Viaggio a Dismaland con la fotografa @elisamoroph

Da amante della streetart, dei viaggi e dell’anticonformismo non potevo che notare l’evento dell’anno: l’allestimento di Dismaland, un’installazione artistica temporanea di Banksy realizzata in un lido abbandonato nella località turistica di Weston-super-Mare nel Somerset, in Inghilterra.

Il “parco divertimenti anti-Disneyland” è rimasto aperto solamente dal 21 agosto al 27 settembre 2015 e al termine delle 5 settimane è stato smantellato e trasferito a Calais, dove sarà trasformato in rifugio per i profughi per volere dello stesso artista.
Che sia una persona o un collettivo, questa volta Banksy ha dovuto per forza chiedere aiuto ad altri per l’allestimento del parco giochi che rappresenta una critica esplicita al sistema politico/economico ed alla società del benessere. Sono stati coinvolti 58 artisti internazionali e fin dall’ingresso si viene “accolti” da un personale piuttosto originale. Ogni dettaglio è curato per dare un messaggio, il tutto in stile ecosostenibile.

 

 

Ho seguito con curiosità le foto condivise su instagram con l’hashtag #dismaland, ma la mia attenzione si è soffermata sul reportage della giovane e talentuosa fotografa Elisa Moro (@elisamoroph). Abbiamo deciso di intervistarla e lei ha accettato di raccontare la sua esperienza!

 

 

Come mai hai deciso di visitare il parco? Sei appassionata di Banksy?

Ho deciso di visitare il parco per pura curiosità. Dalle foto e dagli articoli internet la cosa mi aveva incuriosito troppo per non farci un salto di persona. Banksy mi piace, sono una fan moderata delle sue opere.

Abbiamo letto in rete che già in fase di prenotazione online del biglietto d’ingresso qualcuno ha avuto delle difficoltà… com’è stata la tua esperienza? Cosa hai pensato una volta uscita?

Prendere i biglietti è stata una guerra, purtroppo da me persa. Più volte il sito mi ha illuso di averli presi, ma in fase di pagamento mi rimandava alla home del sito con la bocca asciutta. Ho passato quasi un giorno intero a cercare di prenderli senza riuscirci, infatti sono riuscita a prenderli alla cassa del parco dopo 4 ore di fila. Posso però dire che tutte le ore di fila sono valse la pena. Il parco è piccolo ma ben allestito e una volta fuori dal parco l’unica cosa che puoi pensare è che Banksy sia un genio.

Si dice che Banksy non sia una persona sola, ma un collettivo di artisti. Hai trovato qualche indizio lassù?

Nessun indizio certo, ma ogni tanto vedevo della gente strana e dicevo “Dai, è per forza Banksy in incognito”. Penso sia una persona sola in realtà, o almeno così speculava la gente in fila dietro di me.

Com’era il pubblico che ha visitato il parco assieme a voi? C’erano anche bambini?

Il pubblico era vario e comprendeva ogni genere di età. Specialmente gente over 55/60. Sembra assurdo, ma era pieno di anziani che avrebbero potuto essere i miei nonni. Poi c’erano coppie sposate con figli anche nel passeggino e in proporzione pochi veri giovani. Ovvero pochi 20enni per dire. In fila dietro di me c’era una signora che cuciva a maglia per esempio e avrà avuto sulla sessantina se non di più. Non ho assistito a reazioni particolari, penso i visitatori si fossero preparati prima a quello che avrebbero visto.

 

 

Il parco presentava opere di 58 artisti, quali sono quelle che ti hanno colpito di più? C’era anche un’opera del celeberrimo Damien Hirst, che impressione ti ha fatto?

Sicuramente tra le preferite metto “Cinderella’s castle”, dove all’interno veniva rappresentata una versione fiabesca e spietata della morte della Principessa Diana. Oppure la panchina con seduta sopra una signora attaccata dai gabbiani… È difficile scegliere l’opera migliore.

L’opera di Damien Hirst aveva uno spazio niente male all’interno del museo. Un enorme pallone pieno d’aria volteggiava sopra a lame appuntite di coltelli da cucina. Opera sicuramente d’effetto, ma per gusto personale a mio parere altre opere meritavano di più.

Ora qualche domanda d’obbligo visto che sei fotografa! Con cosa hai scattato le foto fatte a Dismaland e, più in generale, come utilizzi instagram?

Ero partita con la Fujifilm x100, ma dopo 2 scatti in mezzo alla folla ho deciso di metterla via e di scattare solo con l’iPhone 6. Dunque tutte le foto sono state fatte con il telefonino.

Utilizzo instagram quasi come un diario, che non aggiorno tutti i giorni però. Principalmente lo uso come “vetrina di viaggio” inserendoci scatti per l’appunto fatti in viaggio e ogni tanto pubblico qualche scatto di backstage realizzato sul set. Poi in base a come mi sveglio, certe volte apro instagram e inizio a cancellare foto che dal giorno alla notte non mi piacciono più.

Grazie Elisa!

Per chi volesse saperne di più Elisa ha scritto un racconto spassosissimo dell’avventura a Dismaland sul suo blog!

 

 

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