Progetto Folle 01. Il territorio ostile e le tempeste di sabbia

@francydemu
Come sapete, Antonio e Francesca sono in Marocco per portare a termine una vera e propria missione, quella di portare l’acqua nel deserto, con il #ProgettoFolle01, di cui Igersitalia è media partner.

Il territorio marocchino è stata la prima sfida che hanno dovuto affrontare: un ambiente ostile dove violente tempeste di sabbia si alternano ad acquazzoni impetuosi che poi lasciano il cielo al sole cocente del deserto.

Servizio a cura di Antonio Cinotti (@antoncino)

Domanda che ci hanno fatto in molti: perché proprio in Marocco? La prima risposta di sicuro effetto è sempre la stessa: ci sei mai stato? Se la persona che abbiamo davanti ci è già stata, la cosa finisce lì, altrimenti in 2 minuti spieghiamo come sia vario il territorio, che va delle spiagge mediterraneee a quelle oceaniche, passando per monti di più di 4000 metri come il Jebel Toubkal che è sempre innevato, per arrivare ai deserti.
Il Marocco è, sia a livello naturale che sociale, una terra dai fortissimi contrasti: si va davvero da un estremo all’altro con una facilità impressionante.

Ora che la nostra destinazione è raggiunta e abbiamo attraversato in 4 diversi punti il massiccio dell’Atlante, abbiamo conferma che la natura qua è semplicemente sconvolgente. Basta un’ora di moto per passare da passi “alpini”, da gole infinite che seguono i letti dei fiumi o da paesaggi degni della miglior Svizzera a strade assolate in mezzo al nulla in pianure infinite.
Nella stessa giornata ci è capitato di prendere sole, pioggia, vento, di nuovo sole e poi di nuovo freddo. In pochi minuti abbiamo visto arrivare una tempesta di sabbia che ci ha costretto, in moto, a non superare per 10 minuti i 20 km/h cambiando completamente il fondo della pista pietrosa che avevamo appena percorso.
Una delle tappe che più ci ha emozionato è stata Imlil, un paesino costruito accanto a un fiume (che nel 1995 esondò travolgendo case e persone) ai piedi del Jebel Toubkal, che con i suoi 4165 metri è la seconda vetta più alta del continente africano dopo il Kilimangiaro. Il paese si trova a quota 2000m, in fondo a una valle che abbiamo rinominato “degli orti” perché il verde delle piante che sono nel letto del fiume in centinaia di piccoli appezzamenti ci ha davvero colto di sorpresa. Da lì partono i trekking che scalano la vetta della montagna. Il Massiccio dell’Atlante, essendo una catena montuosa molto estesa, presenta una grande varietà di diversi panorami, tutti ugualmente belli ed emozionanti.


Al di là della bellezza delle singole città (Rabat, Marrakech, El Jadida, Essaouira ecc ecc) è la natura che ci sconvolge: le strade ci portano ogni giorno in paesaggi da cartolina fino a che, superata Ouarzazate, ci avviciniamo al deserto. Qua esiste un deserto sabbioso, ma il processo di desertificazione avanza e ci sono km e km di pianure rocciose assolate senza vegetazione; una volta superata Er Rachidia si incontrano oasi piene di palme, villaggi arroccati nei greti dei fiumi e nuove pianure assolate.
In avvicinamento a Merzouga, meta del nostro viaggio, iniziamo a vedere in lontananza le maestose dune di sabbia dell’Erg Chebbi, unici rilievi di un panorama completamente piatto.
Qua il deserto non è solo dune e sabbia come immaginiamo noi: qui c’è anche il “deserto nero”, roccioso, di rocce scure e vulcaniche, che per noi è una fortuna, perché con la nostra moto, in due e con i bagagli sarebbe quasi impossibile percorrere piste sabbiose. Il deserto roccioso è un autentico paradiso a cielo aperto per i ricercatori di fossili; un tempo infatti questo era un fondale marino e non è difficile trovare denti di animali marini preistorici così come strani animaletti fossilizzati sulla roccia. La cosa difficile da capire per noi “europei” è che anche nel deserto possa piovere; si possono così formare in poche ore autentici laghi del diametro di qualche km che si asciugano in alcuni giorni. Altra cosa non facile da immaginare è che a pochi metri di profondità si trovino vene d’acqua filtrata e quindi potenzialmente potabili. Proprio per questo il nostro #progettofolle01 ha come obiettivo quello di rendere sfruttabile uno dei tanti pozzi circondato da terreno coltivabile! Grazie a un impianto fotovoltaico e a una pompa per l’irrigazione gli abitanti del villaggio berbero Amazir di Begaa potranno avviare una coltivazione di piante e spezie che possano negli anni migliorare le loro condizioni di vita.


Non finiremo mai di ringraziare Bambini nel Deserto e la loro sezione di Bikers, i BnD Bikers Team, che ci hanno indirizzato nella nostra scelta sull’obiettivo da perseguire visto che qui di cose da fare ce ne sarebbero… fin troppe purtroppo! Meglio concentrarsi su un solo obiettivo per volta per portarlo fino in fondo! Seguitelo con noi sfogliando su Instagram l’hashtag #progettofolle01.

Tagged: