Quando le ombre della sera si allungano sulla sabbia fine come cipria dell’oasi di Biderosa e i gabbiani tornano al mare finalmente taciti, solo le cicale continuano a cantare tra pini e ginepri mentre il gruppo degli igers, capitanato da Alessandra Polo, responsabile di Instagramers Sardegna, si saluta tra abbracci, sorrisi e arrivederci sinceri.
Ciò che rende unica l’esperienza di un viaggio è la prospettiva del viaggiatore. Partiti in 12 da varie parti della Sardegna ci siamo ritrovati per osservare, fotografare, ascoltare e descrivere alcune delle bellezze di Orosei e Galtellì, in provincia di Nuoro, da 12 punti di osservazione differenti e originali.
Della giornata trascorsa a Orosei rimangono l’ospitalità e l’accoglienza della famiglia Lupinu, nel cui sangue scorre quello della capostipite Giovanna una donna forte che, negli anni sessanta, seppe superare molte difficoltà, e qualche pregiudizio, dimostrando che con la volontà si ottiene tutto anche partendo da niente o quasi.
C’è l’emozione del fiato sospeso quando ci si affaccia per la prima volta sul costone roccioso a pochi passi dal Nuraghe Golunie o Osala che sfida il mare dominando le omonime spiagge dorate.
E ancora l’incredibile senso di conquista per aver scalato il Monte Urcatu, poche centinaia di metri che regalano un panorama commovente tra mille tonalità di verde e blu dell’Oasi Naturalistica di Biderosa incastonata tra cielo e terra.
Rimane la tenera immagine della le abili mani di Rosaria che prepara i Macarones de busa con il ferro da calza, seduta all’ingresso del ristorante La Taverna e anche un profondo senso di rispetto per i delicati affreschi policromi della chiesa di S.Antonio Abate che, tra segni e simboli, parlano di Cristo e di santi.
Dei momenti trascorsi a Galtellì fotografo in sequenza: il senso di gratitudine per avermi fatto desiderare la lettura di “Canne al vento”, il capolavoro di Grazia Deledda, altra donna caparbia, ambientato in questo delizioso borgo autentico d’Italia. Tra i vicoli acciottolati c’è la casa in cui visse mentre scriveva le pagine dell’opera che nel 1926 le fece vincere il nobel per la letteratura. La immagino seduta a creare con carta e penna, lo sguardo calmo oltre la finestra ad accarezzare il Cristo sul monte Tuttavista.
Rimangono le istantanee delle chiacchierate a cena con il sindaco Giovanni Santo Porcu gustando le prelibatezze del Tanca ‘e Gaia, un tripudio per il palato e la vista; la curiosità di dormire nel Castello Malicas da cui il paese appare come un presepe illuminato; l’identità tangibile di un popolo nel Museo Etnografico, un bell’esempio di recupero architettonico.
Portiamo con noi l’eco della vita di uomini e donne, le visioni di una natura sorprendente e lasciamo a Orosei e Galtellì lo stupore e il desiderio di far conoscere i tesori di questa meravigliosa valle attraverso parole e immagini raccolte su Instagram dal tour #ilovevallecedrino.
Articolo da scritto da @daniela_deidda