IgersItalia e La Rotta dei Fenici alla scoperta della Via Selinuntina

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Siamo stati in Sicilia alla scoperta della Via Selinuntina, un’antica arteria stradale costruita dai greci che collega Siracusa con Selinunte, lungo la costa meridionale dell’isola. Questo antico tracciato è percorribile grazie alla Statale 115 e oggi, La Rotta dei Fenici promuove questo itinerario con tour della Sicilia tra parchi archeologici, siti Unesco, città d’arte e aree di valore ambientale e paesaggistico unici. La Via Selinuntina inoltre è basata sul principio delle Smart Ways che, grazie alla Rotta dei Fenici e ad alcuni progetti europei, si stanno sviluppando in varie aree del Mediterraneo, seguendo le più innovative applicazioni e metodologie del settore. Per “Smart Way” si intende un percorso di eccellenza che funge da collettore di patrimoni, comunità e singoli servizi, sviluppando un’offerta di qualità territoriale, valorizzando gli standard di servizio delle aziende e dei territori coinvolti, sviluppando la cooperazione tra le diverse parti della filiera, promuovendo attività di servizio alla fruizione non ancora realizzati. Consente inoltre di identificare gli attrattori in termini di Turismo Sostenibile nei territori coinvolti e valorizzare l’esistente attraverso attività di networking e creazione di filiere di turismo integrato sostenibile. I principali stakeholder che vengono coinvolti dall’azione sono operatori turistici e culturali, enti locali, scuole professionali, associazioni, giovani, comunità locali, gestori di siti culturali e musei. 

Il viaggio rientrava nell’ambito di CROSSDEV, un progetto triennale co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il Programma ENI CBC MED (ENI CBC MED Programme). L’obiettivo di CROSSDEV è quello di contribuire allo sviluppo economico e sociale nel Mediterraneo rafforzando e potenziando il turismo sostenibile e mettendo in risalto i patrimoni e le risorse culturali e naturali comuni. In particolare, il progetto mira ad aumentare la competitività turistica e l’attrattività di destinazioni poco conosciute, aree rurali o depresse, proponendo esperienze di percorsi culturali in alcuni territori dei paesi partner.

In tre giorni abbiamo esplorato la parte occidentale della Via Selinuntina e in questa breve guida proveremo a raccontarvi i best of di questa strada millenaria. 

Tutte le nostre giornate sono iniziate e concluse a Case di Latomie, nella tenuta della famiglia Centonze, che oltre ad essere un agriturismo a 4 stelle vanta di una posizione strategica per spostarsi agevolmente nei segmenti occidentali della Via Selinuntina. Case di Latomie si trova a Castelvetrano ed è facilmente raggiungibile in auto dagli aeroporti di Trapani e di Palermo. Qui potrete rilassarvi di ritorno la sera assaporando piatti locali della tradizione, approfittare di un tuffo in piscina o fare una visita nell’uliveto con degustazione a seguito. L’olio prodotto qui è un’eccellenza mondiale unica, perchè gli ulivi centenari vengono nutriti dai minerali presenti nella roccia tufacea delle latomie (antiche cave) sulle quali si ergono. 

La prima giornata dedicata alla scoperta della Via Selinuntina è iniziata con una visita a Gibellina al Museo delle Trame Mediterranee che, proprio come suggerisce il nome, rappresenta un’interpretazione inedita e aperta della storia culturale del Mediterraneo. Il Direttore Enzo Fiammetta è stata una guida d’eccellenza e ci ha raccontato come il Museo rappresenta un inedito modello espositivo costituito da diversi linguaggi del mondo, dal Nord Africa al Medio Oriente, dalla Sicilia alla Spagna generando un equilibrio di coesistenza tra popoli e culture differenti. Il Museo delle Trame Mediterranee rappresenta la ricostruzione, di miscelazione culturale tra il Nord e il Sud del Mondo ed è stato concepito, fin dalla sua istituzione nel 1996, come un luogo di sperimentazione e incontro.

È curato e gestito dalla Fondazione Orestiadi e ha sede nel complesso del Baglio di Stefano, elemento architettonico di grande interesse artistico, ricostruito a seguito del sisma che nel 1968 colpì la Valle del Belìce, esempio delle tipiche masserie delle campagne trapanesi. 

La Via Selinuntina ci ha condotto in un borgo inserito tra i più belli d’Italia, chiamato Zabut, dal nome dell’antico castello così denominato dall’emiro Al Zabut ma che dal 1923 è ritornato a chiamarsi Sambuca di Sicilia. Fondato intorno all’830, Sambuca di Sicilia è di origini arabe ma nel corso dei secoli Normanni, Svevi, Aragonesi e Borboni hanno lasciato contaminazioni e arricchito di cultura questo borgo adagiato in cima a una collina.

Oggi la toponomastica di Sambuca di Sicilia è scritta anche in arabo e tra le cose da non perdere ci sono il Quartiere Saraceno e il sito archeologico di Monte Adranone; da vedere il museo archeologico allestito nel seicentesco Palazzo Panitteri, sede di un Centro di interpretazione dell’Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa La Rotta dei Fenici e sede di Iter Vitis, altro dell’Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. 

A poco meno di 30 chilometri da Sambuca di Sicilia, ma con una deviazione dal vero percorso della Via Selinuntina, nel pomeriggio della prima giornata del nostro tour, abbiamo deciso di fare una visita al Cretto di Burri. Un monumento alla memoria e alla ricostruzione, immenso e metafisico, costruito con le macerie cementificate di quella che fino al terremoto del 1968 era Gibellina, oggi chiamata Gibellina Vecchia. 

Con il piacere di guidare su strade poco trafficate e negli intervalli di colline e vallate verdi, ci siamo spostati più a Sud, a Santa Margherita del Belìce, paese del Gattopardo e dell’omonimo Parco museo letterario. Il museo ha sede nel Palazzo Filangeri-Cutò che con il suo lussureggiante giardino è la sede del Parco del Gattopardo, dove è possibile ripercorrere i luoghi e le memorie che hanno ispirato l’autore del celebre romanzo di cui è custodita copia autentica dell’originale manoscritto e del dattiloscritto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 

Il tramonto si è consumato lentamente nel mare, ce lo siamo goduti fino all’ultimo, dalla terrazza dell’Hotel Admeto di Marinella, sorseggiando un aperitivo. 

Dopo una colazione a base torte fatte in casa e frutta fresca il secondo giorno siamo arrivati di buon’ora nel posto in cui terminava la Via Selinuntina e da cui prende il nome la strada: il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Selinunte è un’altra delle grandi città mediterranee dell’antichità e il suo nome deriva dal selinon, il prezzemolo selvatico che cresceva presso la foce del fiume Modione. Il Parco Archeologico è intriso di storia, costruito dal VII secolo a.C. ed è ampio oltre 330 ettari, per questo motivo è tra i siti archeologici più grandi del Mediterraneo. Oltre ad immergersi nella bellezza della storia antica, dal parco è possibile scorgere un paesaggio unico con dei panorami mozzafiato. 

Abitata dai Greci e dai Cartaginesi fino alla definitiva evacuazione della sua popolazione durante la Prima Guerra Punica nel 250 a.C., e all’assorbimento del suo territorio nei domini romani.

Il pomeriggio ci siamo spostati a Castelvetrano, paese nel quale sono state trovate tracce di presenza umana risalenti al paleolitico, successivamente abitato dai Greci e dagli Arabi. È stata conquistata in seguito dai normanni e divenuta contea, prima di essere principato con l’investitura di Carlo D’Aragona Tagliavia nel 1564. Una cosa da non perdere è la Chiesa di San Domenico, chiamata anche la Cappella Sistina della Sicilia la cui edificazione è iniziata nel 1470. Questa Chiesa è ricca di storia e storie connesse da scoprire, a tal proposito abbiamo avuto una guida d’eccezione, il signor Ignazio che fa parte dell’Associazione che cura e divulga la cultura e le nozioni che riguardano il complesso. Da Facebook potete avere info su visite e prenotazioni, è un’esperienza che vi consigliamo! 

Poco distante da Castelvetrano, la Via Selinuntina conduce a Menfi, il cui il mare e i litorali da oltre 20 anni vengono insigniti della Bandiera Blu della FEEE (Foundation for Environmental Education in Europe) e della Bandiera Verde, riconoscimento di spiaggia adatta ai bambini scelta dai pediatri. Il terzo giorno è iniziato con una visita al Palazzo Pignatelli centro espositivo e culturale e sede di uno dei Centri di Interpretazione della Rotta dei Fenici, nonchè del Museo Del Mare.

Il Palazzo Pignatelli custodisce un relitto punico-romano rinvenuto nel vicino litorale di Porto Palo. Menfi è anche famosa per la produzione vinicola e per il 2023 è Città Italiana del Vino. Tra le tante cantine di Menfi degna di nota è sicuramente la Cantina Mandrarossa, dove è possibile non solo acquistare vino, ma anche vivere un’esperienza completa attraverso natura, degustazioni di vini e prodotti tipici del territorio.

Mandrarossa è stata l’esperienza con cui abbiamo terminato il nostro viaggio, non poteva esserci modo migliore. La degustazione di vini e piatti tipici, freschi e stagionali si è tenuta in una grande stanza con vetrate che affacciavano dall’alto verso la valle, dove il verde, le spiagge, il mare e il cielo si incontravano nella linea dell’orizzonte.

Siamo andati via, ognuno verso casa, verso gli aeroporti o con l’autostrada, con quella ricchezza e felicità che solo un viaggio e la scoperta di luoghi e persone straordinarie sono capaci di trasmettere. 

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