Come tradizione vuole, ecco punti e spunti dal nostro punto di vista sulla kermesse-fenomeno sociale e social su cui, da sempre e (speriamo) per sempre, se ne cantano e suonano delle belle.
Ok. Ok. OCCHEI.
Sanremo è passato da qualche (più di qualche) giorno e no, non potevamo esimerci dal dire qualche cosa. Che poi, qualcosa l’avevamo già detta a suo tempo. Quindi, con i polpastrelli ben allenati e le lacrime artificiali vicine vicine per idratare i nostri occhi stanchi e provati (anche dalla durata calcolata in ore per sera della lunga kermesse), ci siamo presi la briga di non solo spulciare qua e là le teorie, le analisi, le tesi, le opinioni, i complotti velati e svelati e i risultati di chi, più diligentemente di noi si è espresso prima, ma di rendere pubblico questo servizio. E ci siamo presi tutto questo tempo anche perché, a dire la verità, siamo rimasti ancora fermi al mamma mia quante cose sono successe intorno al festival canoro più famoso d’Europa (anche se osare “del mondo”, vista la cospicua presenza di italiani all’estero, sarebbe cosa buona e giusta, ndr).
Comunque, sì. Intorno.
Perché, quello che accade sul palco, altro non è che lo specchioriflesso di quello che succede oltre il teatro Ariston, ovvero, nel multiverso dei social. Vuoi perché ognuno dei protagonisti è di questi protagonista a modo suo, vuoi perché il gioco del Fantasanremo vi incide evidentemente e profondamente, vuoi perché i meme sono bollettino e riassunto breve, veloce e tinto d’ironia di tutto il meglio di, oggi seguire Sanremo significa immergersi in un evento televisivo trasversale, multicanale e multimediatico che abbiamo guardato, udito e commentato straripanti di curiose interconnessioni.
Dalla prima volta in presenza (e non in smartworki) del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella bis che ha assistito a un in formissima “ROBERTO!” (Benigni) ad aprire il Festival, ai tre-quattro-cinque amici al bar che volevano ancora cantare per il mondo (team POOH feat Riccardo Fogli o team Al Bano+Ranieri+Morandi e Gino Paoli plus non fa differenza); dalla regina dei nostri cuori e dei cuor di carciofo Ornella Vanoni al premio alla carriera consegnato a Peppino di Capri; dai Black Eyed Peas versione quandolocomprisulquelfamosositofashioncinese/quando ti arriva a casa ai Depeche Mode che invecchiano bene come il vino conservato a dovere, PASSANDO PER IL BLANCO FURIOSO E LE ROSE ROSSE PER TE..RRA (scriverlo in caps lock – e quindi digitarlo e leggerlo modalità URLATO – forse riassume quel Saturno contro che ha provocato quella congiunzione astrale negativa che ha messo in contrasto la necessità di un volume in cuffia più alto con lo scotennamento (semi cit.) selvaggio del palco che ne è conseguito), tanti, troppi, esageratamente epici e anche commentabili con un grande “muà” sono stati gli ospiti, i momenti e le note degne di nota (musicali, singole, in duetto, in chiave di sol, in modalità rave party etc etc) che hanno reso questo Sanremo davvero (fino all’anno prossimo almeno) indimenticabile.
Ma condividiamo con ordine le nostre riflessioni (con sosta d’obbligo sul mondo Instagram, ma pienamente consapevoli di cosa sia successo sia sul social media dei messaggi brevi che sull’altro social).
SANREMO PER IL SOCIAL
E sì, però ogni anno è sempre più evidente questa cosa.
E già, lo hanno già detto, scritto e infograficizzato tutti e tutte e non staremo qui a ripeterci. Però, quello su cui ci tocca insistere è rimarcare quanto i social media influiscano sulle cose e le persone del mondo e dell’universo e dei laghi e luoghi vari, Sanremo compreso.
La comunicazione digitale del Festival è chiaro sia degna di note d’encomio, pienamente consapevole della scaletta perfetta per bilanciare informazione, curiosità e partecipazione degli utenti anche al dietro le quinte.
Ma, come qui ci hanno mostrato (non solo) @marketing_espresso in corso d’opera, @cnc_media e @notjustanalytics nel post Festivàl e tanti altri (esempio interessante), tra i protagonisti e le protagoniste canori di questa 73esima edizione c’è chi ha visto schizzare in maniera esponenziale non solo il numero di follower (vanity metric su cui si è un po’ troppo banalmente insistito, a dir la verità), ma anche l’engagement rate, cosa più buona, giusta e importante.
Nuove rivelazioni, nuove rivoluzioni e anche risposte a domande fondamentali del tipo “Chi è Sethu”? Bene, ora molti tra noi lo sanno. E forse lo seguono, anche. E, magari, invece che con tono curioso, la domanda oggi vien posta con quello sorpreso che Cirilli utilizzava quando qualcuno manifestava ancora la sua beata ignoranza nei confronti della famosissima Tatiana (per i Millennial a cui, da dati e statistiche alla mano, pare proprio piaccia tanto rivangare il ricordo dei bei tempi andati dei decenni ’90 dello scorso secolo e primi dieci del nuovo millennio, e per la per la GenZ che può darsi ancora trascuri la conoscenza di una tra le “protagoniste” indiscusse del buon vecchio Zelig, ecco qui un suggerimento struggente per i primi e utile per i secondi).
PERCHÉ IL FANTASANREMO È IL FANTASANREMO
Irriverente. Divertente. Sorprendente. Incandescente. Travolgente e pure emozionante. Il giuoco del Fantasanremo è così. Oltre ad averci fatto prendere (e perdere) in simpatia vecchi e nuovi artisti, interessante tra tutte le cose FANTAsmagoriche di questo fenomeno è ed è stato l’acuto utilizzo dei tool Instagram: dai vecchi spezzoni ormai tormentoni televisivi (non solo relativi al Festival) utilizzati per i reel, alle storie dietro le quinte; dalle LIVE per sanare dubbi, incertezze e avanzare VAR, a tutto lo scibile contenutistico utile a spiegare a noi umili bramosi della gloria eterna tutto il bonus e tutto il malus del regolamento e del come si gioisca a veder vincere le proprie intuizioni (non a caso la colonna sonora l’hanno firmata gli Eugenio in Via Di Gioia. Coincidenze? Io non credo.). Quanti punti ha acquistato Sanremo con il Fantasanremo? Ovviamente +infinito, e voto diesci per Papalina & Co.
IL “GRAZIE AL CA… SO” DI @amadeusonoio
Può una buia live ripresa da una tasca fare più di TRECENTOKAPPA visualizzazioni in diretta? Si.
Può un account Instargram passare da 0 a 1 milione e 800 mila follouer in pochi giorni? Si.
Può un account Instagram ottenere l’agognata spunta blu in un batti baleno? Si.
Tutto questo può (ma no, a noi non può) succedere se l’account Instagram del conduttore sulla cresta dell’onda del Festivàl più seguito in quel momento (punte di share da paura quest’anno) si affaccia (e non più ci sbircia dentro solo attraverso un profilo di coppia) al mondo dei social media grazie al dito magico di Chiara Ferragni che, in Eurovisione, ne annuncia il debutto in società. E boom, via, non s’è capito più niente. Anche il nostro Gianni Morandi, da anni in featuring con sua moglie Anna per proporci contenuti sempre freschi e croccanti, non ha potuto nulla in confronto a questa trovata sì geniale ma che (da leggere tutto di un fiato quanto segue) per come è proseguita poi ha messo ancora una volta tutti i social media manager ed esperti della comunicazione digitale della galassia in un angolo – peggio di Baby in Dirty Dancing – perché evidentemente fregati dal cugggino (anzi, dal figlio) di turno seppur difesi a spada tratta da alcuni coraggiosi paladini della categoria che ci hanno tenuto e tengono a dare il giusto valore e merito a questa estenuante professione (qui & qui alcuni validissimi contributi alle riflessioni fatte e, tra i contenuti, qua alcuni meritevoli dello stemperarci un po’ l’animo perché un sorriso serio non guasta mai). Ecco, lo abbiamo detto. Oh!
CHIARA EFFE FASHION & ICONIC STYLE
Qui avevamo già esposto il perché, all’epoca, ‘sta cosa dei cambi d’abito tra arte e codice criptato da interpretare con riferimenti all’altro ci era piaciuta un sacco. Ecco perché, seppur portatrice di un messaggio diverso ma importantissimo, fondamentale e che deve assolutamente essere al centro dell’interesse e del dibattito collettivo, la strategia simile a cui abbiamo assistito quest’anno durante la prima e l’ultima serata di Festival (con tanto di caption e instantanea pubblicate su Instagram in contemporanea alla presentazione dell’outfit sul palco) ci è piaciuta, sì, in egual modo, però (eh già, c’è un però e anche un purtroppo, purtroppo) forse si poteva fare meglio. Tipo l’evitare il gossip egoriferibile tra prossimi congiunti, per esempio, che non ha reso giustizia al buon fine dando indebito valore alle brutte intenzioni (e con quel “Pensati libera” che ha assunto poi quasi il sapore della profezia, poi…).
MEME GENERATION
Siamo la generazione dei meme o siamo la generazione che ne genera di più, di meme? Ai post l’ardua sentenza. Il dato certo è solo uno: il risultato memorabile dato dallo stesso frame che, moltiplicato per l’acume di molti, riesce e rendersi immortale e virale specie quando accompagnato dalla battuta più frizzante sul train de vie.
The Jackal, Sapore di Male, Socialisti Gaudienti, ma anche Gerardo Bosso aka amarcordproduzioni, Commenti Memorabili, Spinoza, AQTR: i maestri e le maestre – anche tra gli e le utenti “semplici” – sono tanti e tante. Le risate, anche. E lo share tanto quanto lo sharing s’impennano.
Insomma: c’è chi guarda Sanremo e chi mente. C’è chi ce la mena con i perché no e chi mema. Noi, siamo sinceri: lo abbiamo guardato, commentato, cantato e anche giocato al Fantasanremo con la nostra lega Igers Italia Leggerissima. E chissà, forse stiamo pure pensando di scriverci un pezzo in più di storia (anzi, di stories) sopra perché qui di cose che non sono state riportare uffa quante ce ne sono altre. Ma stay tuned e continuate a seguirci, che non si sa mai.
E, nel frattempo: