Il profilo personale di Instagram rappresenta la nostra identità digitale?

maschere

Voi mostrereste a qualcuno la vostra cronologia di Instagram?

In una recente intervista, la filosofa spagnola Margot Rot afferma che non mostrerebbe mai a nessuno la sua cronologia di Instagram, perché lì c’è tutta la sua anima, la sua psiche. Queste parole mi hanno ispirato la riflessione su come i social network facilitino la creazione, la modifica e l’eliminazione selettiva della nostra identità digitale. Insomma, nasciamo e moriamo virtualmente, anche a più riprese, per infiniti motivi, come se fossimo ogni volta una persona diversa.

Spesso staccarsi dal passato inizia con la cancellazione di certe pubblicazioni sul nostro profilo Instagram e, a volte, anche con sua la rimozione totale. Lo abbiamo visto fare anche da molte celebrities, tra cui Maluma, Justin Timberlake, Dua Lipa e Marc Anthony per esempio, tuttavia, con ogni probabilità, in questi casi si tratta più di una strategia di marketing per generare hype che altro. In altri casi, invece, la cancellazione di tutti i contenuti è stata dovuta a cause emotive o per aver raggiunto la saturazione nell’uso dei social.

Ovviamente Instagram non è l’unica piattaforma dove gli utenti manipolano la propria impronta biografica digitale. Oggi, difficilmente esiste una rappresentazione più vivida della fine di una relazione di quando vediamo sparire lentamente nel feed di whatsapp la foto di chi abbiamo amato, seppellita sotto una valanga di conversazioni insignificanti. Qualcuno opta per archiviare la chat, altri decidono di eliminarla completamente e poi c’è anche chi arriva a bloccare il numero che fino a poco tempo prima gli faceva battere il cuore.

Il profilo personale e l’archivio di Instagram sono la storia visuale della nostra evoluzione personale.

Chi usa attivamente Instagram da tanti anni ha la possibilità di viaggiare attraverso le epoche storiche della piattaforma e anche di se stesso. Se fino a 10 anni fa Instagram era il regno degli hashtag e delle foto più autentiche, con una app che permetteva quasi niente se non condividere ciò che ci rendeva felici e ci appassionava veramente, oggi i profili tendono ad essere oltremodo estetici, molto puliti, coerenti stilisticamente, anelando spesso a rappresentarsi in modo perfetto e del tutto irreale.

Mi è capitato di vedere profili di persone conosciute modificarsi costantemente, sia nelle foto pubblicate sia per quanto riguarda i contatti. Scagli la prima pietra chi non ha mai fatto pulizia tra i suoi follower di tanto in tanto: “Non fa più parte della mia vita, quindi elimino tutte le sue tracce”. Per molti intervistati, rimuovere i contatti con cui la relazione è finita o semplicemente si è spenta senza alcun motivo preciso, è motivo di oblio digitale… definitivo o per l’archivio.

Si diventa grandi anche su Instagram.

Infatti, si è riscontrata anche un’altra tendenza tra gli utenti, quella di cancellare o archiviare gran parte dei post pubblicati con il desiderio di proiettare un’immagine di se stessi più professionale, soprattutto se si arrivano a ritenere non più appropriati.

La generazione Z, invece, mostra un’attitudine diversa rispetto alle generazioni precedenti: predilige le pubblicazioni effimere a scapito dei post permanenti nel feed i quali, per molti profili, risultano completamente vuoti. Esistono virtualmente osservando gli altri senza esporsi troppo, una cautela che apre a molte altre riflessioni, in particolar modo quella sulla percezione della propria permanenza nel mondo digitale.

Tagged: