Un giorno di qualche tempo fa ho pensato di chiudere il mio profilo Facebook se solo avessi riletto o risentito la frase “Non ce n’è Coviddi!”. Poi ho capito che, purtroppo, non avrei potuto evitare il ripetersi di questa affermazione così facilmente.
Un giorno di qualche mese fa, una signora comunissima – proprio come te che stai leggendo – intervistata da N.S. della TV Barbara D’Urso, rispose ad alcune semplici domande sulla situazione sanitaria di Palermo rispetto ai contagiati di covid-19 con tre frasi chiave: “Buongiorno da Mondello” – “Oggi ammare” – “Non ce n’è Coviddi”.
Le tre frasi, divenute una sorta di vero e proprio slogan, sono rimbalzate dalle TV ai giornali, ai social media, nei messaggi di whatsapp di una bella percentuale di italiani, divenendo inaspettatamente un vero e proprio tormentone estivo, alla pari con canzoni come “Jerusalem” e “Karaoke”, hit dell’estate.
In questi ultimi giorni ha fatto grande notizia l’apertura del profilo IG della signora “Non ce n’è Coviddi” in questione – Angela Chianello – che in meno di un’ora ha raggiunto le quote numeriche (per la precisione circa 150.000 followers e più) di un reale influencer.
Cosa si intende per “Influencer”?
La domanda, allora, sorge spontanea: che cosa ha realmente creato o realizzato Mrs NoCoviddi per raggiungere la quota e, di conseguenza, il ruolo di un influencer?
La parola “influencer” identifica una persona popolare in rete, capace di influenzare comportamenti e scelte di un determinato gruppo di utenti e/o potenziali consumatori, concetto molto utilizzato in ambito di strategie comunicative e di marketing. L’attività dell’influencer è in grado di stimolare e indirizzare le decisioni altrui (power effect), di dare affidabilità su un dato argomento anche grazie alla padronanza sullo stesso (authority and knowledge).
Potremmo ben affermare che, in altri tempi, coincidesse con il concetto di fama: “condizione per cui una persona gode di ammirazione da parte degli altri anche per le sue capacità”. Era famoso, quindi, chi aveva “doti speciali”.
Nel tempo il concetto di “fama” si è avvicinato ad una realtà nuova, quella del web e in particolare dei social media, nonché quello di un palinsesto televisivo con trasmissioni sempre più leggere. Questo ha permesso il lancio di personaggi che hanno assunto un ruolo importante nella società moderna, grazie alla creazione di contenuti personali, artefici di una fama che, quasi sempre, è svanita subito dopo l’onda mediatica.
Il concetto di “mid-tier influencer” e la creazione di contenuti ad hoc
E’ abbastanza ovvio, a questo punto, che ci si domandi: quali caratteristiche, tra quelle elencate, possano mai aver portato la Sig.ra di Mondello, così la chiamano i fan, ad essere annoverata tra gli influencer di un social media forte quanto IG (e non solo)? In cosa potrebbe influenzare le persone al punto che, per i numeri dei suoi follower, Instagram dovrebbe pensare a monetizzare il suo brand?
Nelle piramidi quantitative, offerte dagli esperti in materia, la Signora Chianello – con i suoi circa 150K di follower – andrebbe a classificarsi come “mid – tier influencer”, ovvero quegli influencer che si rivolgono ad un pubblico di medio livello, che creano contenuti ad hoc e con community ben targetizzate, al punto da porsi in uno scenario di forte impatto per le aziende interessate alle tematiche offerte.
Dietro ai social media, nel corso del tempo, molte aziende sono riuscite a creare un impero lavorativo; i brand e i marchi, anche molto famosi, sono spesso supportati dai contenuti creati da influencer che scelgono per farsi rappresentare, i quali, a loro volta, guidano il loro pubblico nel processo decisionale, proprio perché guardati con ammirazione.
Quali modelli sociali seguire?
La storia attorno al successo inaspettato della Sig.ra Chianello, che intanto è diventata un personaggio pubblico a tutti gli effetti con migliaia di seguaci, ha creato non poche polemiche.
Chiediamoci che tipo di società è la nostra, che idealizza una frase dettata da convinzioni esclusivamente personali, al punto tale da farla diventare uno slogan virale, sotto certi aspetti “famoso”.
Tra le tante polemiche, una voce importante si mostra preoccupata per i giovani e per i trend verso cui sta viaggiando la nostra società. Laddove si trattasse di ilarità, questi numeri creano un precedente, al punto da far credere che chiunque possa avere la capacità comunicativa di influenzare anche ingenti numeri di persone.
Il rischio è che la nostra società, anche supportata dalle spinte televisive dell’ultimo ventennio, possa convincersi che la mancanza di basi e di contenuti di livello permettano al comune di diventare un modello sociale da seguire, dandogli il potere di veicolare messaggi dal contenuto non specifico e inutile.
#albertoangelachallenge
Le polemiche sul rischio che “la cultura della leggerezza” surclassi la cultura vera ha scatenato sul web il #AlbertoAngelaChallenge, lanciato dall’attore comico Roberto Lipari.
All’insaputa di Angela&Angela, il challenge è stato lanciato per promuovere la Cultura, quella con la C maiuscola, attraverso queste esatte parole: “Segui Alberto, non seguire Angela! Affinché non avvenga mai il sorpasso! Lì, avremmo perso tutti”.
Lo scopo del challenge non nasce per avercela con la Sig.ra Chianello, che rimane una di noi, bensì per comprendere che la comunicazione efficace – in particolare attraverso i social e le nascoste formule del web – dovrebbe sempre permettere alla cultura di avere un posto di rilievo sul trash, non il contrario.
Angela Chianello, che si definisce “mamma a tempo pieno”, ha ad oggi la popolarità di modelli di business che mai avrebbe pensato di poter raggiungere. Certo è difficile comprendere quanto questo successo possa trasformarsi in reali guadagni, sicuro è che i Google Trends forniscono dati di ampie ricerche sulla signora e i suoi slogan. Domani, quando la vicenda avrà perso il suo interesse trash, che cosa succederà?
Trash Economy e Influencer Marketing
Questo caso di comunicazioni ci dà l’opportunità di introdurre un nuovo concetto, quello di “Trash Economy”: una popolarità momentanea, con numeri interessanti, che può generare un ritorno economico destinato a vivere sul breve periodo.
E’ importante comprendere che, aldilà dei guadagni che potrebbero esserci momentaneamente per la Signora Chianello (vedi per lo sfruttamento dell’immagine), essere un influencer vuol dire essere prima di tutto padroni di una comunicazione credibile in un determinato settore e per un determinato argomento, al punto da forgiare i pensieri di gruppi più o meno grandi di persone.
Beauty – Fashion – Travel – Food Influencer, quelli realmente competenti, distribuiti su social e web, hanno qualcosa da dirci e da insegnarci. I social, Instagram in particolare, non hanno più da tempo una visione quantitativa della comunicazione, infatti, per fortuna, oggi si punta di più sulla qualità e sulla rispettabilità.
Avere tanti follower, però, non vuol dire sempre avere cose interessanti da dire; alle volte anche a zero engagement si possono utilizzare i social nella maniera in cui si dovrebbe: comunicare per insegnare, comunicare per fornire idee di qualità su cui riflettere ed, eventualmente, farsi influenzare.
Occorre andare oltre il concetto superficiale di “influencer” e utilizzarlo in modo più concreto e realistico: l’amico delle elementari, il cugino appassionato di elettronica, il collega che segue la moda, la mamma che ama dilettarsi in cucina non si possono considerare influencer alla pari delle grande testate giornalistiche o dei “vip”. Sono persone comuni che comunicano la realtà e il mondo che li circonda ed è bellissimo, ma l’Influencer Marketing è una cosa seria e non bastano i follower per lavorare come influencer.
“Segui Alberto, non seguire Angela”: per te e per la nostra cultura.
Voi con chi state?