Perché 60 secondi di video su Instagram sono meglio di 15?

Servizio a cura di Marco Usai (@gusions) e Morena Menegatti (@morenamenegatti)

Il 20 Giugno 2013 Instagram annunciò che a partire dal giorno stesso tutti gli utenti con app ufficiali su Android e iOS sarebbero stati capaci di registrare dei video da 15 secondi da pubblicare sul social. La novità, che raccolse parecchi pareri negativ,i segnò con decisione la nuova era di Instagram.

Dopo tre anni la funzionalità legata ai video non ha registrato alcun miglioramento sostanziale al di fuori dell’espansione di formato, che ha permesso ai vari utenti di registrare non solo video in formato quadrato ma anche landscape e portrait, come accade con le foto.

Nella giornata di ieri però è arrivato il grande annuncio da Instagram: prossimamente tutti gli utenti Android e iOS, tramite un aggiornamento dell’app ufficiale, saranno in grado di registrare e pubblicare video fino a una durata massima di 60 secondi. Addio quindi al limite, piuttosto restrittivo dei canonici 15 secondi. Su iOS a breve sarà anche possibile creare un video da più clip presenti sul rullino.

Un cambiamento significativo che mischia le carte in tavola e che mostra come Instagram punti forte sui video esattamente come accade su Facebook.

Perché 60 secondi di video sono meglio di 15?

Difficile oggi capire bene chi potrà beneficiare di questo cambiamento tra gli utenti. Probabilmente i più creativi, gli art director o coloro che già realizzano filmati per professione. Potrebbe essere una buona vetrina anche per chi sta lavorando sui video a 360 gradi e chi utilizza i droni. Come vi sembra?

Più chiaro il vantaggio per gli advertiser divenuti ‘magicamente’ elementi fondamentali per Instagram e ai quali l’azienda acquisita nel 2012 da Facebook sembra porre sempre più attenzione.

Questa estensione del formato era infatti una evoluzione “fisiologica” necessaria a Instagram: in questo modo i brand (che realizzano in larga maggioranza spot da 60″ per la TV) potranno semplicemente riutilizzare questi contenuti per Instagram senza tagliarli a 15″ con costi extra. Già dal 2002, infatti, il video, come strumento di comunicazione, ha trasformato le aziende in editori, capaci di produrre contenuti in alcuni casi di altissimo livello. Anche se va contro la regola per cui i contenuti dovrebbero essere prodotti per il canale di riferimento e non “adattati” allo stesso, in realtà questa chance è (almeno nel breve periodo) vincente sia per chi decide di fare pubblicità, sia per chi la ospita.

Ci sono poi gli editori “classici” e il mondo del giornalismo che con i video sicuramente acquisisce più audience, anche a scapito della qualità tecnica del filmato: la notizia deve arrivare in modo veloce, pazienza se con qualche sporcatura. Certo, qui servirebbe la possibilità di offrire ai propri follower il “live streaming”, ma magari è solo questione di tempo… tanto su Facebook Mark Zuckerberg sta già sperimentando questa opzione con discreto successo.

 

 

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