Intervista a Max di Max&Douglas, giurato del Premio Igersitalia 2018

Tempi duri per i “ritrattisti” che partecipano al Premio igersitalia di quest’anno. In giuria ci sono maxanddouglas, ovvero due tra i più quotati fotografi del genere. Due veri fuoriclasse.

Stavolta, però, abbiamo scelto di ascoltarli “uno alla volta” per cercare di carpirne qualche segreto.

Iniziamo con Max, al secolo Massimiliano Schenetti.

Max, so che è una domanda che vi hanno fatto moltissime volte, ma essere in due rappresenta un vantaggio ? Vi ho visto all’opera diverse volte e resto stupito dall’incredibile intesa che c’è tra di voi.

“Beh, si. All’inizio è nata non solo per interesse comune nei confronti della luce pennellata ma anche per “comodità”: dividersi i compiti per accorciare tempi di scatto già lunghissimi è stato determinante. Poi la cosa si è evoluta e sicuramente la sintonia dal punto di vista artistico è aumentata. Oggi come oggi tutto, dall’idea creativa alla realizzazione materiale, avviene effettivamente con estrema naturalezza. Non mancano gli scontri, ovviamente: siamo comunque due “teste” ma riusciamo sempre a trovare un punto d’incontro”

Ho avuto la fortuna di partecipare ai vostri workshop. Mi ha colpito molto la ricerca sul concetto della foto e della costante attenzione alla “scena”. Per i creatori di contenuti sui social, questa attitudine è fondamentale. Hai un consiglio da dare a chi vuole migliorarsi sotto questo aspetto?

“Si. Uno, veramente fondamentale: OGNI cosa nell’inquadratura DEVE essere curata. Una foto bellissima può trasformarsi in un enorme fiasco solo per la presenza di un oggetto o una presenza che nulla hanno a che fare con la storia che si vuole raccontare. Per questo motivo incitiamo i partecipanti a utilizzare le macchine in tethering per poter avere una visione più ampia di quello che si sta facendo. Capisco che non sempre sia possibile ma proprio per certe situazioni esiste la possibilità di fare uno zoom sul display della fotocamera. Controllare, verificare, ricontrollare. Sempre. Non serve scattare milioni di fotografie: più cura dell’immagine. Un grande problema nella fotografia, oggi. Purtroppo, per la velocità con la quale si usufruisce delle immagini oggi non sempre anche chi guarda ripone la giusta e dovuta attenzione. Però questo può fare la differenza”

3)“Domandona” … Quando un ritratto è un buon ritratto ?

“Veramente una domandona. Alla quale molti colleghi risponderanno in maniera differente. Diciamo che per, quanto ci riguarda, un buon ritratto si verifica quando si riesce a trasmettere un’emozione. Quando il soggetto “racconta” qualcosa,  attraverso uno sguardo o un gesto. Non è fondamentale una scenografia cinematografica: si può riuscire anche solo con un primissimo piano.”

Hai un account personale su instagram. Che utilizzo ne fai ?

Si, certo (@maxito) . Un semplice “diario” di vita. Una carrellata di immagini che realizzo durante i viaggi o, più semplicemente, nel corso della vita di tutti i giorni. Ovviamente non è seguitissimo ma, detto sinceramente, è più una galleria personale, senza velleità di crescita. Lo aggiorno solo quando ritengo ne valga la pena, senza programmazione o vincoli (come invece ha quello professionale @maxanddouglas ). Tanto è vero che, fino a poco tempo fa, da papà, era pieno di foto delle mie due figlie.

Questa estate avete organizzato Phobofestival. Ci parli di quest’esperienza ?

Estenuante. E’ la prima parola che mi viene in mente. Sembra un gioco da ragazzi ed effettivamente l’evento non era enorme, anche se coinvolgeva l’intera cittadina.

Eppure anche solo cercare di stare dietro a tutti i professionisti che sono intervenuti, alle locations, alla comunicazione (con la quale siamo partiti tardissimissimo…), alla logistica, alle mostre… mamma mia. E’ stata veramente dura.

Fortunatamente il “gruppo fondatore” non vedeva solo noi due ma anche Angelo Ferrillo, Alessandro Belluscio e, non ultima, Eleonora Greco.

Cinque teste e relative competenze ci hanno permesso di mettere in piedi in due mesi un evento che, a detta di tutti i partecipanti, è stato interessantissimo e diverso.

E’ proprio da questo che siamo partiti: fare un qualcosa legato alla fotografia che avesse una sua peculiarità, che, testualmente, “portasse la fotografia fuori dalle mura delle città”. E ci siamo riusciti.

Ho esordito nella risposta con “Estenuante”. Ma non posso negare che sia stato anche divertente ed istruttivo. Insomma, dal nostro punto di vista un successo.

Per questo non ci stancheremo mai di ringraziare tutti gli sponsor, dal Comune di Courmayeur a FOWA, dal Camping Hobo che ci ha ospitati a tutti coloro che, alla fine, hanno creduto in una pazza idea, nata davanti ad un bicchiere di vino da 5 amici fotografi al bar.


Qui trovi l’intervista a Douglas

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