Bruno Ravera // Iger della settimana

Bruno Ravera Iger della Settimana di IgersGenova per IgersItalia

Bruno Ravera Iger della Settimana di IgersGenova per IgersItaliaQuesta settimana è il turno di @igersgenova, che intervista @bruno_ravera per l’imperdibile rubrica di Instagramers Italia.

Iniziamo con le domande di rito: nome, cognome, età e nick.

Bruno Ravera, 38 anni ad agosto, @bruno_ravera.

Quando hai iniziato ad usare Instagram?

Sono prima di tutto web designer e poi fotografo e, sia per lavoro che per passione, cerco di precorrere i tempi in entrambi i campi. Seguo tutte le maggiori novità che riguardano internet anche indirettamente, e per necessità ne seguo lo sviluppo finché da moda diventano realtà: in quel momento mi ci avvicino con curiosità professionale. Lo uso quindi da poco, dal 2011, ma solo il 9 gennaio 2012, spinto dall’entusiasmo, ho sentito la necessità di condividere la prima foto. Ero a Roma alla mostra di uno dei miei fotografi contemporanei preferiti, Steve McCurry. Da quel momento in poi è stato difficile fermarsi. In realtà anche solo rallentare. 🙂

Eri già fotografo o avevi la passione per la fotografia, o tutto è nato grazie ad Instagram?

Faccio foto da quando ho memoria e ho iniziato proprio con la Polaroid. Instagram non è altro che la Polaroid moderna, non solo nell’icona: lo sviluppo istantaneo ora si chiama condivisione. Poi, passando dalle compatte (a pellicola) a quelle manuali, sono arrivato alle reflex e dal ’99 alle digitali.

Sono professionista da quasi 10 anni, ma grazie a Instagram è comunque nata una nuova visione.

Una mia cara amica al termine di un anno di master in fotografia mi parlò di questo guru dello stage conclusivo, che per vezzo e sfida stava facendo servizi di moda su commissione scattando con l’iPhone.

Il senso era “Ti dimostro che non è la macchina fotografica a fare il fotografo. Né il ritocco a fare la foto”.

Mi è piaciuto subito.

Scatti usando Instagram, o l’Iphone, o una tua macchina fotografica? E poi usi app per fare editing, quali?

Basta avere i soldi per comprarsi un’attrezzatura che consenta qualità elevate ed è sufficiente essere bravi con Photoshop o solo avere le App giuste per trasformare uno scatto qualunque, o peggio insignificante, in qualcosa di gradevole, se non fotograficamente almeno visivamente.

Quello che piace fare a me è provare a fare le foto con il telefono, non ritoccarle e vedere se riesco a comunicare quello che volevo o a far nascere sensazioni differenti in base ai diversi spettatori, usando i criteri della fotografia di una volta ma con i mezzi moderni.

Non dico di riuscirci, ma è quello che voglio fare quando uso Instagram ed è il motivo per cui lo ritengo una palestra geniale per la creatività e la tecnica pura. Provate a tagliare la foto solo con gli occhi, aumentarne il contrasto solo spostandovi rispetto alla luce e usare un filtro solo giocando con le ombre. Poi, prima di condividere lo scatto, pensate: “Sarebbe bello anche senza filtro?” Se sì, allora filtratelo e condividetelo pure. Con una manciata di foto di allenamento vedrete già la differenza.

Cosa scatti con Instagram? Hai soggetti o situazioni predilette ?

L’oggetto dei miei scatti è sempre l’essenza dei soggetti, spesso resa attraverso particolari.

Scatto quello che scatto solitamente quando non sono impegnato in servizi commissionati, quindi quello che mi piace: le scene di strada, le situazioni e ambientazioni inusuali e i soggetti, umani, animali e oggetti, nei loro ambienti e nelle loro funzioni. E poi la sperimentazione, dalla fotografia concettuale alle performances di varia natura. Oggi, ad esempio, sono nella levitazione, e l’idea è nata proprio grazie a uno spunto di IgersGenova di poche settimane fa.

Segnalaci 3 utenti che ti piacciono moltissimo e possibilmente motiva perché.

Questa ragazza brasiliana fa fotografie mozzafiato per la loro purezza e semplicità: @tatats.

@koci invece fa bianco e nero, una scelta particolare per Instagram, ed è un maestro delle luci e delle ombre.

@adrianomestroni usa Hipstamatic e posta fotografie che non hanno nulla da invidiare ai maestri mondiali della fotografia umanistica e di reportage.

Certo, più passa il tempo e crescono gli iscritti, più sono difficili da trovare, ma basta avere pazienza o sapere cercare: ci sono migliaia di bravissimi Igers e bravissimi fotografi la fuori, tutti da scoprire.

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