Il mio bambino lo metto su Instagram… o no?

Servizio a cura di Valeria Pizzal (@Instamamme)

Che la capacità riproduttiva non vada di pari passo con quella intellettiva è scontato, quanto il fatto che la Terra non sia piatta. E’ inutile recriminare: non sarà giusto, non sarà bello, ma la Natura ha voluto così e l’unica soluzione sarebbe cercare di elevare il livello medio della forma di intelligenza più social: il buon senso. Non so (e non voglio neanche sapere) se per questo ci siano margini di miglioramento o se ci siamo stabilizzati su un massimo (o minimo!), ma quello di cui sono sicura è che se fenomeni complessi e articolati vengono troppo semplificati si corre il rischio di non dar loro il giusto peso.

IMG_9476È quello che ho pensato leggendo un articolo di Vera Slepoj pubblicato su Diva riguardo la “moda” di postare le foto dei propri figli in rete; va bene che non si tratta di una rivista di pedagogia, ma forse il tema meritava un po’ più di impegno. Premesso che tutto ciò che non ha uno storico significativo cade inesorabilmente nel vortice dell’interpretazione soggettiva (“ai posteri l’ardua sentenza”), quello che mi ha colpito (e che mi ferisce sempre) è la veemenza spropositata con cui una donna si accanisce contro altre donne. Uno degli aspetti che ci allontana dalla parità con gli uomini e per il quale dovremmo lottare con più convinzione è sicuramente la solidarietà di genere. In questo loro sono maestri!

La cosa incredibile è che spesso siamo anche noi loro complici e li esentiamo da ogni responsabilità. A questo proposito la psicologa Slepoj forse non sa (ma noi sì, soprattutto dopo il risultato della nostra ricerca sulla presenza dei genitori su Instagram) che ci sono anche molti papà che postano le foto dei propri figli: su di loro nessuna analisi psicologica? Se i papà postano foto dei loro figli è perché riscoprono una sensibilità repressa, mentre se lo fanno le mamme è un regredire al ruolo di semplici procreatrici che usano la progenie per rivendicare uno spazio sociale? Non siamo in grado di addentrarci così a fondo in questa analisi, ma certo messa in questi termini ci sembra un po’ troppo semplicistica.

La diatriba sull’opportunità o meno di mettere in mostra sul web i propri figli è insanabile: ci sono gli irriducibili della tutela della privacy e chi sostiene che in realtà questo sia un falso problema.
Personalmente penso che siano i genitori a dover temere di ritrovarsi ignari protagonisti delle foto che i loro figli metteranno (e mettono) in rete.
Ovviamente le Instamamme sono dell’opinione che sia naturale la presenza dei bimbi sul web. Ed eccone le ragioni:
– se dovessimo combattere la strumentalizzazione dei bambini forse sarebbe più urgente ed efficace partire da quell’innumerevole serie di talent, pubblicità e trasmissioni dove parlare di sfruttamento dei minori è un eufemismo. Ma tanto si dice e poco si fa. Per quanto riguarda poi l’esibizionismo e la smania di notorietà, questa non descrive affatto esaurientemente la presenza delle mamme e dei papà in rete;
– l’idea che una donna per realizzarsi al di fuori della famiglia debba rinnegarla è perdente: la maternità non ha bisogno di nessuna apologia; sarebbe il segno di una sconfitta inaccettabile. Non pensiamo che come dice la Slepoj ci sia una regressione in cui la donna torna ad avere valore solo come procreatrice (sull’idea poi che il numero di figli sia un indicatore delle possibilità economiche mi sento decisamente di dissentire!); siamo semplicemente alla ricerca di altre strade, poiché le “nuove modalità di realizzazione femminile” di cui si parla nell’articolo forse non si sono rivelate così tanto soddisfacenti. Se da un lato quello che salta subito agli occhi è lo sbandieramento dell’orgoglio genitoriale, dall’altro tra genitori (per il momento più spesso tra mamme) si instaura un rapporto di mutuo soccorso psicologico a distanza e questo in molti casi può sopperire alla solitudine e alla mancanza di supporto emotivo che molte mamme si trovano a dover affrontare con la maternità. Dalla semplice condivisione di foto si arriva a condividere emozioni e sentimenti e anche la vita di tutti i giorni. Quello che forse sfugge alla Slepoj nella sua analisi più ideologica che psicologica è che la comunità virtuale sta diventando sempre più reale. Come sperimentiamo quotidianamente noi Instamamme, ma come capita a molte altre community come la stessa InstagramersItalia, i rapporti che si instaurano, se mossi da un progetto e da un sentire comuni, non sono affatto un’illusione, ma portano le persone a condividere e a incontrarsi anche fisicamente;
– se uno dei miei figli da grande dovesse rimproverarmi di aver pubblicato una sua foto da piccolo due sono i casi:
a) non ha niente altro da rimproverarmi: bingo!
b) forse ha tante altre cose da rimproverarmi e ne usa una tra le più insignificanti per lanciarmi un messaggio di disagio: la foto è l’ultimo dei nostri problemi;
– non facciamoci contagiare dalla paura del comando: caduti molti vecchi e senza dubbio scorretti modelli educativi, i genitori di oggi spesso vivono nel terrore di sbagliare e quindi cedono alla tentazione di abbandonare il timone e lasciar decidere ai figli. È doveroso rispettare, è giusto ascoltare, è imperdonabile abdicare prima del tempo.
In poche parole se voglio condividere una foto di mio figlio sul web me ne assumo la responsabilità che poi è decisamente inferiore rispetto a quella di tutte le decisioni che ogni giorno devo prendere in sua vece;
– il compito di un genitore è senza dubbio proteggere i propri cuccioli, ma è più pericoloso esporli in un parco cittadino che in rete. Non per questo non li facciamo uscire di casa.
È comprensibile che per un genitore sia insopportabile l’idea che la foto del proprio figlio cada ad esempio nelle mani di un pedofilo, ma per noi questa paura è più frutto dell’emotività che della ragione: stiamo parlando di foto (quelle ricercate dai pedofili) che nulla hanno in comune con quelle che mamme e papà (che meritano questo titolo) postano tutti i giorni in rete;
– se qualcuno pensa, come la sottoscritta, che l’unica cosa davvero importante da lasciare ai propri figli siano i bei ricordi, cosa meglio di una fotografia può immortalare un momento felice? Io adoro riguardare le foto che mi hanno scattato i miei genitori, sono la testimonianza del loro amore, anche di quello che non sono mai riusciti a dirmi e non mi importa se la foto è brutta, sfuocata, buffa o se l’hanno fatta vedere a cani e porci (ed è sicuramente così!); io non ci leggo l’esaltazione della loro capacità riproduttiva, ma  il fatto che sono sempre stata il centro della loro attenzione e del loro mondo. Per questo meritano il mio sincero perdono… almeno per l’orrenda qualità delle foto!
Immagine di copertina by @unteconleamiche, via @instamamme
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