma da comunicatore, per immobilizzare attimi che rappresentassero la mia vita. Nel 2010 sono partito con “un anno di me”… e dopo pochi scatti mi sono reso conto che un anno non mi sarebbe bastato. La cosa buffa è che allora quando la gente mi vedeva appoggiare la macchina fotografica su un muretto per scattare o mi vedeva allungare il braccio… puntualmente si offriva di scattare la foto! 5 anni fa quando ho iniziato a scattare era impensabile scattarsi una foto da soli… oggi… direi di no! All’inizio si pensava che i selfie fossero per i “bimbiminkia”, oggi invece capita di vedere donne con il burqa che se li scattano! E’ un linguaggio internazionale che accomuna persone su ogni angolo del globo, è una rivoluzione della comunicazione.

FotOOppostE è un altro progetto fotografico molto interessante, sul sito si legge “Un click all’unisono descrive lo stesso luogo, nello stesso attimo, ma da due punti di vista diversi, anzi opposti”. Cosa aggiungeresti a questa definizione per convincere chi ci legge a visitare il sito ed andare a scoprire le vostre foto?

L’idea nasce sempre dal tentativo di trovare nuove forme di comunicazione anche provocatorie. Quando scatti una foto per esempio di una facciata di un palazzo lasci al di fuori tutto quello che hai alle spalle, è un limite che nel mio lavoro non ho, con la telecamera infatti posso fare una ripresa a 360°. Da questa riflessione, con Elena Girone, fotografa professionista, è nata questa idea, un nuovo modo di raccontare un viaggio cercando di immortalare tutto ciò che abbiamo davanti ma anche dietro, riprendere l’intera scena e non solo una porzione, il tutto è come un duello, il click deve essere all’unisono per essere significativo. Abbiamo fatto una bellissima esperienza in Sri Lanka, una in Marocco dove però non abbiamo cercato i luoghi tipici del turismo, siamo andati in mezzo alla gente per immortalarli con questo esperimento rivoluzionario. Ci è piaciuto molto questo progetto, ci ha aiutato a viaggiare… divertendoci!

Hai già nuovi progetti fotografici in cantiere di cui puoi parlarci??

Al momento ne ho tanti aperti e non penso di intraprenderne di nuovi ma non si sa mai; Onephotooneday per esempio all’inizio era un po’ pesante per me, ogni giorno una fotografia… ma ormai dopo 5 anni di sono arrivato a circa 1700 scatti ed ormai non è più una fatica! I progetti fotografici vanno avanti, le idee ci sono e… chissà! tramonto in cilento con Dan Peterson

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