L’acqua per i Bambini del Deserto. Missione compiuta

@antoncino

Il viaggio di Antonio e Francesca in Marocco ha raggiiunto la meta. Missione compiuta: è stata portata l’acqua nel deserto, con il #ProgettoFolle01, di cui Igersitalia è stata media partner. Ma perché è iniziato questo viaggio? Per loro. Per i bambini nel deserto.

Servizio a cura di Antonio Cinotti (@antoncino)

Il centro del nostro viaggio sono stati loro, i Bambini nel Deserto.. ma non solo! Fin dalle prime chiacchierate con Luca Iotti, fondatore della omonima ONLUS, ci avevano molto colpito i suoi racconti sulle loro condizioni di vita e ci siamo così resi disponibili a vagliare delle iniziative rivolte a loro.
Arrivati in Marocco poi, a ogni villaggio o paese attraversato in moto, ci ritrovavamo decine di bambini a guardare sorridenti il nostro passaggio salutando felici. Ogni volta che passavamo a passo lento i bambini ci rincorrevano a lungo con sorrisi davvero speciali. Un giorno ad Imlil abbiamo parcheggiato la moto e ci siamo messi lungo la strada a prendere il sole davanti allo Jebel Toubkal, il monte più alto del Marocco con i suoi 4165 metri. Dopo pochi minuti un bambino è passato camminando davanti a noi (non abbiamo capito da dove arrivasse, eravamo a 5 km dalle case), ci ha superati e ha iniziato a urlare qualcosa in direzione della valle, poi è sparito. In 10 minuti è riapparso con 3 amichetti che hanno iniziato a salutare chiassosamente, avvicinandosi a noi di corsa! Nessun imbarazzo, foto tutti insieme, poi si sono messi a guardare la moto e toccare tutti i tasti possibili, felici di avere a disposizione un mezzo del genere su cui salire!
Abbiamo passato una ventina di minuti con loro e vedere la gioia negli occhi di questi piccoli ci ha motivato ancora di più!

Così abbiamo costruito, giorno dopo giorno, passo dopo passo, il programma del nostro soggiorno a Merzouga, nel deserto. Con l’aiuto di Luca Iotti dall’Italia e dei referenti di Bambini nel Deserto sul posto, Giacomo Ferri e Polona Oblak, abbiamo deciso cosa avremmo fatto non appena arrivati al Sud.
Man mano che il nostro KTM ci portava in giro per le campagne marocchine le idee si sono fatte sempre più concrete ed… eccoci!
Con Giacomo (e il suo amico Giovanni, altro grande appassionato del binomio moto e deserto) siamo andati a Begaa, villaggio berbero sotto al deserto di Erg Chebbi, a vedere il luogo in cui sarà realizzata la pompa alimentata con il fotovoltaico che riusciremo a costruire interamente con le donazioni per il #progettofolle01. Dopo aver visitato il luogo siamo arrivati a casa di Youssef, ragazzo amazigh amico di vecchia data di Giacomo, nel villaggio e, passando davanti alla scuola, tutti i bambini ci sono venuti incontro correndo… una scena da libro Cuore che ha lasciato il segno. Dopo il tradizionale the siamo tornati alle moto e abbiamo trovato il “mercatino”, tutti i bambini ci hanno mostrato i loro tesori più preziosi, fossili braccialetti, giochi. Abbiamo fatto acquisti e siamo arrivati alle ultime case del paese a trovare le famiglie che vivono più lontane dal villaggio: qui abbiamo conosciuto Ibrahim, un bambino bellissimo che si era ferito a una mano; il taglio si era infettato e tutta la mano era gonfia. Non dimenticherò mai la sua espressione mentre Giacomo, Giovanni e Francesca lo medicavano; nonostante il dolore continuava a sorridere con i suoi occhioni neri. Siamo poi tornati dopo 2 giorni a trovarlo con un kit di medicine di Bambini nel Deserto per controllare; la situazione era molto migliore e in via di risoluzione!

L’esperienza con Polona e Salem, il suo ragazzo presidente di una associazione di volontariato locale, è stata ugualmente coinvolgente; siamo infatti arrivati a Ghirghiz con un 4×4 a trovare i bambini della scuola per consegnare i kit di primo soccorso di BnD ed a familiarizzare con loro. Dopo la naturale diffidenza iniziale i bambini hanno gradito la nostra presenza tanto che alla fine il “grazie Italia” che il maestro ha insegnato loro è stato urlato a più non posso da tutti. E’ stata una mattinata incredibile, i bambini italiani spesso si lamentano se non hanno l’ultima console per videogiochi… loro non hanno niente, vivono in un villaggio senza luce e con l’acqua solo grazie ai pozzi e sono raggianti. Il paradosso è che lo Stato Marocchino quando ha costruito la scuola ha costruito anche l’impianto elettrico e i bagni che sono nuovi in quanto non arriva nè luce nè acqua. Quando (e se) arriverà l’acqua corrente tutto sarà da rifare perché impianti abbandonati per anni ai 45° dell’estate difficilmente sopravvivono.

Dopo questa bellissima esperienza torniamo a casa.. felici per aver contribuito, seppur in maniera molto marginale, ad aver aiutato a casa propria questi meravigliosi bambini ed emozionati perché torneremo a Merzouga, a Begaa ed a Ghirghiz non appena la pompa sarà operativa e stavolta non saremo in moto, ma in aereo e quindi raccoglieremo tutto il materiale che potremo!

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