Moda digitale su passerelle virtuali: Instagram guida sfilate e shopping experience

L’ultima tendenza è ripensare un sistema ‘passato di moda’ per rallentare i ritmi delle collezioni – da rimodulare con più intensa creatività e sostenibilità – e accelerare, al tempo stesso, il perfezionamento dell’approccio social dei brand.

Ricalibrare il tempo su passi più umani vuole essere una promessa di rinnovata cura nei confronti di questa meravigliosa comunità d’intenti cui orgogliosamente appartengo”, è il messaggio che Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, trasmette da Instagram.

Durante il lockdown, il social media più amato dal fashion system è stato il principale veicolo delle iniziative trasversali che, in linea con lo stile delle griffe, hanno intrattenuto virtualmente il pubblico. Non sorprende, quindi, che sia proprio Instagram a realizzare una guida dettagliata, progettata per stilisti e case di moda, con indicazioni e consigli strategici per condurre al meglio una passerella digitale.

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Il vademecum è stato illustrato nel corso del webinar “Ideas for digital fashion week”, promosso dalla piattaforma del gruppo Facebook, in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana.

Due le sezioni in cui si articola, dedicate alle sfilate e alla shopping experience.

Protagonisti della prima parte i countdown stickers degli eventi, per incrementare l’engagement e generare attesa, e IGTV per condividere l’esperienza in tempo reale con video in verticale, adatti alla mobile view. Immancabile attenzione per il backstage, per consentire agli utenti di curiosare dietro le quinte, ascoltare le interviste a make-up artist e hair stylist e fare domande sulle collezioni, con la funzione Q&A.

Con il capitolo shopping, si introduce l’aggiornamento del catalogo prima dello show, la promozione dell’evento con drop esclusivi e offerte a tempo, il Live Shopping con la creazione di post con prodotti acquistabili e l’inserimento di tag di acquisto nelle storie.

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Nuove funzionalità riguardano i badge digitali che i follower potranno comprare tramite Instagram Live e un’espansione di Brand Collabs Manager, per sostenere la ricerca di potenziali partner commerciali.

Per la prima volta, Instagram dividerà i ricavi pubblicitari di IGTV con i content creator, che riceveranno il 55% del totale investito dall’inserzionista. Durante la fase sperimentale, potranno monetizzare i propri contenuti solamente 200 influencer e tutti di lingua inglese, ma è logico supporre che la possibilità sarà presto estesa.

La guida, determinante per potenziare i movimenti online dei marchi, sarà distribuita ai brand del lusso, ma anche a quelli emergenti, di Milano, Parigi, Londra e New York.

Sappiamo che le collezioni oggi hanno un approccio sempre più veloce – ha dichiarato Eva Chen, responsabile fashion partnerships Instagramquindi abbiamo lavorato su come portare un evento dalla vita a Instagram e relazionarlo con la community”.

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L’idea di digitalizzare la settimana della moda è nata a febbraio, durante la Milano Fashion Week, che con la campagna “China, we are with you”, ha permesso a stilisti e buyer cinesi di seguire gli eventi in streaming, nonostante la lontananza fisica imposta dalla pandemia.

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La decisione di lanciare a luglio la prima ‘Milano Digital Fashion Week’ è una risposta concreta alla necessità dei brand di promuoversi e di fare business – ha spiegato il presidente CNMICarlo CapasaSiamo entusiasti perché sarà qualcosa di completamente nuovo che non si è mai verificato prima”.

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Dalla presa di posizione di Giorgio Armani al manifesto #rewiringfashion, sottoscritto da 900 addetti ai lavori, passando per Saint Laurent e Dries Van Noten, tutti si sono schierati a favore di una svolta nel sistema moda. 

Un cambiamento sollecitato da esigenze produttive ed ecologiche improcrastinabili, ma anche da tensioni economiche latenti per gli introiti mancati di questi mesi.

Come riferisce una ricerca condotta per la Royal Society per l’incoraggiamento delle arti, dei produttori e del commercio (RSA), durante la pandemia il 28% degli intervistati ha riutilizzato vestiti più del solito e il 35% delle donne ha previsto di investire meno in abbigliamento in futuro.

A questo si aggiunge la propensione ai beni sostenibili, non prodotti in serie, di seconda mano o in affitto, tipica della Generazione Z. Questo atteggiamento di consumo dei nati tra il 1996 e il 2012, insieme alle abitudini di acquisto dei fratelli maggiori Millennials, è un ulteriore elemento che influirà sui prossimi piani di comunicazione e marketing delle aziende di moda.

Sfilate su YouTube, challenge su TikTok, luxury shop sul videogioco Nintendo Animal Crossing, sono solo l’inizio. Lo scopo delle maison è interagire con una clientela sempre più smart, da attirare in negozi fisici o virtuali, anche con l’aiuto concreto di Instagram.

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