Introduzione alla fotografia HDR

Usare l'HDR

Usare l'HDRInauguriamo questa serie di articoli sull’elaborazione delle immagini in maniera provocatoria. Il termine HDR è infatti solito suscitare reazioni contrapposte fra gli appassionati di fotografia. Vorrei rassicurarvi: non sarà fatto uso di immagini irreali, oniriche o saturate all’eccesso, tipicamente associate a questa sigla.

HDR è un acronimo per la definizione inglese di High Dynamic Range; l’equivalente italiano di Ampia Gamma Dinamica. Fondamentalmente si tratta di un accorgimento tecnico per ovviare alle limitazioni dei sensori digitali rispetto all’occhio umano. Quest’ultimo infatti è in grado di percepire con continuità informazioni presenti nelle aree in ombra contemporaneamente a quelle più luminose. Il sensore di una macchina non può farlo.

In una bella giornata vi sarà capitato di fotografare panorami che giudicavate meravigliosi, e scoprire che le vostre foto avevano invece un cielo sbiadito o completamente bianco. Questo sarà successo perché probabilmente in fase di scatto avete scelto di esporre un soggetto al suolo. Oppure avrete ottenuto nelle vostre foto cielo e nuvole perfette, ma i soggetti in ombra sono apparsi completamente oscurati. La gamma dinamica di un sensore digitale è un po’ come una coperta corta, cercare di esporre per le luci produrrà aree in ombra più scure del normale, viceversa puntando sulle zone buie si otterranno le porzioni più luminose completamente bianche, bruciate.

La fotografia digitale permette di ovviare a queste limitazioni: il processo normalmente prevede l’esecuzione di una serie di scatti in rapida successione variando l’esposizione in maniera controllata al di sopra e al di sotto del valore dello scatto originale. In questo modo i fotogrammi sovraesposti cattureranno più luce e contribuiranno ai dettagli delle zone più scure. Al contrario, quelli sottoesposti andranno a catturare i dettagli delle zone più luminose.

Attraverso alcuni algoritmi, le singole immagini vengono ricomposte in modo da formarne una sola.

E` importante tener presente che si tratta di scatti successivi e non contemporanei; è necessario che il fotografo e la maggior parte dell’inquadratura non siano quindi vistosamente in movimento. Diversamente potreste trovarvi con gambe che spariscono o si moltiplicano, mezze persone o altri fenomeni simili. Non dimentichiamo che conoscere i dettagli di molte limitazioni ci consente di sfruttarle con creatività, trasformando un difetto in un elemento d’interesse. Come esercizio usate la fotocamera con l’HDR attivo mentre camminate e provate a fare qualche scatto alle scarpe della persona che vi precede.

Le fotocamere native dei dispositivi mobili permettono ormai di avere l’HDR di serie ma il salvataggio successivo in JPEG vanifica parte del processo. Per ogni pixel dell’immagine il software del dispositivo sceglie infatti di mantenere solo 1/3 dell’informazione acquisita dai 3 scatti. Non abbiamo nessun controllo su come ciò avvenga. Pertanto, non sempre le immagini prodotte con l’HDR nativo offrono un reale beneficio; in certi casi l’immagine finale può addirittura apparire più ricca di dettagli ma presentare un generale appiattimento delle tonalità.

Il primo passo per l’editing è partire da una buona immagine: l’HDR della fotocamera è sicuramente uno degli strumenti da conoscere e tenere fra la vostra attrezzatura base. Nei prossimi articoli proseguiremo approfondendo il tema, vedremo anche l’uso di applicazioni che manipolino le immagini in maniera simile partendo dal singolo scatto.

Nell’attesa potete condividere i vostri esperimenti su Instagram usando anche il tag #IgersItaliaEdit101 non mancheremo di controllare per rispondere ad eventuali domande o richieste di pareri.

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