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Foto di copertina di Bruno D’Amicis.
Con oltre il 36% del suo territorio occupato da aree protette, l’Abruzzo vanta il titolo di Regione verde d’Europa: tre Parchi Nazionali (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), Parco nazionale della Majella e Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), Parco regionale naturale del Sirente-Velino, Area marina protetta Torre del Cerrano e altre 38 aree protette, un primato a livello europeo. In questo 36%, formato da dorsale appenninica, entroterra e 130km di coste, è custodito più del 75% delle specie animali e vegetali del continente europeo.
Sotto l’aspetto ambientale, è una regione da record: il Parco Nazionale d’Abruzzo (che tocca anche parte del territorio del Lazio e del Molise) anche è il più antico d’Italia e proprio qui, nella provincia di L’Aquila, si trovano faggete vetuste, le più antiche d’Europa e dal 2017 Patrimonio dell’Unesco. In Abruzzo sono in cinque: Val Cervara (Villavallelonga), Selva Moricento (Lecce nei Marsi), Coppo del Morto e Coppo del Principe (tra Pescasseroli e Scanno), Val Fondillo (tra Opi e Civitella Alfedena).
Le faggete vetuste sono un tesoro naturale di inestimabile valore, attira visitatori da tutto il mondo per la loro bellezza e la loro unicità. In particolare, quelle abruzzesi, sono le più antiche e le più spettacolari, con alberi che raggiungono i 50 metri di altezza e circa 600 anni. Foreste vergini, fitte e a tratti inestricabili, testimoni straordinarie del passare del tempo, luoghi magici in cui gli alberi assumono forme originali e curiose.
La loro bellezza e biodiversità unica sono dovute alla limitata azione umana che ha permesso alle piante di crescere, riprodursi e morire secondo il loro naturale ciclo biologico.
La faggeta della Val Cervara è unico esempio italiano di foresta primaria, salvata dalle ripercussioni di interessi economici grazie alla posizione e alla volontà della comunità locale. Qui si trovano gli alberi di faggio più vecchi dell’emisfero settentrionale, alcuni dei quali hanno oltre 560 anni di età.
La faggeta di Coppo del Morto è un piccolo lembo di foresta che contiene un tesoro unico. Qui si trovano alberi di faggio che contendono il primato di longevità con quelli della Val Cervara e, grazie alla sua posizione a quote elevate ed esposizioni verso i quadranti meridionali, è stata preservata dall’azione umana per oltre cento anni, pertanto, diventa un laboratorio speciale per l’osservazione degli effetti del cambiamento climatico sulle foreste.
Coppo di Morto – Foto di andrespinopico
La faggeta di Coppo del Principe è una delle zone più suggestive del PNALM, importantissima per l’orso bruno marsicano e per altre specie rare e preziose, come il picchio dalmatino, la rosalia alpina (un coleottero), il barbastello (pipistrello). Il nome di questa zona deriva dalla frequentazione di rappresentanti di casa Savoia agli inizi del Novecento, quando questi parteciparono a celebri battute i caccia all’orso organizzate dai nobili locali.
La faggeta di Val Fondillo è costituita da due foreste, Cacciagrande e Valle Jancino, le uniche attraversate da corsi d’acqua, il che crea un ambiente particolarmente suggestivo. Qui la faggeta entra in contatto con le piante endemiche di pino nero italico, pino italico, mirtillo, tasso e agrifoglio; inoltre, questa è l’area che coincide con il nucleo storico di nascita del Parco nazionale d’Abruzzo, cioè il 1922.
Val Fondillo – Foto di @_mennas_life
La faggeta di Moricento è un magnifico esempio di ecosistema che si sviluppa tra crinali montuosi, doline carsiche, grotte e splendide radure in un anfiteatro naturale composto da Rocca Genovese, Monte Marcolano e Monte Prato Maiuri. Questo è anche il territorio naturale di molte specie selvatiche, come lupi e orsi marsicani. La sua conservazione è fondamentale per preservare l’equilibrio ecologico dell’area e proteggere le specie che la abitano.
Le faggete abruzzesi entrano nella lista del patrimonio mondiale insieme a quelle di Sasso Fratino nel Parco nazionale delle foreste Casentinesi (a cavallo tra le province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze), della Foresta Umbra nel Parco nazionale del Gargano (Foggia), di Cozzo Ferriero nel Parco nazionale del Pollino (Potenza), di Monte Raschio nel Parco regionale di Bracciano (Roma) e di Monte Cimino nel comune di Soriano del Cimino (Viterbo).
L’iscrizione delle faggete vetuste d’Italia nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO è il riconoscimento del lungo lavoro di conservazione e di studio che i parchi italiani hanno svolto per proteggere questi tesori naturali. La loro presenza nella lista, insieme ad altre faggete vetuste in tutta Europa, sottolinea l’importanza della protezione del patrimonio naturale e della biodiversità, e ci ricorda l’importanza di lavorare insieme per preservare questi tesori per le generazioni future. Italia, Austria, Belgio, Slovenia, Spagna, Albania, Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia e Ucraina sono i paesi in cui è possibile conoscere queste foreste primordiali.