Wall in Art: dal rupestre alla street art in Valcamonica

Rosa camuna: potrebbe non dirvi granché, ma di fatto si tratta di un simbolo molto popolare e che sicuramente molti di voi hanno già visto in un modo o nell’altro.

Si tratta del simbolo che campeggia da più di 40 anni come stemma della regione Lombardia, e rappresenta una figura a quattro punte arrotondate che richiama appunto una rosa, simbolo di fortuna simile al sole concepita dalla civiltà dei Camuni e incisa massicciamente su muri e rocce in Valcamonica.

Siamo a cavallo delle province di Brescia e Bergamo; terra di storia e di natura, e da qualche tempo a questa parte anche terra di arte, in un percorso creativo che nel corso di millenni unisce l’istinto naturale dell’uomo – sia esso primitivo o digitale – di rappresentare il proprio estro. Dall’età del ferro all’età dello spray, insomma, a queste latitudini il passo è breve.

“Graffiti” è la parola chiave che unisce secoli di storia in questo tour nelle valli alpine alla ricerca della tradizione, reinterpretati in chiave contemporanea attraverso un progetto di riqualificazione urbana di tre piccoli centri – Paspardo, Vezza D’Oglio e Monno – nella “Valle dei Segni”, i segni delle antiche incisioni rupestri (oltre 250mila) datate tra il V millennio al 16 a.C.

Anche Touring magazine di febbraio parla di Wall In Art, il festival che per il secondo anno ha interessato la Valcamonica, una delle valli più estese delle Alpi centrali, nella Lombardia orientale, in cui questi centri montani sono stati interessati da un progetto artistico contemporaneo.

“Un’area che vuole diventare sempre più attraente” grazie alla strategia adottata dal giovane sindaco di Paspardo, Fabio De Pedro (37 anni) che ha voluto valorizzare il suo paese natale rendendolo un polo attrattivo turistico che unisca i percorsi dedicati alle aree rupestri che appunto conservano le antichissime incisioni a quelli dell’arte contemporanea.

Le opere e gli artisti

Il piccolo comune di Paspardo conta circa 700 abitanti, ma è stato il primo sito UNESCO dichiarato patrimonio dell’umanità, per i 250mila graffiti rupestri conservati. Qui Jacopo Ceccarelli, in arte 2501 (@never2501 su instagram) ha reinterpretato nel suo stile fatto di linee proprio il simbolo di questa zona e della regione, la rosa camuna.

A Vezza d’Oglio, sulla casa del Parco, campeggia invece la grande sagoma nera di un orso, realizzata da Ozmo (@ozmone), direttore artistico dell’operazione che ha scelto gli altri due artisti coinvolti e che quest’anno si è ispirato alla natura della zona e alla tradizione, anche con il ritratto di un camuno.

A Monno, l’opera di Gaia (@gaiastreetart) è dedicata all’immigrazione. Un grande muro sulla strada mostra una mamma e suo figlio, due migranti italiani del periodo della grande emigrazione verso l’America. Accanto, Gesù Bambino avvolto nella coperta termica che ogni giorno avvolge i profughi del Mediterraneo.

In copertina, ph. @tiziana.salvini

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