Reportage Instagram dalla zona rossa: l’umanità reagisce quando la realtà sottomette la speranza

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È Instagram, questa volta, a fare da cassa di risonanza a un messaggio rassicurante di una quotidianità silente, svuotata della normalità, ma riempita dalla melodia delle storie comuni che si intrecciano nell’isolamento forzato dal Coronavirus.  

Un racconto visivo, lungo 23 giorni, che Marzio Toniolo, attraverso il suo profilo social @marzio_toniolo ha voluto condividere per testimoniare come “in tutto questo, di buono, esplode l’amore e le fragilità si fanno poesia da cui ripartire”.

Ciò che commuove è la delicatezza coinvolgente di una voce narrante e di un occhio capace di cogliere le sfumature umane della prima zona rossa d’Italia. Marzio, 35enne di origine sarda, è un insegnante di scuola primaria di San Fiorano, un piccolo comune in provincia di Lodi, vicino Codogno.

La storia, per immagini e parole, segue il ritmo dei giorni di quarantena, numerati metodicamente sul calendario: un giro in bicicletta nel “Truman Show della Bassa Padana”; la fila davanti al mini market o alla farmacia; i ragazzi che giocano a pallone in strada o si danno appuntamento in campagna; gli anziani, protetti dalle mascherine, che preferiscono la briscola; la didattica a distanza e il saluto in lontananza agli alunni di prima elementare, alla frontiera sorvegliata dai mezzi militari; la fermata del bus che diventa un punto di ritrovo per uno spuntino in compagnia. 

E poi il mondo ovattato della casa di famiglia: la nonna che alla solitudine preferirebbe la morte e occupa il tempo con torte, ravioli e parole crociate; il nonno che, tra cioccolatini, vin santo ed edizioni speciali del tg, sfoglia album di famiglia e disegna un aereo che lo porti lontano; il papà, intrappolato per caso in una vacanza obbligata, rientra malinconicamente in Sardegna; la moglie che suona il flauto nello spazio protetto e polveroso della cantina; la figlia, da intrattenere con storie fantastiche inventate con oggetti di fortuna, che raffigura il Coronavirus immaginandolo come un sole o forse un polpo. 

Tutto questo, prima che la legge ridisegnasse i confini di un universo destinato a stringersi ancora di più. Le campane, allora, continuano ad annunciare i morti, le sirene delle ambulanze a infrangere il silenzio, le mascherine e l’alcol prendono il posto dei set di tazzine da caffè nel mobile del soggiorno, le rughe e le occhiaie segnano i momenti che trascorrono in un tempo in cui “la realtà sottomette la speranza, ogni santo giorno”, e l’allarmante aumento della temperatura corporea viene giustificato benevolmente con la digestione post cena.   

Partito da Instagram, il reportage di vita ha richiamato l’attenzione di testate giornalistiche locali e internazionali: dalla tv sarda al The Guardian e al Der Spiegel, fino all’agenzia di stampa Reuters

La lotta a un nemico impercettibile ha generato un’esplosione di umanità, per cui l’altruismo è più efficace di un vaccino e “gli occhi apprezzano quel che prima era contorno ed ora essenza di tutto”. 

“Parliamo dal futuro, noi del dove tutto è iniziato. Ovunque la gente si prepara all’impatto mentre qui si perdono i pezzi e si raccolgono i cocci di quello che è stato. E che sarà”, si legge in una delle didascalie che accompagnano le foto di Toniolo. 

L’ultimo post pubblicato chiude l’evoluzione social del progetto con una nota di fiducia per tutti: “Spero che questo lavoro, nato per caso, possa aver aiutato qualcuno a star meglio. […] Il reportage a livello fotografico continua, ma non qui. Poi vedremo che farne. Questa storia, la nostra del genere umano, avrebbe potuto essere la sceneggiatura di uno dei film più belli di sempre. Ma qui non c’è il lieto fine per tutti e ciò mi addolora. Non è ancora finita e non abbasseremo per nulla la guardia”. 

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