Storia della fotografia: National Geographic Magazine [Parte IV]

Dopo aver parlato di travel photography come potevo non dedicare un post a quella che è considerata una delle più grandi riviste fotografiche del mondo?

Era il lontano 13 gennaio 1888, quando un gruppo di trentatre persone (scienziati ed esploratori) si riunirono per dar vita a una società con l’obiettivo di migliorare, diffondere le conoscenze geografiche e avvicinare gli esseri umani alla propria madre terra. Fu così che, in un club privato situato in Lafayette Square a Washington D.C., nacque (per essere poi fondata ufficialmente il 27 gennaio successivo) la National Geographic Society che si proponeva di

«incrementare e diffondere la conoscenza geografica e allo stesso tempo di promuovere la protezione della cultura dell’umanità, della storia e delle risorse naturali».

L’organizzazione, che come ho già detto promuove l’esplorazione e la ricerca scientifica, pubblica libri, mappe, filmati ed è presente sul web in numerose lingue anche se il sogno più ambito per ogni fotografo è sicuramente quello di avere le proprie immagini pubblicate sull’edizione cartacea, universalmente riconosciuta come una delle riviste più importanti del panorama editoriale mondiale, ovvero il National Geographic Magazine.

National Geographic italia
National Geographic italia

Il primo numero in assoluto vide la luce lo stesso anno della fondazione della NGS (1888), un piccolo volume con la copertina color terracotta, che conteneva l’articolo “la classificazione delle forme geografiche nella Genesi”, di W.J.McGee e un racconto di C.H.Marshall (pilota) sopravvissuta a una tempesta.

L’anno successivo venne stampato il primo Nat Geo con illustrazioni grafiche a colori, ma è la fotografia d’autore, introdotta nel 1910 con un servizio da Corea e Giappone, che rappresenta da sempre il vero elemento distintivo del mensile. La prima copertina con riquadro giallo risale al 1910, mentre la foto venne inserita solo nel 1956 quando fu deciso che un’immagine avrebbe aiutato a identificare il numero (si ricordi a tal proposito l’iconico ritratto della ragazza afghana, Sharbat Gula, di Steve McCurry). Oggi pubblicato in 25 lingue, avere un “assignment” da parte del Nat Geo è sicuramente uno dei traguardi più importanti a cui ogni fotografo aspira.

Tempo fa ho avuto modo di intervistare Marco Pinna, photo editor che da anni si occupa di selezionare le immagini che saranno scelte dal caporedattore per poi essere pubblicate sulla rivista italiana. Nel suo intervento ha sintetizzato perfettamente quanto sia affascinate il suo lavoro, un lavoro che gli permette di vedere le foto dei più bravi fotografi emergenti e non: vi consiglio di leggerla se non lo avete già fatto.

Profilo instagram National Geographic
Profilo instagram National Geographic

Parlando di Instagram anche National Geographic ha un account che conta, a oggi, la bellezza di 9,4 milioni (ripeto milioni) di follower. Un bellissimo profilo fatto di immagini dei vari autori che gravitano attorno a questa rivista. Spesso rimango affascinata dalle immagini che vengono pubblicate e grazie a ciò ho iniziato a seguire grandi fotografi come @argonautphoto, @daveyoder, @davidalanharvey, @dguttenfelder, @jimmy_chin, @yamashitaphoto e tanti altri. Entrate nel profilo Instagram @natgeo, controllate chi segue, in base alle vostre attitudini fotografiche fate una selezione e iniziate a seguire chi vi sembra più vicino al vostro modo di interpretare la fotografia (non vi spaventate, sono solo 70 following). Non ve ne pentirete!

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