Giacomo Por // Iger della settimana

Questa settimana abbiamo un ospite d’eccezione, che darà un respiro internazionale alla rubrica dedicata normalmente agli iger italiani. Un fotografo professionista che ha partecipato ad eventi fotografici mondiali e anche al Primo Congresso Instagramers tenutosi il 5/6 Maggio scorsi in Spagna, in veste di relatore e come Instagramers Italiano (altra italiana presente, nonchè ottima iphoneographer, Barbara aka @ibiza13) 🙂 

IgersItalia: Cominciamo con le presentazioni. Nome, cognome, nick e professione. 

G.P.: Giacomo Por aka @saturninofarandola. Fotografo, collezionista di parole e aratore di sogni. Ai lettori capire il senso delle ultime due!

IgersItalia: Sei appena rientrato dal Primo Congresso Instagramers, tenutosi lo scorso 5/6 Maggio a Torrevieja, in Spagna. Impressoni a caldo?

Cosa ti ha “dato” la community più attiva del momento? 🙂

G.P.: È stato un momento di grande partecipazione, di forte e sincera condivisione. Ho finalmente incontrato persone che stimo da molto tempo e altre ne ho conosciute per la prima volta. Mi ha molto colpito la passione e il grande affetto con cui sono stato accolto, ben oltre le mie aspettative. È stato un onore vedere come «El Periòdico» abbia scelto di segnalare con un mio scatto l’articolo di approfondimento sull’evento di Torrevieja. Le relazioni tenute al Congresso sono state perlopiù interessanti. Alcuni si sono intrattenuti su aspetti tecnici che francamente potevano essere tralasciati in quanto un Congresso non è propriamente una sequela di workshop o tutorials. Ecco perché io ho scelto di trattare temi di riflessione che pensavo potessero interessare più o meno tutti. È stato un momento anche di grande levità e simpatia che determina uno dei miei ricordi migliori. Professionisti, amatori, neofiti, tutti insieme e senza gerarchie.

IgersItalia: Prima di approdare ad Instagram eri già fotografo. Hai alle spalle grandi riconoscimenti europei e mondiali, tra cui anche la partecipazione, come unico europeo ad “iPhoneography” tenutasi presso l’ACP di Atlanta (USA) lo scorso autunno. Ora con Instagram cosa è successo?

G.P.: È successo che si continua con un lavoro iniziato ormai da tempo. L’esperienza di Atlanta è stata molto importante perché ha determinato un certo corso di eventi che ne sono seguiti. Ma soprattutto per una percezione che è definitivamente rinnovata circa uno dei molti modi di fare fotografia. Con Instagram si cerca, finché sarà possibile, di portare i segni di una possibile e auspicabile fotografia interessante. Di una visione che possa condurre verso un’espressività sperabilmente estesa negli spazi di una qualità diffusa.

IgersItalia: Adoriamo tutti i tuoi splendidi ritratti. Per questi, che tipo di camera ed editing utilizzi?

G.P.: ProCamera per la ripresa, Snapseed per l’editing.

IgersItalia: Oltre ai ritratti, che altro tipo di foto carichi in Instagram? Hai soggetti o situazioni predilette o scatti casualmente?

G.P.: Non mi pongo limiti per la scelta dei soggetti. Spesso i soggetti sono le proiezioni di quanto vado cercando, ma talvolta sono i soggetti che mi conducono allo scatto. E allora accade che un paesaggio, un brano di muro, o un semplice oggetto dimenticato nello spazio degli uomini mi attragga inevitabilmente. In effetti, si deve dire come la scelta di un soggetto (posto che di scelta si tratti), resta pur sempre un mistero che nessuna elaborazione razionale può dirimere.

IgersItalia: Scatti usando l’ iPhone con Instagram, altra applicazione o macchina fotografica? Usi app per editare le tue foto?

G.P.: Uso un vecchio iPhone 3Gs, ormai visibilmente affaticato ma pur sempre vivo. Di applicativi ne ho usati tanti, praticamente li ho conosciuti tutti quando la fotografia con iPhone era ancora nella sua fase pionieristica. Ho visto la nascita di Hipstamatic, Filterstorm, PhotoForge, Noir, Cameramatic, Vintage Scene, LoMob, Infinicam, Iris, Pixlromatic e altro ancora. Come ho già detto, uso invece ProCamera per la ripresa e il solo SnapSeed per l’editing. Il problema ovviamente non è comunque il tipo di applicativo che si usa, ma il modo con cui lo si fa. Questo continua a essere determinante ai fini di una buona fotografia, non certo il proliferare di quegli applicativi che promettono effetti mirabolanti che invece portano soltanto a pasticci pseudopittorici. Sono soltanto un modo per nascondere una cattiva fotografia, come riempirsi di profumo senza essersi prima lavati. Questo è uno dei pericoli più grandi che io ho denunciato da tempo, nascondere dietro alle promesse facili del vintage elettronico una velleità che non ha soluzione. Invece occorrerebbe sforzarsi di vedere con i propri occhi la fotografia, non di delegarla a qualche algoritmo più o meno accattivante. In questo senso mi piace ricordare quando una mia cara amica chiese notizie circa un certo software per il layering. Io ovviamente le dissi il nome di quel software, ma subito dopo l’invitai a usarlo cum grano salis, con giudizio e misura. Oppure a non usarlo per niente. Fortunatamente capì il senso di quanto le avevo detto (in verità senza tanti giri di parole), e oggi è una delle fotografe più interessanti in circolazione. Questo solo per dire di come gli applicativi possano essere variamente determinanti per determinare una buona  o una cattiva fotografia. Molti, troppi, pensano che con l’iPhone si possano fare senz’altro fotografie straordinarie. Non è ovviamente così, perché non è nei mezzi di ripresa che si trova la fotografia, ma sempre e solo negli occhi di chi usa quei mezzi. L’iPhone non fa eccezione.

IgersItalia: Cosa intendi e come interpreti Instagram oggi? Secondo te che piega prenderà, anche in seguito all’acquisizione da parte di Facebook ?

G.P.: Come ho già avuto modo di dire al Congresso e nell’intervista concessa all’amico Phil Gonzalez di Instagramers.com, un certo spirito di Facebook era di già presente purtroppo in Instagram ormai da tempo. Alcune caratteristiche che connotano quel tipo di social network hanno cominciato a prevalere anche altrove. E del resto sarebbe stato ben difficile come ciò non potesse avvenire. Dunque non vedo ragione per tutte queste lamentazioni un po’ ipocrite che ho letto fin qui. Anche perché molti di coloro che si stracciano le vesti per la notizia dell’acquisizione di Instagram da parte di Facebook, hanno magicamente un bel profilo Facebook! E non mi stupisco neanche di questo, ovviamente. Voglio dire che se si usa male Instagram, o se per esempio la popolar page è sempre più popolata di cose francamente inguardabili, non è fatalmente dovuto a Facebook. Spiegarlo così è palesemente falso, oltre che sciocco. Instagram fin qui ha rappresentato e moltiplicato quello che in passato accadde con la diffusione delle macchine automatiche, con la massificazione della fotografia attraverso l’introduzione di fotocamere alla portata di tutti. Ora sta agli utenti, a tutti quelli che si sono sentiti meno intimiditi nell’avvicinarsi alla fotografia attraverso un mezzo amichevole, difendere la qualità di Instagram rendendola sempre più diffusa e non, come temo, una copia in sedicesimo di quanto purtroppo già si vede altrove. Dipende, al solito, da noi.

IgersItalia: Segnalaci infine 3 utenti che tu stesso segui e stimi, che NON possiamo perdere!

G.P.: Molti sono coloro i quali meritano di essere segnalati alla comunità italiana di Instagramers. Potrei citare i ben noti Gabriel Samper (@kainxs), Thomas Kakareko (@thomas_k), Eric De Fino (@_raygun), Sion Fullana (@sionfullana), Aurora Michavilla (@auroramichavila), Josè Antonio Consentino (@murcielaguillo), Eelco Roos (@croyable) e altri ancora.

Ma proprio perché già conosciuti da molti, io invece vorrei segnalare alla vostra attenzione l’attività di tre fotografe molto meno seguite ma non meno interessanti e che spero possano incontrare il vostro favore.

Sono, in ordine alfabetico, Alessandra Galiani (@santabarbaradeifulmini), Barbara Ungaro (@ibiza13) e Susan Tuttle (@ilkasatticdotcom).

Foto del profilo scattata da @santabarbaradeifulmini.

E ora vi lasciamo ai suoi bellissimi scatti, buona visione…

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