Servizio a cura di Alice Secchi (@alice__s)
Se secondo il fotoreporter statunitense William Eugene Smith, era la “profondità di sentimento” a rendere immortale uno scatto, allora Vivian Maier può pacificamente essere annoverata tra i grandi fotografi del ‘900, con buona pace di chi, fin’ora, non ha apprezzato, esposto o capito la sua opera. Un’opera che conta un archivio quasi sterminato: 150.000 negativi, un’infinità di pellicole, stampe, film, che per 50 anni la Maier ha accumulato e gelosamente riposto in un baule, rimasto sconosciuto fino al 2007 quando il giornalista John Maloof, in una casa d’aste di Chicago, l’ha acquistato, riscoprendolo e valorizzandolo.
La sua storia è di quelle che fanno sorridere, che possono commuovere: Vivian è una bambinaia per le famiglie bene di Chicago e New York, compra una Rolleiflex e inizia a girare per la città, anche per i quartieri più degradati, spesso con i bimbi che le venivano affidati, e inizia a scattare ciò che le si presenta davanti. Le strade, le persone, i bambini, altre volte le architetture e i paesaggi, ma è soprattutto la vita di tutti i giorni, gli sconosciuti, i passanti, gli “altri” che l’affascinano: quegli scatti rubati dall’altezza del ventre, sono una testimonianza incredibile del nostro passato, di ciò che eravamo.
Solo negli ultimi anni i lavori di Vivian Maier stanno facendo il giro del mondo ma, mentre le grandi istituzioni museali fanno ancora fatica a legittimarla, in Italia è il MAN di Nuoro il primo a concederle lo spazio che si merita: fino al 18 ottobre sarà possibile ammirare 120 fotografie tra le più importanti dell’archivio di Maloof, 10 filmati in super 8 e diverse immagini a colori.
La bellissima mostra, a cura di Anne Morin, è stata anche l’occasione per gli Instagramers sardi per un incontro dal vivo: il primo agosto oltre 40 partecipanti da tutta l’isola hanno potuto ammirare gli scatti dell’anticipatrice dei moderni “selfie”, la Maier infatti spesso era la protagonista dei suoi ritratti, ad esempio con la sua ombra proiettata sul terreno o con il suo riflesso sui vetri.
E per molti Igers trovarsi faccia a faccia con questi scatti, così chiari, così sentiti e così reali è stato davvero emozionante: lo sguardo di Vivian Maier è di quelli che non si dimenticano, che vanno a indagare e cercare minuziosamente dentro l’anima dei propri soggetti, con un’introspezione che non ha nulla da invidiare a quella dei grandi maestri della fotografia. Visi naturali ma così espressivi da sembrare caricature, scatti intensi anche quando rubati dai mezzi pubblici in corsa, un tripudio di umanità che è riuscito a toccare le corde di tutti i presenti, dal semplice appassionato all’addetto ai lavori. Tre piani ricchi di angoli e scorci, ma anche di persone incantate di fronte a quelle opere, diventati loro stessi i soggetti degli scatti, subito condivisi come ricordi di quest’esperienza toccante, intensa e fortemente voluta da tutte le community Instagramers della Sardegna.
Con l’hashtag #vivianmaieralman sono ora raccolti oltre 270 scatti e speriamo che tanti altri se ne aggiungano, infatti c’è tempo fino al 18 ottobre per visitare la mostra e partecipare al challenge “Instagram racconta Vivian Maier”: tre foto saranno selezionate e i vincitori riceveranno in omaggio il bellissimo catalogo della mostra. Un motivo in più per scoprire lo sguardo di una donna fuori dal coro, eccentrica e riservata, dura e curiosa, ma che ha saputo catturare l’anima dei suoi soggetti con un’immensa “profondità di sentimento”.
Photo Credit: Verusca Deriu aka @assaggidisardegna