Le copertine fotografiche dei libri

“Non giudicare mai un libro dalla copertina”. Una sentenza più volte ascoltata in ogni ambito della nostra vita. Ma se provassimo a ribaltare la massima applicandola proprio ai libri, quale sarebbe il risultato? Questo è un viaggio che mette il focus su alcune copertine fotografiche di libri che ci dicono molto di quello che andremo a trovare al suo interno.

Il mercato dell’editoria, stante agli ultimi dati disponibili reperibili dal “Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2018” redatto dall’Associazione Italiana Editori (qui il link: https://bit.ly/32eEAnQ), è uscito dalla recessione degli ultimi anni e vive una ripresa con uno sguardo più internazionale. L’unico neo, e non è da poco, è il quadro della lettura, cioè di coloro che acquistano e leggono libri. Anche nelle fasce alte di istruzione la lettura è uno svago non praticato. Ecco che quindi occorre attuare delle strategie più mirate per attrarre nuovi lettori.

Una di queste la troviamo proprio nella copertina: la sua veste grafica. Ci sono libri che presentano illustrazioni artistiche, altri invece – e sono quelli di cui parliamo qui – utilizzano le fotografie storiche, che hanno segnato un’epoca o che sono entrate negli archivi storici di brand importanti del settore.

Vediamo qualche esempio.

L’animale che mi porto dentro” di Francesco Piccolo è un capolavoro narrativo che indaga le diverse personalità di cui è fatto un uomo, calandosi nella sua profondità. L’immagine di copertina è quella che vedete qui sopra. È una foto di Mario De Biasi dal titolo “Gli italiani si voltano” (ritratto di Moira Orfei), Milano 1954. La foto in questione appartiene all’archivio Mario De Biasi distribuito da Mondadori Portfolio.

Nella foto Moira Orfei cammina spavalda e fiera in Piazza Duomo a Milano sfidando quell’orda di uomini e diventando oggetto del desiderio. Era il 1954, periodo storico che preannunciava il boom economico post-bellico del nostro Paese, ma che era ancora lontano da una concezione culturale paritaria tra i sessi (lo è ancora, anche se più ammorbidita).

Ad ogni modo è una fotografia che rispecchia molto il contenuto del libro, che considera il modello culturale maschile cui siamo abituati e che appartiene alla nostra formazione.

Quello che ci interessa è che si dona una nuova vita e collocazione a fotografie che hanno segnato un’epoca e che hanno reso maestri i grandi. Tutto questo con l’obiettivo di aumentare non solo la qualità del prodotto editoriale, ma anche elevare il prestigio, la meticolosità e l’attenzione della casa editrice verso i propri lettori, offrendo loro non un semplice e riduttivo libro narrativo, ma un’esperienza globale che allieta occhi, cervello e cuore.   

Fratelli di sangue” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso è la ricostruzione storica e ambientale di un universo criminale di sconvolgente pervasività ed efferatezza che conosciamo con il nome di ‘ndrangheta.

Quindi, anche in questo caso, se giudicassimo il libro dalla copertina o lo acquistassimo per lo stesso motivo, non faremmo una scelta sbagliata. Dal film “Il Padrino” abbiamo mutuato l’iconografia malavitosa con quella testa insanguinata di cavallo nel letto. Qui abbiamo una “Cabeza de vaca” del 1984 del fotografo irriverente, provocatorio, blasfemo e necrofilo Andres Serrano.

Le due parti – la crudeltà e la spietatezza della malavita da una parte e la provocatoria vita artistica di Serrano con tutto il suo immaginario fotografico macabro dall’altra – sebbene non si incrocino mai, vivono una relazione molto forte. Ecco perché la scelta della copertina è ben mirata, ponderata e diventa un ottimo motivo per giudicare il libro o almeno per farsi guidare nella scelta di leggerlo.

Tutto quanto detto sopra ha senso anche per un altro motivo: i libri sono belli e il bello è fotografabile.

Faccio un ultimo esempio prima di concludere.

Fedeltà” di Marco Missiroli è un libro che ha una foto in copertina di una donna illuminata dalla luce che entra dagli interstizi della finestra. Il fascio principale illumina gli occhi, uno sguardo intenso, quasi piacente, sicuramente provocatorio se corredato alla lieve smorfia delle labbra in penombra. È un’immagine che fotografa la donna con indosso un asciugamano e ritratta a mezzo busto. È molto evocativa del titolo e anche qui, inutile a dirsi, la copertina rispecchia la saggia narrativa dell’autore. La foto è dell’artista Zissou presente in Gallery Stock.

Ma c’è di più: il libro è un caso instagrammabile. Se si cerca l’hashtag #Marcomissiroli ne viene fuori una sfilza di contenuti postati dagli utenti che hanno letto e fotografato il libro, e anche altre opere dello stesso autore riminese. Emerge un aspetto molto importante: l’assoluta bellezza propria dell’estetica del libro. L’oggetto non viene pensato come mero contenuto di racconto, ma viene immaginato e interpretato come complemento d’arredo. Che sia tenuto in mano, su un piumone i cui inserti sembrano essere una proiezione di quei fasci di luce o che sia affiancato ad un caffè su una scrivania in legno con una pianta vicino, il libro è un oggetto dal valore e dal design apprezzabile. Leggere è un esercizio utile per la mente, il cuore e gli occhi. Come fotografare d’altronde.

Federico Falvo