Lo spray in mano a un deficiente è un’arma per scrivere ‘ti amo, Mara’, ma dato a un artista è uno strumento.
(Alice Pasquini, cit.)
Breve storia della Street Art
Prima ancora che con l’uso della parola, l’uomo ha espresso il suo bisogno di comunicare attraverso il segno netto dei graffiti all’interno delle caverne.

Passando attraverso secoli di espressione, di bellezza, di forma, di studio, di mecenatismo e di gallerie, l’arte ha ritrovato il suo spazio sui muri grazie a quel movimento ancora in evoluzione che è la Street Art. Sviluppatasi pienamente negli anni ’80 a New York, in particolar modo tra Manhattan e il Bronx, inizialmente prese forma attraverso l’arte calligrafica dei writer, giovanissimi talenti che dietro nomi di fantasia (le firme o le tag) si sfidavano a colpi di scritte sulle carrozze della metropolitana newyorkese, consapevoli di mutare per sempre il volto della città come pure l’idea di fruizione dell’arte, mai più chiusa nelle quattro mura delle facoltose gallerie, ma ora addirittura viaggiante e soprattutto osservata alla luce del sole da un pubblico sempre più vasto e vario. Un’arte di denuncia e di protesta, irriverente, ai limiti del vandalismo e dell’illegalità, che, oggi come allora, occupa lo spazio pubblico come mezzo per attirare l’attenzione sui disagi della vita.
Ne furono esponenti geniali Keith Haring, che disegnava a gessetto i suoi inconfondibili omini su carta nera ricoprendo i manifesti pubblicitari nella subway, sfuggendo (a volte invano) alla polizia e che dipinse nel 1986 ben 107 metri del muro di Berlino passando alla storia; Basquiat, il padre del graffitismo primordiale e anticonformista; e Dondi, tra i più famosi e riconosciuti writer che diede avvio alla Subway Art con la sua tag chiara, pulita e tondeggiante. Oggi, lo sono invece fenomeni come l’inglese Banksy e le sue opere satiriche e l’italiano Blu con i suoi giganteschi disegni che dialogano con le architetture ospitanti.
Quante facce ha la Street Art ?
La Street Art è un’arte performante che comprende oltre al writing, i murales e i graffiti, anche le forme degli spray, stencil, stickers, poster, knitting, dei madonnari e in generale di ogni forma visiva che invade uno spazio urbano. Questo non senza conseguenze, se pensiamo alle condanne per associazione a delinquere a giovani writer milanesi costretti ai lavori socialmente utili o il rischio di reclusione di un anno per Alice Pasquini (attivissima su Instagram @alicepasquini) che, denunciata per imbrattamento a Bologna, accusa un Paese non ancora pronto alla cultura della street art e che dunque spingerebbe i writer a nascondersi cercando muri non legali (Il Fatto Quotidiano, gennaio 2014).
La Street Art su Instagram
Se, comunque, da sempre la street art è arte che proviene dal popolo per il popolo, documentata a suo tempo dalla fotografa americana Martha Cooper, come poteva il popolo mobile di Instagram non subire il suo fascino colorato, immediatamente comunicativo e dominante?
L’arte della strada risulta perfetta per la mobile photography e per lo spazio quadrato di Instagram, tanto che per moltissimi è fonte di ispirazione per le proprie gallery. Ci sono account interamente dedicati come @istagrafite e @streetartanarchy, che giornalmente mostrano un’opera, consentendo alla street art di essere documentata nel mondo e di vivere in eterno nel ricordo, nonostante incuria e imbrattamenti. Non a caso l’hashtag #streetart conta (al momento in cui scrivo) 6.027.450 foto, #keithharing 86.778, #murales 74.824 foto, #yarnbomb 15.751 foto, #graffiti 4.500.671 foto e #banksy 343.902.
Va detto però che su Instagram l’aspetto di denuncia sociale e irriverenza cede il più delle volte il passo al suo aspetto ludico, diventando una base perfetta per giocare con la propria creatività. Lo sanno bene Instagramers come Kimber Kirton (@penelopelane) che fotografa la street art rapportandola all’interazione e all’integrazione delle persone all’opera, i ritratti e i jump, creando nuove piccole opere d’arte.
Oppure Jill Shomer @jillshomer che fa interagire i murales con i passanti nei suoi celebri #strideby.
In Italia, a Pisa, siamo orgogliosi di possedere il “Tuttomondo” di Keith Haring, amatissimo dagli Instagramers: un vortice di omini alati e non, segni, volute, cuori, oggetti e animali, disposti in armonia su ben 180 metri quadrati di muro che Haring, invitato da un giovane studente pisano conosciuto a New York, decise – per fortuna! – di venire a dipingere nel 1989, oggi unico esempio di murales vincolato dalla Soprintendenza, segno della consacrazione a vera forma d’arte di quello che finora era solo un movimento di strada, che in Italia conta altri significativi esempi nei murales di Diamante (Calabria) e di Orgosolo (Sardegna).

La nostra rubrica
Con questo breve excursus apriamo una finestra sul mondo tanto vasto quanto affascinante della Street Art che proveremo a raccontare in una rubrica settimanale per approfondire opere degne di nota, eventi a tema, notizie, artisti e i profili più significativi, che potrete segnalarci voi stessi scrivendo a contatti@instagramersitalia.it e taggando le vostre foto con #igersEstreetart. Perché siamo convinti che se negli anni ’80 gli street artist avessero conosciuto Instagram, non ne avrebbero di certo fatto a meno come noi!