Triumphs and Laments: 550 metri di storia sul Lungotevere

Ph. @tizianozannordo
Ph. @tizianozannordo

Da quando l’arte ha avuto il compito di rappresentare visivamente scene quotidiane, leggende mitologiche, storie cristiane, ha anche avuto il senso di spiegare quello che pure gli analfabeti non riuscivano a cogliere se non vedendo le immagini disegnate e dipinte.

Prendiamo ad esempio gli Exultet, canti liturgici cristiani che erano cantati la notte di Pasqua dai diaconi durante la veglia pasquale solenne e che venivano trascritti su lunghi e larghi rotoli di pergamena. Dall’alto del pulpito, durante la cerimonia, il diacono srotolava il foglio leggendo il canto dal suo verso, mentre i fedeli, che non conoscevano il latino, potevano seguire la funzione e il racconto osservando le miniature, dipinte nel verso opposto, cioè quello dei fedeli appunto.

Ho pensato un po’ agli Exultet quando ho letto di questa grande operazione dell’artista William Kentridge.

Certo stiamo parlando di un’altra storia e di un altro pubblico, ma il senso è un po’ lo stesso. La storia di Roma si srotola pian piano davanti agli occhi del pubblico ricordando l’origine di tutto e dando il senso della propria appartenenza.

Si è inaugurata il 21 aprile 2016 il grande murale-installazione dal titolo epico “Triumphs and laments” realizzata dall’artista sudafricano con la collaborazione del compositore Philip Miller lungo tutto il tratto delle banchine del Tevere che vanno da Ponte Mazzini a Ponte Sisto. Un fregio memorabile ed ambizioso che si estende per 550 metri per una altezza di 10 metri; comprende oltre 80 figure e, realizzato per il compleanno della Città Eterna, ha la funzione di raccontare Roma dalle origini fino ad oggi con le scene più importanti della sua storia.

L’opera è stata realizzata dopo aver pulito i muri dalla patina biologica e quella dello smog, ma è stata concepita per rimanere solo per circa 4 anni su quel tratto di Lungotevere (ora “Piazza Tevere”) per poi scomparire naturalmente. 

Non è più un pubblico analfabeta quello che osserva questo murale ma di certo è un pubblico spesso reso disattento dal bombardamento di informazioni. Ecco allora che bisogna tornare alla semplicità.

Semplicità di forma, semplicità di storia, semplicità di messaggio.

Penso che Triumphs and Laments, seppur un’opera effimera, sia anche un po’ questo.

La grande operazione è stata un bel successo anche di comunicazione, grazie all’apertura di un sito web e di account social dedicati, tra i quali quello su instagram @triumphsandlaments.

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