Instagram for kids potrebbe essere la notizia dell’anno nel mondo dei social network.
L’ultimo anno fatto di pandemia, restrizione, smart working, isolamento e rinnovata – quanto virtuale – socialità, ha determinato una crescita esponenziale delle piattaforme di condivisione.
Basti pensare che TikTok è stata l’app più scaricata del 2020 scalzando dal podio praticamente tutto l’universo di Zuckerberg che conserva il secondo e terzo post con Facebook e WhatsApp e mantiene la quinta posizione con Instagram. Notevole il salto di Zoom che arriva a posizionarsi al quarto posto conquistando ben 219 posizioni.
Questi dati sono sicuramente importanti per differenti motivi: aspetti economici e finanziari. visto che si tratta di aziende quotate in Borsa che creano valore e capitalizzazione, ma anche legali per la luce che pongono sulle lacune che ancora esistono su queste piattaforme, soprattutto in materia di privacy, rispetto dei dati e diniego di accesso ai minori di 13 anni.
Il caso della bimba di Palermo deceduta a seguito di un challenge su TikTok ha acuito le preoccupazioni dei genitori che vorrebbero ritardare il più possibile l’utilizzo dei dispositivi e l’iscrizione alle piattaforme di condivisione e socialità della loro prole.
Ma non si può pensare e pretendere di tenerli lontani dalla propria epoca, di fargli vivere la nostra nostalgia e, quindi, un tempo che non è il loro e non gli appartiene. Semmai urge un’educazione digitale dei genitori e, a cascata, dei figli, che molte volte sono ignari dei rischi e dei pericoli della rete e al contempo non sanno vederne le opportunità.
Proprio per questo pare che Instagram stia lavorando a un’applicazione a misura e tutela dei minori di 13 anni, per ovviare alla critica che spesso viene mossa sulla facilità con la quale basta inserire una data di nascita falsa per iscriversi alla sua piattaforma. TikTok sta utilizzando un sistema di Intelligenza artificiale per scovare i bimbi “furbetti” che barano sulla nascita per bloccare/limitare i profili stessi.
Ma Instagram si è spinta oltre e si è chiesta: perché non permettere loro di far parte del social? Ecco quindi Instagram for kids: una versione più controllata, filtrata, come ci fosse un Parental Control algoritmico sviluppata grazie a una figura importante e chiave come quella di Pavni Diwanji, colei che oltre ad essere Vicepresidente di Facebook è anche la progettista di YouTube Kids.
Dovrebbe trattarsi di una piattaforma inclusiva e limitata a dati contenuti, sotto il controllo dei genitori, totalmente trasparente e, non da ultimo, in ottemperanza delle norme in materia di GDPR che fissa a 14 anni il limite minimo di iscrizione e accesso a un social network.
Nel frattempo, Adam Mosseri, il numero uno di Instagram, informa che stanno lavorando per la sicurezza dei più giovani:
- limitare i messaggi diretti tra adolescenti e adulti che non seguono,
- incoraggiare gli adolescenti a rendere privati i loro account e
- spingerli a fare attenzione nei messaggi diretti.
Insomma, il lavoro è continuo e ci si muove in una direzione giusta.
Certo, in materia di dati e accettazione delle norme e condizioni di utilizzo della piattaforma ancora siamo ben lontani dall’efficienza, ma cari genitori preparatevi a condividere le foto senza emoji che coprono il volto, preparatevi alle foto a bordo piscina gonfiabile con il succo di frutta dalla cannuccia biodegradabile o il backstage del saggio di fine anno.
I nuovi micro-baby-influencer nasceranno da qui.