Di steet photography abbiamo parlato in diverse occasioni quindi non mi dilungherò sui vari aspetti tecnici. Durante il mio viaggio nel sud degli Stati Uniti e Giamaica, cercando di catturare qualche breve attimo di vita americana con la mia compagna di avventura Leica T, mi sono spesso ritrovata a riflettere su quanto la filosofia Leica si sposi perfettamente sia a questo genere di racconto fotografico sia alla filosofia Igers stessa.
Il fotografo o il mobile photographer di street non può avere fretta: deve essere come un cacciatore di immagini solitario alla ricerca della foto perfetta e perfetta non significa necessariamente accademicamente corretta. Una fotografia perfetta è quella in cui l’autore riesce a catturare un momento unico e a bilanciare tutti gli elementi all’interno della sua immagine. Non si deve avere mai paura di fotografare: per fare una buona street photography è necessario entrare nelle scena, a volte con prepotenza. Certo non possiamo dimenticare che esistono alcune leggi da rispettare, come la privacy del soggetto ritratto, per esempio.
Cercate quindi di creare empatia con il protagonista della vostra foto, avvicinatevi, stabilite un contatto visivo e verbale, ma soprattutto sorridete. Chiedete se potete fare uno scatto, mostrate la foto e interagite: vedrete che nella maggior parte dei casi troverete persone disponibili e inclini a essere ritratte. Se vi verrà chiesto che utilizzo vorrete fare delle immagini, siate sinceri, non mentite: è una questione di rispetto. Se la persona interessata non vuole che la sua immagine sia pubblicata sui social network non lo fate, avrete altre occasioni!
Per esperienza, fotografando cani, ho intavolato lunghe chiacchierate con i padroni che spesso sono orgogliosi di sapere che la loro immagine, insieme a quella del proprio amico a quattro zampe, andrà a far parte di un progetto fotografico (@dog_dogs_dog). Attenzione anche a non violare la dignità altrui: non solo per una questione morale ma anche penale e rispettate sempre la cultura delle persone che state ritraendo. Esistono culture in cui essere fotografato equivale a un furto dell’anima, pertanto documentatevi bene circa il territorio in cui vi state muovendo, le usanze e le credenze del popolo che incontrate.
Per concludere vorrei citare le parole del docente e street photographer Eolo Perfido in una sua recente intervista:
“fare street è terapeutico e il tuo apparecchio fotografico (che deve essere il più invisibile possibile) deve diventare il tuo miglior amico”
Detto questo vorrei accompagnarvi in un viaggio nel tempo, siete pronti?
Erano gli anni della grande depressione americana quando Walker Evans (commissionato dalla F.S.A.) iniziò il suo viaggio documentario di denuncia sociale che lo avrebbe portato ai vertici della fotografia mondiale. Le immagini molto essenziali del suo libro “American Photograph” sono un pietra miliare della storia della fotografia. Soprannominato dal mio docente di fotogiornalismo “il collezionista”, Evans prediligeva creare progetti dedicati a varie tipologie di immagini, dai cartelli stradali alle vetrine dei negozi, dai ritratti ai piccoli dettagli della vita quotidiana.
Successivamente Lee Friedlander e Garry Winogrand ispirati a loro volta da Evans e Frank riversarono il loro genio fotografico in grandi immagini di street. Se il primo concentrava la sua attenzione sui ritratti, autoritratti store fronts, sui dettagli dell’evoluzione umana e del suo approccio con l’ambiente che la circondava Winogrand portò avanti, nel corso della sua vita, una capillare documentazione della società americana scattando un numero impressionante di fotografie tanto da risultare quasi compulsivo nella produzione delle sue immagini.
I grandi del passato ispirano i fotografi del futuro e anche se in questo mio viaggio nel sud degli States non ho avuto occasione di rivivere le stesse opportunità che ho amato nelle fotografie di questi e altri autori, comunque, ho avuto la possibilità fotografare uno scampolo di American life.
(Immagini realizzate con LeicaT)