Igerscycling al Sardinia Grand Tour

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Servizio a cura di Andrea Lasagna (@IgersCycling)

Parto alla volta della Sardegna con la giusta tensione e il desiderio di cimentarmi in un tour dell’isola con una prima tappa su una distanza e un percorso mai affrontati prima: una randonnée di circa 200 km e 3000 metri di dislivello che il primo maggio mi avrebbe portato da Arzachena ad Alghero con un gruppo di altri aficionados del pedale.

Dopo un giorno di riposo ad Alghero, l’itinerario prosegue attraversando la selvaggia costa occidentale fino a Pula in 3 tappe successive, il tutto sempre sotto la regia e l’organizzazione di Sardinia Grand Tour

Sardinia Grand Tour è un lungimirante progetto che riunisce operatori e guide specializzate in clicloturismo, servizi di noleggio bici e transfer, strutture ricettive e produzioni agroalimentari finalizzato a fornire strumenti, servizi e informazioni utili alla progettazione e all’acquisto di vacanze in bicicletta in Sardegna.

Sapevo che mi attendeva una fatica tale da mettere in dubbio il classico e spensierato divertimento della vigilia a cui non avevo saputo dire di no. L’attrazione masochista del ciclista verso la sofferenza è rinomata e unita al richiamo della Sardegna è risultata fatale per me.

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Sveglia all’alba, abbondante colazione, tanto entusiasmo e via, si parte, poco agonismo e nessuna classifica ma come obiettivo il conseguimento del brevetto randonneur omologato ARI da 200 km e soprattutto trascorrere una giornata indimenticabile. Il sole inizia a scaldare già dalle prime ore e fin dai primi km mi colpiscono l’intenso verde della macchia mediterranea e il silenzio: sento solo il mio respiro mentre affronto le salite che mi portano a Tempio passando da San Antonio di Gallura e Calangianus tra fitti boschi di lecci, sugheri, querce e ulivi secolari, che si mischiano alle altre inconfondibili essenze mediterranee. Da Tempio superiamo il borgo di Aggius e raggiungiamo la suggestiva “Valle della Luna”, una vasta pianura disseminata di massi di granito di varie dimensioni, isolati o a gruppi, che conferiscono al paesaggio un aspetto lunare, da qui il nome con cui è nota la vallata. I massi, modellati nel trascorrere del tempo dagli agenti atmosferici, presentano forme particolari simili a figure di animali e a profili di visi umani.

Dopo una lunga discesa che ci porta a Viddalba ho un nuovo compagno di viaggio che mi accompagnerà fino ad Alghero: è un compagno che non gode di grandi simpatie tra i ciclisti, si chiama vento e in Sardegna Maestrale. È ingrato, superbo e tenace e arrivato a Castelsardo a metà percorso esatto, ha logorato alcune mie convinzioni e appesantito la gamba. L’organizzazione mette gentilmente a disposizione un comodo van, il cosiddetto “carro scopa”, per raccogliere ciclisti stremati a metà percorso e questo mi solleva un po’, ma il mio orgoglio e l’ostinazione tipica del ciclista mi fanno risuonare in testa che sul van ci salirò solo in barella!

Dopo un lauto ristoro si ricomincia a salire lasciandosi alle spalle l’incantevole Castelsardo, borgo medievale fondato dalla famiglia genovese dei Doria, che sorge in una posizione molto particolare a strapiombo sul Golfo dell’Asinara, dominando il paesaggio dell’entroterra. La strada si snoda tra scorci di notevole bellezza, greggi di pecore e ahimè troppe pale eoliche che “macchiano” il paesaggio e girano vorticosamente, segno che il maestrale non dà tregua. Mancano ancora tanti km ma la “politica” dei piccoli passi mi aiuta psicologicamente a superare le difficoltà. Ed ecco finalmente Nulvi, paese che sorge ai piedi del Monte San Lorenzo, un altopiano di origine calcarea nel cuore dell’Anglona la cui grande presenza di reperti archeologici ha fatto sì che il paese venisse soprannominato la Città dei Nuraghi. Ho voglia di arrivare e mentalmente assaporo il gusto di farcela, ma prima, fondamentale, urge una sosta. È necessario fermarsi per mangiare e bere qualcosa, ma il freddo pungente del vento che ti assale me ne fa pentire. Pedalo forte e l’adrenalina non mi fa sentire male alle gambe, mi manca il fiato, resisto, vedo da lontano la collina e il borgo da raggiungere, lo punto e mi viene ancora più voglia di spingere sui pedali e così tutto d’un fiato supero i borghi arroccati di Osilo, Ossi e Tissi, un’infinità di colori e paesaggi.

Scordatevi l’idea della Sardegna trafficata e dai paesaggi aridi e ingialliti dal sole di luglio e agosto, in questo periodo il silenzio, il verde e i colori dello sbocciare dei fiori dominano. È una Sardegna per me sconosciuta ed è una continua sorpresa, in alcuni tratti mi ricorda persino località nordiche come l’Irlanda, ma inizio a temere che lo sforzo e la presenza di Heinrich, una guida irlandese con la dinamite nei polpacci, abbiano definitivamente annebbiato la mia lucidità. È un continuo saliscendi, “mangia e bevi” in termini ciclistici, ma ormai il traguardo è vicino e Alghero è lì ad aspettarmi in tutta la sua struggente bellezza, la sua storia di quattro secoli trascorsi come città catalana, atmosfere che rievocano storie e leggende di antiche civiltà.

Ce l’ho fatta, ultimo timbro sul foglio del brevetto da randonneur, mi siedo su una panchina e assaporo il gusto di una giornata esaltante e ne rivivo i tanti momenti speciali. Approfitto del giorno di riposo per visitare la Grotta di Nettuno, una vera e propria meraviglia geologica accessibile percorrendo la “escala del Cabirol” una scala a rampe di circa 660 gradini (tanto per riposarsi!), e il centro storico di Alghero con le sue imponenti torri cinquecentesche, il piccolo quartiere ebraico e la cattedrale di Santa Maria.

Recuperate le energie si riparte, ci attende una tappa ricca di fascino che ci porterà da Alghero a Cabras. Percorriamo la litoranea dove per 40 km il mare e le maestose scogliere ci regalano tutta la loro spettacolarità fino a Bosa, città storica sulla riva destra del breve estuario del fiume Temo in una fertile conca di vigne protetta da severe colline. Dopo un bicchiere della famosa malvasia proseguiamo tra le vigne della Planargia per poi risalire fino a Tresnuraghes. Da qui riprendiamo la via del mare, raggiungendo Cabras nel cuore dell’Area marina protetta del Sinis.

Il nostro viaggio lungo la costa occidentale sarda prosegue con un’altra tappa impegnativa di circa 110 km attraverso l’area delle miniere, sino alla spiaggia di Portixeddu, un gioiello naturale di sabbia finissima e chiara abbracciata da una fitta pineta e protetta da una corona di colline verdi. Attraversiamo il villaggio di pescatori di Marceddì, da dove inizia la meravigliosa Costa Verde che ci conduce fino al cuore del Sulcis Iglesiente, area di antica tradizione mineraria, ancora poco conosciuta per la bellezza mozzafiato dei suoi paesaggi.

Ultima tappa: Pula, ma prima restano altri 150 km tra fatica ed emozioni. Attraversiamo Buggerru, città di tradizione mineraria che si trova allo sbocco di una profonda gola che scende lentamente verso il mare che la culla tra scogliere imponenti e selvagge colline. Iniziamo una serie di salite con pendenze rilevanti per goderci poi una meravigliosa “picchiata” a Nebida. Il panorama si apre come il sipario di un prezioso teatro e ci appare in tutta la sua scenografica bellezza il faraglione del Pan di Zucchero. Dalla spiaggia di Fontanamare attraversiamo il Sulcis e Teulada tra campagne e piccoli borghi rurali.

Il tour si chiude in modo trionfale con la fantastica Costa del Sud: 20 km di saliscendi lungo alcune tra le più belle baie e spiagge del Mediterraneo per giungere finalmente a Pula.

Giampaolo Ormezzano diceva che “Il ciclismo è la fatica più sporca addosso alla gente più pulita” … ed è proprio così, se la bicicletta viene vissuta nel suo spirito puro e genuino di metafora della vita. Lo sforzo fisico è stato ampiamente ripagato da straordinari compagni di viaggio, da scenari unici, coinvolgenti e imprevedibili dietro a ogni curva e dal silenzio profondo di una natura selvaggia e ancora incontaminata. A presto Sardegna, terra magica.

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