Ph. Credits: Liu Bolin, Hiding in Italy – Sala del Trono, Reggia di Caserta, 2017. Courtesy: Boxart, Verona
Quando la fotografia diventa arte contemporanea? Abbiamo fatto un giro tra gli stand di Arte Fiera a Bologna e qui ti raccontiamo cosa abbiamo visto, con l’aggiunta di alcune riflessioni.
Introduzione
Che la fotografia sia una forma d’arte, non è in discussione. E che sia entrata a pieno titolo nel mondo dell’arte contemporanea, è ormai assodato. Ma quello che è interessante indagare è come una foto entra nel mercato dell’arte. A forza di visitare mostre e musei, mi sono resa conto che la fotografia è diventata altro. Così ho iniziato a pensare a come viviamo uno scatto noi “non artisti”: a volte la foto nasce prima nella nostra testa perché abbiamo un progetto, o magari abbiamo in mente un posto, un’inquadratura, un soggetto, un orario preciso perché illumina il luogo in un certo modo. A volte vogliamo documentare un viaggio o un evento in maniera simpatica. Oppure ci troviamo in un posto e siamo nella condizione di immortalare un momento unico: la velocità con la quale prendiamo lo smartphone o impugnamo la macchina fotografica e scattiamo è determinante per cogliere foto di street e di reportage, magari di taglio giornalistico: quei momenti che un secondo dopo sarebbe stato troppo tardi. Mentre nella fotografia in studio, quando lo shooting è commissionato o è ideato con un fine, la foto è preparata. Ed è forse questo il ramo che si avvicina più all’uso che se ne fa nell’arte.
Sì perché gli artisti, come è giusto che sia, si sentono liberi di prendere la fotografia e usarla come mezzo, non come fine. E gli esempi sono tanti. Questo articolo non ha l’ambizione di raccontarli tutti, ma di raccontarne alcuni, le cui opere ho incontrato curiosando tra gli stand di Arte Fiera, la fiera internazionale dell’arte contemporanea di Bologna, un appuntamento che ormai è un’istituzione e un luogo d’incontro per appassionati e collezionisti.
Ecco qui la mia selezione di artisti che hanno a che fare con il mondo della fotografia.
Liu Bolin
Uno degli artisti che incontro spesso alle mostre e trovo sempre molto divertente è Liu Bolin: di origine cinese, ama diventare scultura vivente nei suoi scatti, confondendosi con il setting scelto. Bolin sceglie i posti per la loro storia e il loro valore culturale, poi decide dove posizionarsi e si fa colorare con gli stessi toni e sfondi dell’ambiente in modo che, da una certa angolazione, si confonda perfettamente nel paesaggio. Solo in quel momento scatta la foto. E solo un occhio attendo lo riesce a scorgere tra le linee dell’architettura del monumento.
Se vi ha incuriosito la sua arte, una sua personale sarà in mostra al Complesso del Vittoriano di Roma dal 2 marzo al 1° luglio 2018.
Bolin era rappresentato dalla Galleria d’arte Boxart di Verona.
Macku Michal
Con l’artista Macku Michal la fotografia diventa scultura in 3D. Questo artista di origine ceca nel 1989 crea una nuova tecnica: il “gellage” che consiste nel rimuovere l’emulsione di gelatina dalla pellicola fotografica durante la fase di stampa. Nel 2006 l’evoluzione di questa tecnica lo porta a realizzare sculture fotografiche che sfruttano la trasparenza del vetro, creando il “glass gellage”, distruggendo a ogni creazione lo stampo, dando vita a opere uniche e di grande impatto. L’artista è rappresentato dalla galleria Paci Contemporary di Brescia.
Serafino Maiorano
Anche per Serafino Maiorano, rappresentato dalla Galleria ElleBi di Cosenza, la foto è solo l’inizio del suo processo creativo che consiste in: scatto delle foto, manipolazione digitale con l’aggiunta di nuovi elementi, stampa su alluminio e infine intervento pittorico. Il risultato finale è una foto che ha subito più manipolazioni, secondo il gusto e il senso che gli voleva dare l’artista.
Silvia Camporesi
Silvia Camporesi è un’artista che nella serie “Mirabilia” scatta in bianco e nero foto di luoghi abbandonati, poi colora a matita le stampe, permettendo a quei luoghi di riacquistare nuova vita. Oppure per la serie “Kirigami” intaglia le foto, restituendo ai luoghi immortalati la loro tridimensionalità.
L’artista è rappresentata dalla galleria Maria Livia Brunelli Home Gallery, una vera e propria casa galleria, ospitata all’interno di un palazzo rinascimentale, davanti al Castello Estense di Ferrara.
Mariella Bettineschi
Un intento di denuncia e critica è quello che muove l’arte di Mariella Bettineschi che vuole rappresentare la realtà in maniera diretta, senza filtri. Con “L’era successiva” ci fa riflettere sulla crisi economica del 2008 e sul conseguente sovvertimento dei valori: una serie di scatti manipolati digitalmente. Si esprime con tre filoni: biblioteche e luoghi di cultura, natura, e ritratti di donne nella storia dell’arte. Sulle biblioteche e i luoghi del sapere incombe una nube che offusca: una metafora della diffusione del sapere, ma anche di una sua possibile distruzione. Mentre negli scatti naturali sono inseriti elementi disturbanti che sottolineano l’atteggiamento devastante dell’uomo nei confronti dell’ambiente, con un forte messaggio ambientalista. Infine, i ritratti di donne con uno sguardo doppiato, stanno a indicare che saranno le donne con la loro lungimiranza a trascinare il mondo fuori dalla crisi.
Inoltre, tra i suoi lavori è interessante anche “Sguardi”: alla Biennale di Venezia del 2001, Mariella Bettineschi ha immortalato gli sguardi del pubblico e le diverse reazioni di fronte alle opere, restituendo un termometro del gusto delle prime impressioni.
L’artista è rappresentata dalla galleria Marignana Arte di Venezia.
Conclusioni
Quindi ciò che ne possiamo dedurre è che ciò che rende arte la fotografia è la progettualità, il lavoro, l’idea, la costruzione, con l’obiettivo di comunicare qualcosa, ed è anche pezzo unico perché la manipolazione finale dell’artista lo rende tale. Che sia desiderio di immortalare un progetto e documentarlo, denunciare, sensibilizzare su un argomento, quello che forse rende la fotografia arte contemporanea è il mix dei linguaggi, è la mancanza di confini tra uno strumento e l’altro e il dialogo tra i diversi media: il video, la scultura, la pittura. È il desiderio di creare, al di là dei tabù tecnici dei fotografi. Perché diventa comunicazione ed espressione. E quando è questo il fine, non vi sono mezzi o cliché. È tutto lecito, purché dal risultato si ottenga un’emozione e venga narrata una storia.
Questo per me è fondamentale. Anche perché penso che non tutta quella che è definita arte contemporanea lo sia. Arte è sì senso estetico, ma arte è quando dà un senso alle cose, quando comunica, quando racconta una storia, quando emoziona. Altrimenti è mero gioco di stile o speculazione.