Instagram non è più un social solo per fotografi. Tale considerazione pare in questi giorni più che confermata dal fatto che la piattaforma, nata per condividere spensierate immagini della nostra vita, sia diventata oggi uno spazio virtuale costantemente e velocemente aggiornato su quello che accade nel mondo. Qui, qualche considerazione per fruirla consapevolmente, fact-checking alla mano.
Una finestra sul mondo.
Che Internet nella sua complessità lo sia già, è cosa certa.
Che le piattaforme di social networking lo stiano diventando, è una cosa in piena presa di coscienza.
Mettendo da parte solo per un attimo i media tradizionali (Stampa, radio, TV), oggi riusciamo a informarci in tempo reale, ad arrivare per primi alla notizia non solo attraverso Google e YouTube, non solo collegandoci a Streaming TV, ma anche consultando Twitter, Facebook e ora Instagram e TikTok, canali che ci permettono di commentarla, discuterla, diffonderla, confutarla, confrontarla. Di negarla, se occorre, con le buone e le cattive intenzioni (e sì, a volte e purtroppo anche con la maleducazione).
Da mezzi sui quali abbiamo per prima cosa condiviso la nostra vita privata, raccontando a tutti (e ricordando per primi a noi stessi) delle nostre passioni, dei nostri spostamenti, delle nostre opinioni con tanto di foto e video e parole in pixel a supporto dell’azione reale, oggi i social media sono diventati il più grande diario segreto del mondo. È qui che tutto viene annotato e portato a conoscenza. È qui che veniamo fagocitati dalla vita altrui, compresa quella della collettività.
Abbiamo scovato mete turistiche, mode e artisti. Abbiamo esplorato nuove frontiere della comunicazione uno a molti. Abbiamo intuito e accreditato talenti. Abbiamo sorriso, ballato, pianto, sponsorizzato, gesticolato. Abbiamo partecipato con gioia ed entusiasmo ai successi degli altri, disperandoci di nascosto, a schermi spenti, sulle nostre sfortune se paragonate alla beltà della vita dell’account del vicino . Abbiamo scoperto e sostenuto battaglie, diritti civili, dato voce alle minoranze tanto quanto ci siamo permessi di zittire e boicottare, indignarci su quello che non è giusto per noi o a prescindere. Abbiamo scelto di dire la nostra sempre e comunque commentando, contestando e supportando. È così che abbiamo aperto, allora, quella finestra sul mondo. Con pochi e semplici clic.
Sono media che corrono veloci e su cui non è permesso farci scappare l’ultimo tool, l’ultimo aggiornamento, l’ultima novità. Sono media che hanno radicalmente cambiato le nostre vite, ci hanno aperto gli occhi, hanno spronato a metterci la faccia o a nasconderla. Sono mezzi dove navigano sorrisi, meraviglia, bellezza e sì, anche disperazione. Ed è su quella disperazione che oggi dobbiamo necessariamente soffermarci. Su quell’ansia per tutto quello che sta accadendo e che scorre agile e travolgente e fa pensare, penare, tremare. Un susseguirsi di notizie che corrono fulminee in migliaia di stories, reel, post, caroselli e video (si, si usano ancora) create per sfamare una famelica necessità che si sbilancia tra tra la volontà di conoscere per sapere e il saper riconoscere l’ultimo trend.
Oggi più che mai (pandemia docet) tocca a noi fermarci un attimo per prendere aria, concederci un secondo in più, verificare, non cadere nel tranello. Per mettere a frutto il più grande insegnamento che questo strano mondo contemporaneo sta cercando di insegnarci: verificare e riflettere e pensare, prima di condividere e parlare e generare incertezza e mala informazione. Prima di dare in pasto la voce dell’Io al desiderio di emergere a tutti i costi tra un coro di accorate speranze.

Sono giorni tristi. Giorni che ci vedono già provati per una guerra sanitaria collettiva e che ci hanno scaraventato senza se e senza ma in un’altra guerra. Quella vera. Quella che si fa con le armi. Quella che suscita orrore e clamore nonostante, nel mentre, ogni giorno se ne combattano altrettante in silenzio.
Sono giorni in cui la nostra capacità di saper scindere lo scibile tra realtà e finzione deve sforzarsi di garantirci il minimo per non alimentare l’odio, l’irragionevolezza, la depravazione, la bava alla bocca dovuta alla pressione di risultare in prima linea per un pugno di cuoricini e like. Sono momenti in cui è importante e fondamentale dare spazio a chi può garantirci una corretta informazione senza clamore, bensì per onor di cronaca. Sono attimi in cui dobbiamo assicurarci che prendere parte della Storia non è far partire delle stories solo per non sentirsi tagliati fuori. Se
Prestare attenzione. Verificare le fonti. Non farsi prendere dalla foga di partecipare. Esserci senza apparire. Esserci anche in silenzio, se non si ha nulla da dire o se quello che stiamo per dire è una corbelleria. Condividere quanto più possibile quello che è davvero necessario e sicuro e assicurarci che quanto stiamo per leggere e dire sia condivisibile perché verità.

Per questo su Instagram, su quello spazio virtuale dove oggi si fa anche notizia perché tra i protagonisti di un atroce storytelling su quanto sta avvenendo nel mondo, dobbiamo agire con consapevolezza, buon senso, equilibrio e prudenza. È necessario farlo per non perdersi nei meandri del sensazionalismo, ma solo quando si è sicuri di dare voce al mondo aprendo una finestra senza la pretesa che tutto il mondo, poi, si affacci da lì per guardare e ascoltare esclusivamente una commozione intervallata dal quotidiano.
Qui alcuni riferimenti (che non sono una classifica e senza intenzione di escluderne altri) per rimanere il più possibile ragionevolmente informati. Voci dal campo o fuori dal coro per comprendere i fatti e che con questa piattaforma riescono a farci sapere, a raggiungerci, con immediatezza e attenzione. La stessa attenzione che dobbiamo porre noi nel momento in cui ci rendiamo fonte o veicolo di un argomento o di una notizia.
Siamo umani e, proprio perché tali, le notizie che corrono veloci è meglio aspettare che siano sempre prima confermate a favore della competenza e a sfavore della morbosità. Nel nostro piccolo, facciamolo.
@valerionicolosi (@micromega_rivista)
@giammarcosicuro (@tg2rai | @rainewsofficial)
@ceciliasala (@choramedia | Il Foglio)
@daniele.raineri (Il Foglio)
@francescamannocchi (La Stampa)
@simopieranni (Il Manifesto)
@_nico_piro_ (tg3rai)
@dejalanuit (sul suo account Instagram sono presenti highlights sulla crisi Russa-Ucraina di notevole interesse)