#MalaMilano: in una mostra la storia criminale di Milano

Servizio a cura di Christian Fusi@igersmilano

 

Chiudere un instameet facendo risuonare nella silenziosa sera milanese la sirena di una Alfa della Polizia del 1974: fatto!

Siamo stati con 30 igers a Palazzo Morando per visitare in esclusiva la mostra “Milano e la Mala”.
Soggetto di numerosi film, raccontata nelle canzoni, la storia della criminalità a Milano tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Ottanta è qui raccolta dopo un lavoro di studio e ricerca di documenti e testimonianze che è durato più di un anno.

Insieme alle appassionanti parole del curatore, che tra aneddoti divertenti e storie crude ci ha condotto lungo la mostra, abbiamo potuto ammirare 140 immagini d’epoca, documenti, oggetti come armi e divise, e set che ricostruiscono ad esempio un commissariato dell’epoca o una bisca clandestina.

Questa mostra documenta infatti l’evoluzione della malavita in città: i primi gruppi improvvisati dell’immediato dopoguerra, l’affermazione di sofisticate strategie malavitose, le imprese più clamorose e i profili dei suoi protagonisti, dai criminali della rapina di via Osoppo a Luciano Lutring, da Francis Turatello a Renato Vallanzasca.

#malamilano è l’hashtag dell’evento per poter visualizzare le foto su Instagram. Qui alcune foto scattate durante l’instameet.

Altra sorpresa: la direzione del museo ha deciso di regalarci una copia del bellissimo catalogo della mostra! Noi allora l’abbiamo messa in premio per la foto più bella scattata durante la serata. La meritata vittoria è andata a Emanuela di @milanosecrets di cui potete ammirare lo scatto scelto nella gallery qui sopra.

“Milano e la mala” è la terza mostra del ciclo che Palazzo Morando ha dedicato a Milano, dopo i successi di “Milano tra le due guerre” e di “Milano: storia di una rinascita”.
Le trovate raccontate anche su Instagram nell’account @milano_in_mostra che vi consigliamo di visitare.

– Palazzo Morando – Via Sant’Andrea, 6 – Fino al 11 Febbraio 2018
– Foto credit per la cover: archivio Giancolombo (@ilGiancolombo)

 

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