Il colore su Instagram: cosa ne pensa Riccardo Falcinelli

Riccardo Falcinelli - ph. Giulia Natalia Comito
Riccardo Falcinelli - ph. Giulia Natalia Comito

Servizio a cura di Fabiola Fenili (@fabiolarn)

 

Quando il discorso su Instagram si sposta dal tema sempre molto caldo del “come ottenere più follower” ai contenuti, allora anche il colore gioca la sua parte. Pare che al momento le foto più apprezzate dal pubblico di Instagram siano quelle con un effetto dorato, o estremamente luminose o con una dominante blu. Ma al di là dell’uso delle app che forza in qualche modo quello che viene catturato dallo strumento, il colore ha un suo significato e ruolo ben preciso, fondante per un mezzo che comunica a livello visivo.

“Cromorama” è un libro dedicato a tutti gli appassionati di visual e quindi a tutti gli appassionati di Instagram. L’autore Riccardo Falcinelli è un visual designer, docente universitario e un illustratore di copertine di libri per le principali case editrici italiane che si è formato tra Londra e Roma. Questo libro ripercorre la storia e la valenza culturale del colore: tra casualità, tradizione, valori simbolici e riferimenti culturali. Scorrevole, ricco di aneddoti e curiosità, è consultabile anche a capitoli singoli.

Ho incontrato Riccardo Falcinelli alla presentazione di “Cromorama” a Rimini, ed è stata l’occasione per chiedergli che cosa ne pensa lui del colore collegato al mondo della fotografia e di Instagram. Ma prima di scendere nei dettagli, la curiosità mi ha spinto a chiedergli quale fosse la genesi del libro, che cosa lo avesse spinto a scrivere un testo sui colori con un taglio divulgativo.

Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

“L’idea mi è venuta in pasticceria. Osservando la vetrina, ho iniziato a chiacchierare con la pasticcera e le ho chiesto se c’era un colore che vendeva più di un altro. Lei mi ha spiegato come programma la produzione cornetti, che i kg di crema che deve preparare cambiano a seconda dei mesi dell’anno e che il colore vende di più è il marrone, perché le persone preferiscono la cioccolata. Così mi sono reso conto che, seppur magari non ne fosse consapevole, anche la pasticcera aveva una teoria del colore. E da lì la mia attenzione è passata a tutti gli altri settori: abbigliamento, auto, ecc…”.

Com’è cambiato cambiato il concetto di colore dalla fotografia analogica, alla fotografia digitale, dove è molto più possibile agire sulle fotografie, al mondo di Instagram e delle app che filtrano le immagini?

“Il cambiamento più grande è che vediamo le foto attraverso degli schermi e quindi queste immagini emettono luce: questo ci sta facendo abituare a colori molto più saturi e brillanti rispetto a quelli della fotografia stampata, non della diapositiva, perché anche quella era luminosa. Inoltre, credo che il cambiamento più grande dovuto al digitale, che ha il suo coronamento in Instagram, sia il fatto che tra i tanti filtri che usiamo oggi ci sono quelli che fanno un effetto rovinato. Perché siamo talmente abituati alla perfezione del digitale che in un certo senso abbiamo voluto far rientrare dalla finestra la sporcatura, il calore materico che abbiamo buttato fuori dalla porta”.

Scorrendo la sua timeline, che cosa la colpisce a livello di colore  su Instagram?

“La cosa più interessante che potrebbe accadere su Instagram sarebbe una catalogazione attraverso il colore. Quando mi trovo su una pagina Instagram o Pinterest, di qualcuno che ha una coerenza nel collegare le immagini cromaticamente, l’insieme è molto più suggestivo. È molto forte quando trovi tante immagini in contrasto: tanti rossi, tanti blu che creano un ritmo che diventa musicale. Non è la singola immagine che mi attira, ma finisco per vedere il contrasto d’insieme e di relazioni di colori. Questo stile richiede ragionamento: del resto i profili che hanno molti follower son quelli che hanno una progettualità alle spalle. Sarebbe quindi divertente poter selezionare quello che appare nella timeline di Instagram anche secondo le dominanti di colore e credo che lo implementeranno a breve, sulla falsa riga di ciò che accade già su Flickr”.

(Ho cercato il suo account instagram, ma credo che sia in incognito, ndr)

C’è una foto, un fotografo che per lei rappresenta un’icona nell’utilizzo del colore?

“Difficile trovare una foto singola, ma direi tutti i fotografi che hanno lavorato per le riviste di moda negli anni ‘50, per esempio per Vogue o Harper’s Bazaar: tutti loro hanno fondato il colore come struttura narrativa che noi usiamo oggi. Per fare un nome, penso che nel lavoro del fotografo newyokese Richard Avedon per Alexey Brodovitch, il direttore della rivista Harper’s Bazaar, per la prima volta il colore è diventato narrativo in fotografia”.

 

Riccardo Falcinelli – ph. Giulia Natalia Comito

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