Tra gli Uffizi che diventano vere star dei social e porte aperte on e off line a influencer, blogger e social media addict, la riapertura dei principali musei italiani pare proprio che sia travolta da una inaspettata rivoluzione nel modo e nelle modalità di fruizione della cultura, settore ancora soggetto ai vincoli delle normative vigenti e che più di tutti ha sofferto – e soffre – il lungo periodo di lockdown.
Di musei all’opera durante il lockdown ne abbiamo già parlato qui e qui. Tantissimi sono stati infatti i complessi museali ad aver pienamente accolto l’invito del MiBact a rendere fruibile on line il proprio patrimonio artistico, garantendone diffusione e visite virtuali durante quello che poi si è rivelato un lungo periodo di stallo.
A marzo non potevamo ancora e di certo calcolare gli effetti a lungo termine che questa pandemia, e la conseguente comunicazione digitale rinforzata, avrebbero causato.
La preoccupazione che la disaffezione ai luoghi fisici custodi dell’arte da parte degli assidui visitatori si propagasse e il rischio che di nuovi non ne arrivassero più o tardassero ad arrivare, sono stati (ed è tutt’oggi così) un fattore predominante nelle strategie di rilancio delle offerte culturali ma, con le riaperture dei principali musei a partire dal 18 maggio scorso, qualcosa già pare essersi mosso. E cambiato.
Degli utlimi giorni è infatti la notizia che le Gallerie degli Uffizi, con già una brand reputation (anche virtuale) ben consolidata a livello mondiale, siano diventate mattatore d’eccellenza sui social network con numeri impressionanti e che continuano a galoppare, trainando anche quelle degli ingressi e prenotazioni.
Ma questo a cosa è dovuto? Solo alla notorietà di uno tra i musei italiani più conosciuti e riconoscibili al mondo?
Ovviamente no. Tutto ciò è frutto di strategia. A medio e lungo termine.
Prima del lockdown, gli Uffizi veicolavano – già con un proprio riconoscibile stile – la comunicazione on line esclusivamente su due sole piattaforme: Twitter e Instagram. Specie su Instagram, tra citazioni colte, letterarie, filosofiche e anche tanta ironia, il museo ha parlato, messo in risalto e diffuso opere note e “meno” conosciute custodite all’interno e all’esterno della propria collezione.
Lo ha fatto con post, immagini, stories, video, sondaggi, racconti e tour virtuali che hanno coinvolto non solo le opere, ma anche tanti dei dipendenti che ogni giorno lavorano tra queste prestigiose mura. Partecipando ai vari challenge internazionali, le Gallerie degli Uffizi si sono sempre poste sul filo della simpatia e dell’interesse, risultando divertenti o anche portatrici di messaggi importanti quando è stato necessario farlo.
E questo pare proprio che si stia rivelando una mossa vincente. Gli Uffizi, infatti, nel weekend del 15 giugno hanno raggiunto e superato il traguardo dei 500mila follower su Instagram. Attestandosi come il museo più seguito in Italia e al 13° posto nella classifica europea guidata dal Louvre, sono di poco dietro musei quali il Prado di Madrid (734K), l’Hermitage di San Pietroburgo (559K) e il Rijksmuseum di Amsterdam (552K). Se scendiamo nell’analisi anagrafica di questi follower, sappiamo che il 30% è tra i 25 e i 34 anni, il 22% tra 35 e 44 anni, 16% tra 45 e 54, il 16% tra 18 e 24, l’8% tra i 55 e i 64, il 4% è over 65 e meno dell’1% è tra i 13 e i 17 anni.
Complimenti!
A pandemia iniziata, però, altre due novità social hanno subito creato e attirato maggiore attenzione: la repentina apertura della pagina Facebook e, nientepopodimeno che, il lancio di un canale Tik Tok.
Notizia accolta, quest’ultima, non senza qualche piccola remora, il canale Tik Tok degli Uffizi (che, ricordiamolo, è stato uno dei primi musei statali a decidere di sbarcarci, ndr) è invece risultato come una mossa vincente. Strategicamente impostata per avvicinare, in un momento di assoluta stasi, un pubblico molto più giovane e fresco non solo al museo in sé, ma più generalmente al mondo dell’arte, le Gallerie degli Uffizi hanno rapidamente raggiunto cifre astronomiche tra follower e visualizzazioni che sono andate crescendo fino a raggiungere quota 21.700 follower (con 87.800 like) grazie alla diretta del 12 giugno scorso con la creator Martina Socrate. Un’azione, questa, che ha fatto sì che su Tik Tok gli Uffizi sia diventato il museo d’arte più seguito al mondo, davanti al Metropolitan Museum di New York (8.935 follower) e Rijksmuseum di Amsterdam (7.339 follower)
“Anche un museo può fare umorismo: serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere in modo diverso e scanzonato. In un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia. E se è possibile farlo grazie alla grande arte, ancora meglio”, ha spiegato il direttore Eike Schmidt quando, lo scorso maggio, è stata data la notizia alla stampa.
E pare proprio che questa strategia abbia dato i suoi frutti, se anche abbinata a visite molto particolari, come quella raccontata sui suoi account social dall’Estetista Cinica, al secolo Cristina Fogazzi, mitica imprenditrice, estetista e influencer beauty da Sarezzo, un paese nelle valli bresciane, che ha raggiunto “650 mila ragazzi in un botto”, semplicemente raccontandonelle sue stories del tour effettuato – per sua scelta e rispondendo a una call lanciata dall’assessore alla cultura dell’amministrazione fiorentina, Tommaso Sacchi – presso il museo e la città.
Ma in questi giorni anche altri musei stanno godendo di strategie social combinate (e anche no) per il rilancio del settore culturale e turistico. Un esempio è quello della coppia Chiara Ferragni e Fedez (meglio nota come #theFerragnez) che ha postato su Instagram il tour presso i Musei Vaticani e la Cappella Sistina riscuotendo un enorme successo. O il caso della mostra più attesa dell’anno, quella dedicata al cinquecentenario dalla morte di Raffaello e ospitata presso le Scuderie del Quirinale a Roma (e di cui abbiamo parlato qui) che, tra una buona strategia pubblicitaria antecedente al lockdown e un mantenimento della comunicazione a pandemia cominciata (proprio qualche giorno a seguire l’inaugurazione), ha comunicato di “fare le ore piccole” proprio a causa del grande afflusso di visitatori accorsi alla riapertura.
Nonostante gli ingressi contigentati e le disposizioni da rispettare e far rispettare in materia di mantenimento del contagio da Covid-19, stiamo assistendo davvero ad una piccola rivoluzione nel campo della fruizione culturale?
Forse non è ancora l’ora di tirare le somme, ma lo desideriamo davvero, come speriamo che anche la digitalizzazione del patrimonio artistico e una sua corretta comunicazione social possano finalmente essere ritenuti media trainanti e importantissimi, anche per riuscire a porre una maggiore attenzione sull’importanza del nostro immenso e fruttuoso, se ben speso in immagini e caption, patrimonio di bellezza.