Bologna-Firenze: da fare a… piedi

Appunti di viaggio

Servizio a cura di Leonardo D’Imporzano (@leodimpo)

 

Per andare da Bologna a Firenze ci vuole circa un’ora in autostrada, un’ora e mezza in treno, quasi due se si sceglie di percorrere le strade provinciali, 4 giorni, se si decide, invece, di affrontare il percorso a piedi.

Se vi piace camminare e avete tempo, ecco il #dafarea per voi! 130 km (errori di percorso esclusi) oltre 6.000 di dislivello positivo, da compiere sui sentieri dell’Appennino Tosco-Emiliano, alla scoperta della Flaminia Militare lungo la “Via degli Dei”.

Seguendo le regole del progetto dafarea seguito dal nome di una località, ideato da Instagramers Italia, attraverso il quale vi invitiamo a raccontarci quali cose belle e immancabili ci sono da fare nelle località che conoscete meglio, ho deciso di applicare la stessa regola alla mia vacanza estiva, fatta di sport e scoperta del territorio. Così, camminando per oltre 130 km, ho voluto raccontare sul mio account Instagram cosa, a mio parere, sia assolutamente da fare nelle località che ho visitato. Anche se il “da fare” per eccellenza, a questo giro, era proprio legato al viaggio estremo a piedi e in solitaria.

Ma seguite il percorso con me.

 

Dalla stazione di Bologna, passando per Piazza Maggiore, vero cuore della città, crocevia da sempre per genti di provenienza e di età differenti, tra il palazzo del Podestà, Palazzo d’Accursio e dalla Basilica di San Petronio, ecco la fontana del Nettuno. La strada per Firenze parte idealmente da qui. Perché proprio a Firenze, in piazza della Signoria, svetta imponente, su un’altra fontana, un altro Nettuno.

Cosa vedere e soprattutto quali sono le cose “dafare” lungo il percorso?

Portico di San Luca
Portico di San Luca

Quello che mi sento di consigliarvi, è senza dubbio di fare tutti i 666 archi del portico di San Luca (#dafareabologna). Già, il solito numero del Diavolo. Il Portico, costruito a partire dal 1674, è lungo ben 3.800 metri e arriva sino al Santuario della Madonna di San Luca, prima tappa fotografica del percorso.

Nel mezzo, si può osservare la chiusa di Casalecchio, l’opera idraulica in muratura più antica che da 800 anni “governa” l’afflusso delle acque del fiume Reno alla città di Bologna e che merita, almeno, un’altra foto.

A Monzuno, piccolo centro nell’appennino c’è poco da vedere e visitare, i locali e non solo, dicono che un “must” enogastronomico è la macelleria “Zivieri” per assaggiare il prosciutto affumicato. Arrivare il giorno di chiusura, persino affamati non è stato il modo ideale per concludere la mia prima tappa, peraltro sotto la pioggia.

Cimitero della Futa
Cimitero della Futa

Al Passo della Futa, potete invece trovare tracce della seconda guerra mondiale (#dafareinemiliaromagna). È qui infatti che il percorso si interseca con la Linea Gotica. Quasi 400 km che andavano dal litorale tirrenico sino a quello adriatico, fatto di fortini con mitragliette, cannoni e fossati. Una linea che divideva in due l’Italia, teatro di feroci battaglie e rappresaglie. Qui, ancora 5 km di difese per conservate. Poco più in giù, il cimitero militare della Futa. Il più grande cimitero germanico in Italia nel quale sono sepolti ben 33.000 militari tedeschi che hanno trovato la morte su queste montagne.

Fliaminia Militare
Fliaminia Militare

E lungo questo tratto, ecco le tracce evidenti della Flaminia Militare. Che meritano almeno, una breve spiegazione. La strada fu realizzata nel 187 A.C. dal console Flaminio, era una strada “di servizio”, che permetteva alle truppe romane, di raggiungere Bologna, edificata solo due anni prima, con solo due giorni di marcia passando per Fiesole.

La “Flaminia Militare”, per il suo tracciato impervio che tagliava in linea retta l’Appennino Tosco-Emiliano, contrariamente a tutte le altre strade “provinciali” costituite solo da ghiaia bianca, “glareate”, fu realizzata in “basolato”, una pavimentazione in pietra, utilizzata nei centri delle città. In questa maniera, anche durante i mesi più duri per pioggia o neve, ne consentiva ugualmente la percorribilità senza intralci.

Nel corso degli anni sono stati individuati ben 7 siti archeologici, per circa 24 chilometri totali, 21 dal Monte di Venere al Passo della Futa e 3 km a sud di esso che ne confermano appunto il percorso rettilineo. È il momento di riposarsi prima di affrontare la terza tappa, quella che porta a San Pietro a Sieve, siamo oltre la metà e nel punto più alto. Si scende velocemente e il caldo incomincia a farsi sentire prepotentemente, si passa vicino all’autodromo del Mugello viaggiando a passo molto più lento. È l’ingresso nella Toscana contadina, dei campi di girasole, delle strade di polvere bianca che salgono e scendono dalle colline dai profili lievi e dei cipressi solitari. Delle cicale che friniscono nella calura estiva mentre ci si rinfresca nell’unica fontana in un vecchio cimitero (#dafareintoscana).

Da San Piero a Sieve a Firenze è la quarta e ultima tappa. Quasi 40 impegnativi chilometri, che partono con una deviazione dal sicuro fascino: il castello del Trebbio. Il maniero feudale, fu voluto da Cosimo dei Medici, amato da Lorenzo il Magnifico che ci veniva a caccia, da Giovanni delle Bande Nere che ci abitò per un breve periodo e da Amerigo Vespucci che lo scelse come luogo per ripararsi dalla peste.

Altra sosta interessante e da non perdere è il convento di Monte Senario al quale si arriva attraversando un meraviglioso bosco. Edificato nel 1233 da sette nobili fiorentini che vi si trasferirono a vita eremitica offre un punto di osservazione su Firenze dove la cupola del Brunelleschi, Palazzo della Signoria e la Torre di Giotto si stagliano nello “skyline” della città. 20 km al traguardo, nel mezzo ancora da raggiungere Fiesole. La collina che domina la città e dalla quale si levò in volo per la prima volta l’uomo. O almeno così racconta Leonardo Da Vinci che questa collina condusse i suoi studi e che oggi, servirebbe davvero un deltaplano per raggiungere il centro della città (#dafareafirenze).

5 Km nel traffico della città, con indosso i vestiti da corsa di quattro giorni non è sicuramente un bello spettacolo ma almeno permette di fendere con facilità la folla riuscendo così a raggiungere sotto Palazzo della Signoria la statua del Dio Nettuno, meta finale del nostro viaggio.

Da Piazza a Piazza, di città in città, in un viaggio la cui bellezza sta nel mezzo, nell’assaporare il viaggio lento, e scoprendo la gente dell’appennino, il loro cuore grande, la loro gentilezza e la loro disponibilità nell’aiutare e nel supportare i pellegrini 2.0.

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Foto di Leonardo D’Imporzano

 

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