La fotografia mobile secondo Steve McCurry

La fotografia mobile secondo Steve McCurry
Steve McCurry in Myanmar
la fotografia mobile secondo Steve McCurry
Steve McCurry in Myanmar (foto @alessandromoggi)

20 gennaio 2014. Il progetto #moggifollowsmccurry è in corso da qualche giorno. Il fotografo  Alessandro Moggi, illustre rappresentante della community @IgersPrato, è al seguito di Steve McCurry in Myanmar per un progetto fotografico seguito anche attraverso il tag #occhidiprato.

Francesco Rosati (@IgersPrato), ci ha aiutato a far pervenire qualche domanda al grande maestro e a raccogliere il racconto di Alessandro.

Il nostro viaggio è iniziato a Yangon tra incursioni fotografiche nei mercati cittadini (che McCurry ama per passeggiare, ma che a suo parere sono molto difficili da fotografare) e tramonti nella Pagoda di Shwedagon.

Siamo volati poi a Bagan per il festival di Ananda, dove sono arrivati migliaia di monaci, e per fotografare la valle omonima piena di templi. Di lì, di nuovo in volo per raggiungere Mandalay, un posto incredibile dove vengono realizzati i Budda di marmo in laboratori artigianali completamente ricoperti di polvere bianca. In questa città molta gente vive in baracche sul fiume dove centinaia di barche scaricano le merci. Oltre il fiume, in una rocambolesca navigata (ci siamo persino incagliati!), abbiamo visto sorgere il sole in una piccola isola abitata da nomadi, che all’arrivo dei monsoni sono soliti migrare, spostandosi in massa.

Stamane (il 20 gennaio 2014, ndr.) siamo arrivati sul lago Inle e ancora non credo ai miei occhi: si sono riempiti di una bellezza suprema irradiata da questa Venezia orientale, dove i mezzi di trasporto assomigliano a gondole a motore. E domani mattina, sveglia alle 5 per fotografare l’alba sui pescatori.

Questa notte però, Steve ha risposto ad alcune domande. McCurry è un uomo di poche parole, ma abbiamo aperto un buona bottiglia di vino seduti in terra nella sua camera e invece di una parola… ne ha dette… due.

Si parla tanto di “fotografia mobile” e spesso il dibattito si inasprisce quando fotografi professionisti e amanti della fotografia discutono dell’argomento. Qual è il suo punto di vista a riguardo? La fotografia realizzata con il telefonino può essere considerata “professionale”?

A mio parere le due cose sono separate e non comparabili, anche io per Sony mi sono divertito molto in un progetto legato alla telefonia mobile. Usare il cellulare era fighissimo (cool, ndr): sono andato in giro come un matto ed era uno spasso.

L’esperienza con Sony le ha permesso di valutare oltre 4mila scatti che per qualità hanno meritato di essere selezionati per una mostra. Pensa che nella carriera di McCurry potrebbe mai esserci una mostra realizzata con foto scattate col cellulare?

Certo, quello che conta è il messaggio: il mezzo è indubbiamente secondario.

Molti fotoreporter del National Geographic e il National Geographic stesso, hanno scelto di aprire un account su Instagram per condividere, come teaser, alcune delle foto scattate durante i loro servizi e che saranno successivamente pubblicate sul magazine. Pensa che aprirà mai un account su Instagram o su un altro social network per condividere le sue immagini?

E perché no? Potrei senz’altro in futuro aprire un account su Instagram.

Poi ci siamo fermati, perché il vino a digiuno dopo 12 ore di lavoro pazzesco e quasi una settimana di levate mattutine non più tardi delle 5:00 hanno portato altri argomenti… e risate.

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