La perfezione non esiste. Neanche su Instagram. A richiamarcelo, account per tutti i gusti e ai limiti del dubbio gusto, pronti a ricordarci che non tutto è bello ciò che piace. O fa sorridere con naturalezza.
Instagram: un mondo dorato, patinato, illuminato, all’imperfezione non abituato. Ma ne siamo proprio sicuri? Certi certi?
Nato come piattaforma per condividere attimi fugaci colti per diventare eterna cornice di momenti memorabili, nel corso di questi lunghi anni di utilizzo Instagram è cresciuto non solo numericamente, ma anche grazie al numero di ameni angoli di paradiso postati quali cartoline di scorci incantevoli; cieli azzurri e mari cristallini; verdi prati e bianche punte innevate; spalle alla camera davanti a opere d’arte di gloriosa bellezza; pose scultoree; calici al tramonto; esperienze gourmet; dimore da sogno.
Insomma: still life ben costruiti e pensati per rendere onore e giustizia all’effetto wow. Cose viste ma percepite come mai viste, che però sono diventate roba da rivista e talmente riviste da saturare l’immagine di tutto ciò che è stato pervaso dal potere ambizioso dell’instagrammabilità.
Per questo la domanda nasce spontanea: c’è ancora spazio per il fascino discreto (o indiscreto) per il gusto dell’orrido?
Partendo dal presupposto che de gustibus non est dispuntandum, qualcuno ha deciso con coraggio di esaudire tutte le preferenze in fatto di pubblicazioni e di sfidare lo scorrere gradevole del feed per ricordarci prima di tutto che non sempre il reale corrisponde al virtuale e che, se proprio dobbiamo tacciarci di trasparenza sui social (dove, ricordiamolo, siamo noi a raccontare la parte migliore di noi), be’: anche il “brutto” merita e vuole la sua parte. E sa come ottenerla con buona pace dell’occhio e di una palpebra che non starà più lì a tremare di nervosismo davanti alla perfezione altrui.
Si sta ristrutturando casa? Quell’angolo dell’appartamento non sappiamo davvero come arredarlo? Un monolocale in affitto non permette di sbizzarrire l’interior designer che è in noi? La roba da stirare si accumula indecentemente sulla sedia creando una pila di vestiti che La Venere degli Stracci scansati proprio? Nessun problema: a ricordarci infatti che i nostri interni e le nostre abitudini casalinghe saranno sempre a modo nostro zona confort, ma poco o quasi nulla zona catalogo di un noto brand svedese di arredamento componibile (dovessimo fare che il Codacons c’intercetti, siamo a posto), ci pensa @normalizenormalhomes.
Consigli utili su come non bruciare copriletto, trapunte e cuscini sotto traballanti candele; reminder sulla questione che monstera e succulente non siano le uniche varietà che la flora mondiale ci offre quali piante da interni; suggerimenti su come evitare di bloccare finestre e balconi con improponibili disposizioni del mobilio da Instagram addicted, @normalizenormalhomes è lì pronto a dirci che sì: anche le case gridano un ritorno alla normalizzazione. E alla comodità. E, se proprio ci sentiamo risollevati da questa scoperta, ma siamo ancori indecisi su quale specchio comprare perché al selfie davanti a esso non sappiamo proprio rinunciare, @specchidimerda è la soluzione non solo per sceglierne uno, ma anche per copiare spudoratamente l’angolazione migliore dal quale fotografarlo e fotografarci nel caso in cui ci dovessimo sentir timidi nel prestarci a favore dell’obiettivo.
Poi, va be’, sul tema c’è anche @bagniorrendi. Si sa: il bagno è forse uno degli angoli più importanti della casa, quello della meditazione, quello del “siamo solo noi”. Se proprio non si può inondarlo di piante, petali, cementine cool e viverlo nel relax più totale, guardando questo show room dell’orrore ci accontenteremo sicuramente di quello che abbiamo già, evitando che un attacco di FOMO violenta ci assalga ingestibile, peggio di un sussulto di colite.

Se invece siamo dei lettori onnivori e fare nostro l’ultimo best seller o comprare il caso editoriale dell’anno non si confà al nostro modo di essere, @libri.brutti è quell’account che fa giusto giusto al caso nostro. Copertine vintage; narrativa motivazionale; risposte a improbabili domande; consigli utili e pratici o storie d’amore, passione e avventura introvabili sono tutti raccolti con giudizio e temerarietà in questa gallery dalle mille e un’ispirazione. E se un testo lo si preferisce a pelle selezionandolo tra gli altri solo dall’estetica esterna, qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Anche degli editori nel proporre certe copertine.

Ma ancora: nel caso in cui partecipare a un noto programma televisivo dove aspiranti cuochi si mettono alla prova (definizione sempre per assicurarci il benestare del Codacons, ndr), ma abbiamo bruciato più moka che bevuto caffè homemade, @cucinaremalissimo e @zerosbattincucina sono l’assaggio alle meraviglie della no-belle cousine. Seguiamoli per quelle e altre ricette dal sapore dell’osare provarci ancora, a cucinare.


ph @cucinaremalissimo e @zerosbattincucina
In ultimo: se le luci della ribalta ci affascinano tanto quanto riproporre le luminarie da festa patronale; se non è nostro l’obiettivo di badare a spese per la corrente elettrica e ci teniamo a farlo sapere al quartiere specie nel periodo natalizio, @lucidimerda è il memento post affinché non si commetta l’errore di rendere non troppo folgorante lo spirito del natale che è in noi. Sì, proprio quello che vogliamo esprimere illuminando e accecando l’animo triste di quel vicino di casa troppo grinch.
Se, invece più che grinch siamo noi a sentirci cringe con la vita e farlo sapere al mondo dell’Instagram è il nostro riscatto, @ilmerdoscopo ha il meme giusto per ogni Saturno contro quotidiano e per tutte le congiunture astrali che non ci garbano e ci fanno sentire il peso di un universo in opposizione.
Per concludere e per parlarci chiaro: “bello” e “brutto” come normale e non, in questo caso, sono generalizzanti macro-categorie che hanno il solo scopo di classificare contenuti, non di giudicarli o sentenziarne la qualità. Parole chiamate a ricordarci che essere normali è la norma, in fondo, e che prima l’accettiamo meglio è anche per la nostra percezione e i nostri sorrisi. Quelli veri. Quelli autentici. Come la vita lì fuori che ci aspetta e che non aspetta altro di essere vissuta, non solo raccontata sui social.