“Trova la tua identità su Instagram e condividi foto uniche”… sì, ma come? Ce lo spiega Andrea “Style 1” Antoni, l’autore di questo libro uscito qualche giorno fa per la collana Web in Testa, di Flaccovio Editore e acquistabile online sul sito della casa editrice.
Partiamo dal titolo. Cosa significa “trovare una identità su Instagram”?
Trovare un’identità (su Instagram) significa non fare le cose a caso, o accodarsi a una tematica di tendenza, andando a realizzare una galleria clone di altre.
A mio avviso bisogna cercare di essere sempre se stessi, che sia su questa piattaforma o che si scelga il vestito da mettere la mattina, tuttavia per capire chi siamo dobbiamo rapportarci anche agli altri. Se poi piaceremo agli altri utenti acquisiremo like e follower, altrimenti no: il mancato raggiungimento di determinate cifre su questo social media, secondo me, non è un dramma, perché il mondo è grande e ci sono altre strade da esplorare per cercare il successo. O forse semplicemente non lo raggiungiamo perché non lo meritiamo. Questo libro serve a dare un’idea generica di cosa è al momento questo social network e come utilizzarlo, lasciando chiaramente il libero arbitrio all’utente finale.
Tu gestisci (almeno) 3 profili: @stailuan, @onthesup, @behappyproject… significa che una tua identità non l’hai ancora trovata o soffri di identità multiple?
La mia identità è chiara, ma è diversa dal pubblicare sempre lo stesso filone di foto. Io faccio grafica, dipingo graffiti, vado con il sup e viaggio: questo è proposto nel mio profilo.
La mia identità è essere @stailuan e non pubblicare foto di colazioni e basta. Nulla contro chi lo fa, ma non è la mia identità. I social vanno e vengono, le persone restano: nel mio piccolo sono conosciuto a prescindere dal social che utilizzo, e questo credo sia fondamentale. Ho iniziato a ricercare la riconoscibilità, e uno stile personale con le prime bozze dei miei graffiti e poi ho cercato di riproporlo nelle altre attività della mia vita. Perché bisogna fare e avere stile sempre e ovunque.
Gli altri due profili sono invece tematici e rivolti uno (@onthesup) alla mia passione per il mare e la tavola e l’altro (@behappyproject) a un mio progetto di streetart e graffiti. A volte qualcosa di questi due profili trapela nel mio principale, ma solitamente li lascio staccati.
Quand’è che una foto è “unica”?
Una foto è unica quando è personale. Sappiamo benissimo quali siano le foto “da Instagramers”, quelle che portano i like perché di tendenza: io stesso ne faccio un sacco, e lo dichiaro. La scorsa settimana, ad esempio, ho fotografato il Duomo di Milano riflesso in una pozzanghera. Molto “@Timbrado” per capirci. Molti like. A me quella foto, onestamente, non conferisce molte emozioni, però ricorda il fatto che ero a Milano e quindi nella mia galleria può starci. Nel mio caso le foto uniche sono quelle relative ai graffiti che dipingo: non sono un fotografo, quindi non posso nemmeno lontamente ipotizzare di creare scatti personali in altro modo. Con il writing invece posso dire il mio.
Ciononostante, anche giocando all’interno di paletti fissi, come possono essere quelli dettati da determinati hashtag, se una persona ha una personalità riuscirà a farla trapelare anche in una foto già vista mille volte. O almeno io credo così.
Mi sembra di capire che per te sia fondamentale il “progetto fotografico”. Perché? Mi dici 3 progetti da promuovere e 3 da bocciare tra quelli che hai visto in questi anni su Instagram e i motivi di queste scelte?
Il fatto che il progetto fotografico sia fondamentale non lo dico tanto io stesso, bensì emerge dalle analisi che in tanti stiamo facendo. Attualmente Instagram non permette la creazione di “album tematici” (come su Facebook per capirci) e quindi alcuni utenti scelgono un filone ben preciso per rivolgersi a una nicchia di utenti particolarmente interessata e quindi fidelizzabile. Tutto ciò, per come la vedo io, è di una noia pazzesca. Forse perché non sono un fotografo, forse perché continuo a vedere Instagram prima di tutto come uno svago.
I progetti da bocciare non li nomino, non per paura di mettermi contro qualcuno (e chi mi conosce sa che non ho grandi problemi a schierarmi), ma perché non ha senso perpetrare il male. Una cosa è brutta, non funziona, è negativa? Bene la metto da parte, addio: inutile darle risalto.
Di progetti positivi invece è bello parlare: di taluni infatti ne scrivo anche nel mio libro, quindi non li cito una seconda volta (scopriteli voi stessi!) mentre altri tre li nomino qui:
1- @droneoftheday è una sorta di community che reposta quotidianamente la miglior foto scattata da un drone in volo. Certo è poco “insta”, ma io per questi cosi-volanti vado pazzo.
2- #kitchensuspension non è un profilo, bensì potremmo catalogarlo tra gli “hashtag creativi” (di cui abbiamo anche parlato sul nostro sito, ndr). Come direbbero nelle migliori agenzie di comunicazione: progetto fresco, impattante e giovane. Bravi!
3- @supspn1, ovvero il profilo di un gruppo di appassionati di Stand Up Paddle Boarding di Saipan. Non è il miglior progetto fotografico del mondo, ma trovo carino il fatto di come ci sia diventato amico e del come segua giorno per giorno le loro vite sulle onde, tramite Instagram, nonostante la distanza che ci separa. Ad ogni modo hanno trovato un ottimo modo per comunicare la loro attività, dimostrandosi molto più avanti di molte attività turistiche o commerciali nostrane.
A chi è indirizzato questo libro? Chi ne può beneficiare? C’è ancora qualcuno che deve imparare a usare Instagram, nonostante si tratti di una app che compie quest’anno 5 anni?
Più entro nel mondo di Instagram, più scopro che in pochi lo usano consapevolmente, nonostante sia una app di utilizzo piuttosto semplice. Ma in realtà è un canovaccio che si ripete: vorrei vedere quanti di quelli che nel CV scrivono “conoscenza eccellente di Word” sanno fare la famosa stampa-unione o sanno pigiare le lettere sulla tastiera, non usare il programma: allo stesso modo funziona con Instagram.
Il libro è indirizzato a chi deve compiere i primi passi su questo social, oppure ne ha già compiuti alcuni però male. Magari aveva messo le scarpe rovesce, oppure non ha fatto attenzione e ha preso il sentiero sbagliato. C’è sempre modo di mettere le cose apposto.
Credo che i concetti espressi siano ampiamente conosciuti da chi si dichiara Instagramer, al contrario possono essere interessanti per tutti quelli che invece di navigare nel web per reperire mille informazioni, le possono trovare tutte concentrate in un luogo solo.
Quali sono le 5 cose da sapere PRIMA di aprire un account su Instagram?
Non ne ho idea, devo leggere un libro dal titolo “Scopri la tua identità su Instagram e condividi foto uniche” per saperlo. Ne parlano bene, dovrebbe aiutare me e anche voi.
E un consiglio che ti sentiresti di dare a chi “ORMAI” l’ha aperto, ma con scarsi risultati?
Potresti ipotizzare di smettere di perdere tempo e andare a perderne altrettanto su un’altra piattaforma. Al netto di tutti gli escamotage, potresti prendere in considerazione che molto semplicemente Instagram non sia il social network che fa per te. Magari il tuo progetto è fallimentare, oppure le tue foto non hanno un livello dignitoso o ancora potresti essere carente nella parte “social”. Bisogna però capirsi sul che cosa intendiamo per risultati scadenti: per come la vedo io, avere dieci like a foto, ma convertire uno di questi cuori in una commissione lavorativa, vale molto di più che avere ogni giorno migliaia di cuoricini pulsanti, ma non avere alcun ritorno concreto.
Il libro “Trova la tua identità su Instagrag e condividi foto uniche” di Andrea “Style 1” Antoni, ed. Flaccovio è acquistabile online sul sito della casa editrice.